«Il mio pop che riempie gli stadi»
Sabato a Firenze l’ultima data del tour estivo di Tiziano Ferro: «Terrorizzato dall’idea di fermarmi»
Palco ipertecnologico e lunghe pedane per arrivare al centro del campo e del pubblico, mille metri quadrati di schermi dove scorrono grafiche e video da film. E ancora, effetti luci spiazzanti fino ad arrivare all’acqua portata nello show attraverso una cascata che «irrompe» più volte nello spettacolo e che viene ripresa e riprodotta virtualmente anche sugli schermi. Sono solo alcune meraviglie dello show di sabato di Tiziano Ferro allo Stadio Franchi.
Sono ancora disponibili biglietti di Curva Fiesole e si possono acquistare in prevendita al Box Office
«Sono empatico di natura, un catalizzatore di energie, un aggregatore di persone». La sua musica arriva là «dove la politica, la religione, la scienza non bastano più, perché l’uomo ha bisogno anche di altro». E «lo faccio in maniera semplice, col pop». Ci tiene Tiziano Ferro a smontare le teorie che vogliono la musica pop come esclusivamente qualcosa di leggero, di svago: «Non va sottovalutata, come spesso accade, alla lunga è capace di migliorare l’uomo». Ferro sprizza energia, positività, sicurezza e forza. Sabato chiude il suo lungo tour a Firenze, Stadio Franchi, alle 21.30. Con le canzoni dell’ultimo lavoro Il mestiere della vita e ovviamente i vecchi successi da Rosso relativo a Sere nere, Incanto, Il conforto, E Raffaella è mia, Lento/Veloce, Xverso, Lo stadio e ovviamente Mi sono innamorato di te di Luigi Tenco. Sorride, nella sua sicurezza di artista consumato dopo 17 anni di carriera e dopo essere diventato una star tra i più celebrati nel panorama italiano, nel pensare che al Franchi lo attenderanno in 40 mila: «Arrivare a fare gli stadi come Vasco, Ligabue, Jovanotti, è stata una grande sorpresa per me. Pochi giorni fa mi sono trovato a pensare, dopo la terza data a San Siro, a quando vidi per la prima volta Vasco in quello stesso stadio 15 anni fa. Non mi ricordavo più – riflette – se all’epoca pensassi anch’io che un giorno avrei voluto o potuto fare altrettanto». Ha dovuto rimuginare a lungo prima di dire con certezza «che no, non ci ho mai pensato o creduto nemmeno per un minuto. Perché è un club di elite quello degli artisti che riempiono gli stadi ed è un club dove di pop ne vedi poco». È stata dunque una sorpresa ma soprattutto Tiziano Ferro in una delle serate del tour 2017 «la mia ultima scuola» in ordine di tempo. «Una lezione sorprendente, incredibile, che ho ricominciato a frequentare due stagioni fa a 35 anni suonati: è stato come ricominciare dall’inizio, e meno male, ne avevo proprio bisogno, un bel calcio nel didietro». Per molti una volta tornato in Italia Giannini ha cominciato a lavorare nel laboratorio di famiglia. Poi, un anno fa il grande salto, con un’azienda tutta sua, la Nico Giani che ha sede a Calenzano. Oggi è alla terza collezione, quella che gli ha consentito di vincere l’ambito premio Vogue, che punta a scovare i nuovi talenti del made in Italy: «Il brand Nico Giani è stato scelto per la trasversale ricerca tra arte e interior design artisti il tour negli stadi è un punto di arrivo. Per lui no: «Ne aspetto altri. Magari meno stupefacenti ma spero altrettanto importanti. Perché l’idea di fermarmi, di non avere un continuo processo evolutivo, di sentirmi giusto, arrivato, mi terrorizza». Ecco che Il mestiere racchiusa in un progetto rigoroso e funzionale» sono le motivazioni ufficiali della giuria. Lui, Niccolò, racconta le sue borse come un’evoluzione rispetto alla tradizionale pelletteria fiorentina: «Sto cercando un approccio nuovo, nuovi legami, prendo ispirazione da elementi di design, dall’arte. In sostanza, cerco di creare qualcosa che non sia la solita vecchia pelletteria». della vita non è più solo il titolo del disco, è proprio un manifesto di stile: «Sono ottimista, positivo, sempre sorridente. Ma ho anche paura di non riuscire ad ascoltare le esigenze della mia coscienza». Ecco che esiste «un dark side of Tiziano che non vedete, che
Credo in Dio e prego per chi è tanto ottuso ed estremista da puntare il dito contro di me, perché persone tanto rabbiose sono così perché infelici
si manifesta a tour finito – racconta – è la mia parte che si chiude nel suo intimo, isolata, da misantropo, che curo e tengo a bada proprio grazie alle canzoni». Senza le canzoni probabilmente non avrebbe mai trovato quel «canale di sfogo che impedisce a ciò che mi terrorizza di prendere il sopravvento e diventare qualcosa di peggiore, di diventare malattia, una parte necessaria e ugualmente creativa».
Oltre la musica, l’altra sua ancora di salvezza è la religione. «Credo in Dio e prego per chi è tanto ottuso ed estremista da puntare il dito contro di me, perché persone tanto rabbiose sono così perché infelici» dice pensando a quanti avrebbero voluto estrometterlo da Sanremo perché si era fatto testimonial per i diritti delle coppie omosessuali. E per aver lui stesso dichiarato di voler diventare padre con la maternità surrogata negli Stati Uniti. «Fede e spiritualità non sono legate alla religione – sostiene – Io sono religioso, ma l’interpretazione soggettiva, l’estremismo fanatico, lo lascio ad altri. Rispetto l’opinione di tutti, vivo la vita secondo principi religiosi e questi principi mi hanno insegnato a essere un uomo misericordioso, comprensivo, aperto, votato all’amore e all’aiuto verso gli altri». Tutto il resto «sono perversioni e male interpretazioni che ognuno usa a vantaggio suo».
Gli organizzatori del concerto invitano il pubblico a utilizzare il treno per raggiungere lo stadio. Ne sono stati organizzati alcuni speciali e alle porte della città sono attivi due parcheggi scambiatori, oltre a bus, navette, e info in tempo reale sulla viabilità.