IL CORAGGIO CHIESTO DAL PAPA
La «questione migranti» è un elemento ricorrente e dominante nella vita delle città e delle comunità locali, lo si è visto anche in Toscana, dove le vittorie della destra hanno avuto la cifra di un netto rifiuto di ogni ulteriore accoglienza.
Lo si è colto nella parole recenti del sindaco di Firenze, che lamenta come la città non sia più disponibile a ulteriori sforzi, e nella battuta del segretario del Pd che sembra sposare la linea dello «aiutarli a casa loro». La questione migranti è il nervo scoperto di un’opinione pubblica attraversata da timori crescenti e orfana di qualsiasi orientamento che indichi una via da seguire. Il netto rifiuto di ogni forma di accoglienza e il semplicistico liquidare la questione ipotizzando non meglio definiti aiuti da portare ai paesi di provenienza denunciano l’assenza di qualsiasi comprensione della portata di quello che l’Europa si trova ad affrontare. I milioni che premono alle nostre frontiere in cerca di dignità sono dipinti come un problema di ordine pubblico: una semplificazione che non porta soluzioni efficaci. È la logica dell’emergenza, che hanno sposato tutte le forze politiche in Italia e in Europa. Un approccio figlio di un’attenzione tesa ai sondaggi e non su un discorso pubblico condiviso con i cittadini che richiede tempo, intelligenza, cultura. Eppure non mancano i segni di possibili sguardi «presbiti», capaci di guardare lontano. Il 21 dicembre i vescovi toscani hanno steso un documento prezioso, nel quale non si limitavano a farsi eco delle parole del Papa ma si proponeva un metodo di accoglienza, quello della prossimità, che è radicato nella identità cristiana ma che esalta il tratto più nobile della natura umana: la cura dell’altro. Rivolgendosi alle proprie chiese e alle istituzioni, i vescovi proponevano forme di accoglienza per piccoli gruppi, capaci di meglio integrare i migranti perché capaci di creare una prossimità con le esigenze e le storie delle persone. Provare a percorrere questa strada non è certo semplice. Richiede di valorizzare un tratto caratteristico del territorio toscano: le sue tante piccole e diffuse realtà sociali, civili e religiose. E richiede, soprattutto, il coraggio politico di chi guarda al consenso edificato sulla ragionevolezza invece che sulla paura. Un coraggio che oggi sembra mancare e che tuttavia è il solo antidoto per evitare che le nostre città siano travolte da un fatto epocale che cambierà il volto dell’Europa, con o senza il nostro impegno.
Attenti ai sondaggi Tutte le forze politiche hanno sposato la logica dell’emergenza, ma ciò non porterà soluzioni efficaci