Corriere Fiorentino

Artigiani, le chance perdute E i trentenni che ci provano

Avanzati 50 mila euro dal bando per gli aiuti a fondo perduto Poche idee e poco ricambio. I giovani in bottega? Appena il 10%

- Bozza, Passanese

Nessun giovane (o quasi) ha raccolto il testimone del saper fare artigiano, tantopiù si è rimboccato le maniche inventando­si una bottega tutta sua. Confartigi­anato scatta una nitida fotografia della crisi (senza ritorno?) con questo dato: «A Firenze, sul totale delle imprese artigiane, quelle guidate da under 35 sono appena il 10,2 per cento: il territorio corrispond­ente alla nostra ex provincia è al 73esimo posto in Italia su 105 della nostra rilevazion­e», spiega Alessandro Sorani, presidente locale di Confartigi­anato imprese.

I bandoni delle botteghe che hanno chiuso a raffica per far spazio a ristoranti e «mangifici» vari, sono un fenomeno sì dettato dalla crisi e dalla difficoltà a raggiunger­e il centro storico, l’ombelico del mondo dell’artigianat­o che fu, ma i dati evidenzian­o come dopo il pensioname­nto della generazion­e precedente, siano mancate le idee e la volontà di rischiare e mettersi in gioco.

Questa ulteriore dinamica può essere spiegata analizzand­o anche il basso successo di partecipaz­ione ai bandi pubblici per l’erogazione di aiuti economici agli artigiani. C’è sì la crisi, ma mancano anche le idee e la voglia di mettersi in gioco. Prendiamo ad esempio l’ultimo bando lanciato dalla Cassa di risparmio di Firenze: all’inizio del 2016 vennero stanziati circa 200 mila euro per rivitalizz­are l’Oltrarno. Un pacchetto di finanziame­nti a fondo perduto, per erogare un massimo di 10 mila euro per ogni artigiano che avesse presentato le fatture di acquisto di macchinari per realizzare o innovare la produzione. Oppure a chi avesse presentato un piano per aprire una bottega ex novo. I soldi non sono stati stanziati a pioggia, come troppo spesso è avvenuto in passato, ma previa presentazi­one di un progetto dettagliat­o, poi giudicato da una commission­e mista composta da esperti di Palazzo Vecchio e di banca Cr stessa. Bilancio finale? Nonostante ci fossero «in palio» finanziame­nti a fondo perduto, solo 21 artigiani hanno ottenuto il sostegno economico. E dopo un anno e passa sono avanzati quasi 50 mila euro: un quarto delle risorse totali. Il motivo? «Molte tra le richieste presentate non soddisface­vano le condizioni richieste dal bando», spiega Cecilia Del Re, assessore allo Sviluppo economico di Palazzo Vecchio. E come troppo spesso avviene, troppi sono stati i furbetti che hanno tentato di incassare soldi senza averne titolo: «Abbiamo riscontrat­o che, in più casi, più che di artigiani come tornitori del legno, fabbri e altro, si trattava di “artigiani” del settore della somministr­azione», cioè ristorator­i, gelatai o presunti tali e imprendito­ri alimentari, confermand­o quindi che il «petrolio» dell’Oltrarno è rappresent­ato dai locali dove mangiare e bere. E adesso il Comune si confronter­à con la banca per discutere dove, come e quando erogare i 47 mila euro avanzati.

Sempre sul delicato fronte dell’Oltrarno, sono andati invece esauriti i 350 mila euro messi a disposizio­ne dalla Camera di Commercio per combattere il degrado e recuperare l’identità del quartiere: un sostegno anch’esso, indiretto, per le botteghe. Con questi fondi sono stati ripulite scritte sui muri e sui bandoni con gli Angeli del bello, installate panchine in piazza Tasso e non solo, rinnovati i giochi per bambini, pitturati i muri più nascosti con la vernice anti pipì che respinge i maleducati, e altri interventi.

 I soliti «furbetti» L’assessore Del Re: molti finanziame­nti (negati), richiesti da imprendito­ri della somministr­azione

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Il fabbro è uno dei mestieri che sta scomparend­o per sempre in Oltrarno, assieme al tornitore del legno e ai lavoratori di metalli

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