Corriere Fiorentino

«Mercantia, è l’ora di cambiare»

Gigli, direttore artistico del Festival di Certaldo: vi racconto i miei 30 anni con gli artisti di strada

- (Antonio Passanese) Viola Centi

Tra i vicoli di pietra rossa passano frenetici i furgoni. Tecnici e operai lavorano come tante sarte, cuciono su Certaldo l’abito de «La grande festa» di Mercantia, la più bella, spumeggian­te, sul modello che lo «stilista», Alessandro Gigli, direttore artistico, ha disegnato per la trentesima volta. Il Festival apre i battenti domani sera, e già le prime istallazio­ni prendono posto nel borgo medievale, tra riflettori, fusti di birra e friggitric­i. «Queste luci sono troppe» sentenzia Gigli, prima ancora che siano montate e accese. Aveva 35 anni quando con Alessandro Spini, assessore alla cultura della città di Boccaccio nel 1988, idearono Mercantia. «Volevamo far riconoscer­e il teatro di strada come disciplina artistica, e ci siano riusciti, ora c’è una legge che riconosce gli artisti ‘a cappello’» dice orgoglioso. Ma ogni decennio è stato una curva a gomito che ha segnato la storia, nel bene e nel male, della kermesse. «Ogni volta era una piccola morte — dice provocator­iamente l’artista — Questa trentesima edizione, per me, è l’ultima festa, è la chiusura di un altro ciclo. Ho realizzato tutti gli obiettivi che mi ero prefissato, per me questa Mercantia è morta, di nuovo. Può solo rinascere». Il burattinai­o sembra voler tagliare i fili che per trent’anni hanno mosso attori, musicisti, ballerini, come marionette, sul borgo medievale. «Il Festival può camminare da solo. Farò le mie proposte, ma — rilancia — o cambia, o farà a meno di me». Tra aneddoti trasparenz­a nell’indagine, cura del linguaggio, chiarezza espositiva. Il 21 luglio a Palazzo Vecchio saranno proclamati i vincitori nelle categorie carta stampata, tv, web, giovani under 35. La giuria del premio sarà composta da Emilio Carelli, fondatore di Sky Tg24 ed ex direttore della testata, e da altri nomi d’eccezione: Paolo Mieli, Paolo Graldi, Mario Orfeo, Giovanna Lio, Giuseppe Benelli e Giovan Battista Varoli. A gennaio e numeri Gigli ripercorre la storia del festival, che è anche la sua. «Alla prima edizione, c’erano 10 compagnie, alla decima erano diventate 276. Accoglieva­mo gli artisti in casa, venivano con un rimborso spese, non li pagavamo. Loro si facevano un nome, noi anche. Creammo una rivista, Teatro da quattro soldi, e una Alessandro Gigli durante «Mercantia» in una foto di Massimo Tordini. La trentesima edizione da domani a domenica 2018, invece, sarà online il bando del premio Letizia Leviti Under 30 per giornalist­i non ancora assunti e che non hanno compiuto i 30 anni d’età. A decretare i vincitori, cinque giovani cronisti da tutta Italia. In palio, tre stage nella redazione di Sky. Nel 2018, anche un premio «alla carriera» per i giovani che sapranno raccontare la propria esperienza di cronisti. Yoshi Tomo nel 1991 (foto Agus) Parate di strada nel ‘94 (foto Agus) scuola aperta tutto l’anno. Chiunque avrebbe continuato su quella strada, ma per noi, era un ciclo chiuso. Eravamo arrivati a 12 mila persone in una sola sera. Invivibile. Prendemmo una decisione drastica: il biglietto d’ingresso e la selezione delle esibizioni, prendere il meglio». Di quel primo decennio torneranno a Certaldo Salvatore Gatto, cantore delle villanelle del ‘500, presente anche nell’ 88, tornerà Zazà, il primo funambolo della storia di Mercantia, che da 10 anni non si esibisce nel borgo. «Ci vollero tre anni per far esibire il primo giocoliere. Adesso ce ne sono anche troppi in giro. L’arte di strada si è moltiplica­ta, si era già moltiplica­ta nel ’98, e infatti decisi per provocazio­ne di eliminare la giocoleria».

Alla ventesima edizione, Mercantia si evolve di nuovo, prende una forma più intimista, cambia l’estetica: «Scrissi Il manifesto del quarto teatro, iniziò un mutamento». Così alla trentesima edizione, il pubblico si è abituato agli spettacoli per sette persone, ai «giardini segreti» dove si fa teatro faccia a faccia con lo spettatore, alle recite dalle finestre. «Mercantia era a misura di uomo, diversa completame­nte dalla socialità di oggi. Può andare avanti così altri 15 anni, ma io non ne ho voglia. È stato il festival precursore di tantissimi altri, è stato un movimento di artisti. L’arte di strada non ha più bisogno di me per essere riconosciu­ta come arte. Ho un’età, c’è stato un percorso, e ho la libertà di esserci o non esserci».

 Alla prima edizione c’erano solo dieci compagnie Adesso si chiude un altro ciclo, e questa kermesse può solo rinascere ancora Io ho realizzato tutti gli obiettivi Il futuro? Ho la libertà di esserci o di non esserci

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