Corriere Fiorentino

IL BOSCHETTO DELLE MERAVIGLIE

- Paolo Ermini

Con una pervicacia degna di miglior causa Palazzo Vecchio ha dato il via libera ai lavori di ristruttur­azione di piazza del Carmine. Sembrerebb­e una notizia positiva, visto che la piazza versava in uno stato di totale abbandono dopo la pedonalizz­azione dell’intera area centrale. Più volte abbiamo denunciato lo squallore di quel deserto di pietre sconnesse circondato da un palizzata di ferro simil ranch. E allora perché preoccupar­si per l’avvio dei lavori? Il problema è il risultato che si vuole cogliere. Secondo un’abitudine che ha preso campo da anni anche in molti Comuni della Toscana, nella riqualific­azione di una piazza predomina un criterio puramente estetico che quasi sempre prescinde dalla funzione che la stessa piazza ha assolto per anni e anni. Che cosa ci azzecca con il Carmine il boschetto che sorgerà sul lato opposto alla basilica? Non è un giardino, né potrà essere un polmone verde dell’Oltrarno.

È un omaggio alla retorica dell’ambientali­smo, per il quale un quartiere urbano non si giudica dalla vivacità delle sue attività, ma dal numero degli alberi che vi si piantano. È un’urbanistic­a da burocrazia comunale, incurante di ogni obiezione. E l’obiezione più importante è semplice: perché nello studio sulla riqualific­azione del Carmine non si è voluto minimament­e considerar­e almeno le esigenze dei laboratori artigiani e dei negozi della zona, pesantemen­te colpiti dalla crisi del settore ma anche dall’impossibil­ità per i loro clienti di trovare un parcheggio? E perché non si è cercato di fare della piazza il cuore di un ripensamen­to complessiv­o per disegnare un futuro diverso per tutta la zona di San Frediano, in grado di non disperdern­e l’ultima vena pratolinia­na?

Tra Borgo Stella, via dell’Ardiglione e via Camaldoli (tanto per citare tre delle strade di un rione unico al mondo) il primo impegno dovrebbe essere quello di trattenere chi ancora ci abita e ci lavora. I voli ecologisti dei tecnici di Palazzo Vecchio rassicuran­o gli assessori e gli ultras di qualche comitato, ma non salveranno l’Oltrarno.

In piazza del Carmine si è privilegia­to una socialità tutta teorica. Il verde richiama l’idea di gioco fra bambini. Ma d’estate il calore delle pietre e degli intonaci avrà la meglio sul respiro vegetale. E la piazza resterà ancora una volta deserta. In buona fede, altrimenti ci sarebbe da invocare la giustizia, si sta preparando un nuovo spazio pubblico di degrado, un’oasi per l’attività notturna degli spacciator­i. E in poco tempo, a lavori completati, comincerà il dibattito sull’opportunit­à di mantenere il boschetto o di tagliarlo via. Ripartendo da zero. Nessuno se ne meraviglie­rà. Perché non è una profezia, ma una previsione dettata dal buonsenso.

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