Il doppio tradimento dell’evaso modello
Nel carcere di Volterra dopo la fuga dell’ergastolano. «Si era diplomato qui, ci fidavamo»
Sarebbe dovuto rientrare in carcere il 4 luglio, dopo un permesso premio, invece Ismail Kammoun, tunisino condannato all’ergastolo per omicidio ma oggi detenuto irreprensibile, è svanito nel nulla e adesso è ricercato in tutta Italia. A Volterra, nel carcere «modello» dove i detenuti studiano e lavorano, nessuno si spiega perché: il mancato rientro è vissuto come un piccolo, grande tradimento.
Le guardie Comportamento irreprensibile tra lavoro in sartoria, facchinaggio e la maturità da geometra: «Era pronto a reintegrarsi»
Nessuno sa immaginare cosa sia scattato nella mente di Ismail Kammoun, nel 2002 condannato all’ergastolo per l’omicidio di mafia dell’ex poliziotto Serafino Ogliastro e detenuto modello fino alla sera del 24 giugno. Dal giorno dopo avrebbe iniziato un permesso premio di dieci giorni, due da trascorrere a Volterra e gli altri a Livorno. Ma di lui si è persa ogni traccia e dal 4 luglio, giorno fissato per il rientro in carcere, è ufficialmente un ricercato.
È svanito nel nulla, senza che alla questura di Livorno ne avessero registrato la presenza. Sulla sua sorte si fanno le congetture più disparate. Se il mancato rientro fosse imputabile a un improvviso e imprevedibile bisogno di fuga, Kammoun avrebbe messo da parte ogni logica: ha scontato quasi 22 anni, gliene sarebbero bastati altri quattro — costellati da permessi premio per la condotta fin qui irreprensibile — per ottenere la libertà condizionale. Se invece il mancato rientro fosse involontario, si prospetterebbe un quadro completamente diverso. L’uomo, al momento, è ricercato in tutt’Italia e su, al Mastio, dove la re-integrazione sociale dei detenuti è molto più di una parola d’ordine, il mancato rientro è vissuto come un piccolo-grande tradimento. Proprio da Ismail Kammoun, 55 anni e tunisino d’origine, nessuno se lo sarebbe aspettato: fervente islamista ma lontano anni luce da ogni tentazione jihadista, rigoroso nella sua professione di fede e tuttavia per nulla incline al radicalismo religioso. Almeno così lo descrivono nella casa di reclusione dove le porte delle celle mai si chiudono e gli scambi con l’esterno sono prassi quotidiana. «Siamo in carcere, ma tutto è aperto», scrisse Alessio Gaggioli in un reportage per il Corriere Fiorentino, raccontando la prima esperienza al mondo in cui gli studenti studiano con i detenuti. «Era una persona affidabile, meritava la nostra fiducia», ricorda una guardia carceraria. Non beveva alcolici, non mangiava la carne di maiale. «Teneva un comportamento irreprensibile, non fanno testo le poche sanzioni disciplinari ricevute», commenta Pasquale Salemme, referente toscano del Sappe, sindacato delle guardie penitenziarie.
Un comportamento tanto irreprensibile da fargli meritare, negli ultimi tre anni e mezzo, un numero crescente di permessi-premio. Da parte sua, Ismail Kammoun ce l’aveva messa tutta. Lavorava in prospettiva della libertà condizionata, che sarebbe arrivata poco prima del compimento dei 60 anni: lavoro in sartoria, facchinaggio, ma soprattutto — nel 2011 — il diploma da geometra, con il quale sperava di reintegrarsi nella società. E allora, che è successo? «Sarebbe interessante chiederglielo — osserva Franco Corleone, garante dei diritti dei detenuti per la Toscana — L’ordinamento prevede un sistema premiale basato sulla reciproca utilità. Dopo tanti anni di buona condotta, Kammoun ha mandato in fumo tutto il vantaggio acquisito. Chissà cosa è scattato nella sua mente». Qualunque cosa sia avvenuta, l’ergastolano modello ora è ricercato su tutto il territorio nazionale: è difficile, anche se non impossibile, che sia riuscito a espatriare. «Il rapporto umano sta alla base del nostro lavoro — dice la guardia carceraria — e ogni giorno cerchiamo di capire cosa passi nella testa delle persone. E poi di Ismail ci fidavamo, per anni e anni siamo stati a contatto di gomito. Quando succedono queste cose, viene tradita la nostra fiducia: mai manderemmo una persona fuori se non fossimo convinti che è pronta a rientrare».
Nonostante la fuga, il carcere di Volterra procede dritto per la sua strada. Gli studenti continueranno a passare sotto al metal-detector prima di andare a lezione, staranno seduti al fianco degli altri detenuti. Ismail Kammoun, che aveva superato a pieni voti l’esame di maturità e quello di affidabilità, se sarà riacciuffato potrà spiegare quel temporaneo annebbiamento della ragione che l’ha indotto a polverizzare la nuova reputazione che si era costruito.