Corriere Fiorentino

CAPITAN HOOK RITORNO AGLI OTTANTA

Stasera il concerto del grande bassista inglese, fondatore dei Joy Division e New Order «Ci giudicavan­o come una band cupa, ma non credo che fossimo così Firenze? È la patria italiana della new wave, con una scena musicale sempre attenta»

- Edoardo Semmola

Se non fosse uno dei più grandi protagonis­ti del rock degli anni Ottanta, uno dei fari della new wave e del punk, bassista di culto, Peter Hook sarebbe un perfetto prototipo vivente di Dr Jekyll e Mr. Hyde. Già dal nome: in parte Peter (Pan) e in parte Capitan Uncino (Hook). Un esponente di spicco della cultura «dark» che però vede «un mondo più luminoso e meno tenebroso di quanto lo si dipinga». Tanto da definirsi «un ottimista». Era «un ragazzo angosciato» quando si immergeva negli eccessi, in tutti i sensi, degli anni Ottanta. E si trasformat­o in un uomo di 61 anni «sobrio da oltre un decennio e molto più allegro». Ian Curtis ci ha lasciato nel 1980. Adesso è lui a tenere alta la bandiera dei Joy Division, una delle più importanti rock band del panorama inglese e mondiale di sempre. Stasera è in concerto al Teatro Romano di Fiesole (ore 21.30) con la sua formazione The Lights e il progetto Substance dal titolo della raccolta di singoli della vecchia band. Con dentro anche molto del repertorio dei New Order, gruppo nato dalle ceneri dei Joy Division. «Firenze è la patria italiana della new wave – ci racconta Peter Hook – e ha sempre avuto una scena musicale molto attenta e sensibile. Ne continuo ad avere le prove ogni volta che suoniamo qui: vedo folle entusiaste, grande attaccamen­to. Credo che il motivo sia da trovare nella tradiziona­le vocazione di città d’arte, che porta ad aprire la mente a tante diverse influenze», concetto che di quella rivoluzion­e culturale incarna il senso più profondo. «Ho chiesto al poeta John Cooper Clarke se persone come noi avrebbero potuto fare qualcosa di diverso della loro vita, come trovarsi a un lavoro normale. Mi ha risposto: “del tutto impossibil­e””. Ecco cosa vuol dire essere ed essere stato un artista punk, secondo Peter Hook. «Dici punk e subito la gente pensa ad artisti aggressivi e divisivi. Perché cercavamo di rovesciare un modo di pensare, ma al di là di quello era un modo di porsi libero, era autodeterm­inazione, significav­a prendersi dei rischi. Ci giudicavan­o come una band cupa, dai contorni oscuri, ma non credo che fossimo davvero così» prosegue, guardando indietro a quella stagione. «Non facevamo politica». anche se, ricorda, «in molti lo hanno pensato».

Invecchian­do, spiega, «cominci a spazzare via l’angoscia e le insicurezz­e della gioventù e guardi a te stesso e al tuo personaggi­o in modo diverso». In

questo senso Peter Hook sembra distinguer­si da molti altri grandi della stagione postpunk: «Si può essere punk anche oggi, sia pur con una diversa sensibilit­à, continuand­o a esprimersi liberament­e al di là di ciò che gli altri vorrebbero da te». In questo senso si è aperto al cambiament­o e ha cercato di lasciare un’eredità che non fosse la prosecuzio­ne della sua musica. Ma una «evoluzione». E l’ha trovata in suo figlio Jack Bates: «È un bassista fantastico, ovviamente ha i miei geni – scherza - Ha suonato sette anni con me nei The Light e ora è diventato un musicista tremendame­nte dotato. È andato in tour con gli Smashing Pumpkins e sarà sicurament­e il mio erede musicale».

 ??  ?? Lui & The Light Nell’ambito della settantesi­ma edizione dell’Estate Fiesolana, stasera (ore 21.30) al Teatro Romano concerto di Peter Hook and The Light. In programma le due storiche compilatio­n intitolate «Substance» contenenti il meglio del...
Lui & The Light Nell’ambito della settantesi­ma edizione dell’Estate Fiesolana, stasera (ore 21.30) al Teatro Romano concerto di Peter Hook and The Light. In programma le due storiche compilatio­n intitolate «Substance» contenenti il meglio del...
 ??  ?? Gallery Dall’alto: i Joy Division, Peter Hook and The Light durante un concerto e l’artista con il figlio Jack Bates che considera il suo erede musicale
Gallery Dall’alto: i Joy Division, Peter Hook and The Light durante un concerto e l’artista con il figlio Jack Bates che considera il suo erede musicale
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