Gino, ovvero «Parigi 36»: da un ring all’auto bianca
Tassista da trent’anni, un passato da pugile dilettante e da addetto a una pompa di benzina. «Un generoso», tutti i colleghi e i conoscenti del suo rione, San Niccolò, lo definiscono così. Un tipo che si appassiona a tutto ciò che fa, tanto da raccogliere instancabilmente tappi di bottiglie per trasformarli in una carrozzella per disabili.
«Tira avanti Gino, ti aspettiamo». È il post su Facebook per Gino Ghirelli, il tassista che da ieri lotta tra la vita e la morte nel reparto di terapia intensiva di Careggi. A firmarlo sono colleghi e amici di sempre che contano di rivederlo al più presto al volante della vettura Parigi 36. «È un uomo dal cuore generoso ma anche capace di infiammarsi in una discussione: Gino è fatto così», ha la voce rotta dall’emozione Luca Tani, presidente della Coop 4390. «Ha sempre affrontato la vita a muso duro e conosce bene il suo mestiere — prosegue — è uno dei soci più anziani: da trent’anni accompagna i clienti in ogni quartiere della città, soprattutto di notte. Si è trovato faccia a faccia anche con furfanti e lui non ha mai avuto paura». Con un passato da pugile dilettante e poi da buttafuori sapeva bene come trattare i malintenzionati. «In passato ha lavorato in un distributore di benzina e anche quel lavoro, ripete Gino, gli è stato utile per capire la psicologia umana — aggiunge Tani — per lui è normale ricevere una testata al sopracciglio, come è avvenuto la notte scorsa, ed è altrettanto normale tornare a casa come se nulla fosse. Infatti l’altra notte non ha chiesto aiuto a polizia e carabinieri ma ha chiamato la centrale per mettere in guardia i colleghi dalla coppia di giovani rapinatori». Ma Gino è anche il «brontolone dal cuore d’oro». È lui a organizzare la raccolta dei tappi di plastica per donare le carrozzelle ai bambini disabili. È sempre lui, durante la nevicata del dicembre 2010 a trasportare gratis signore e anziani in difficoltà. «Non lo fermò nemmeno l’acquazzone che colpì Firenze nell’estate del 2015 — aggiunge Tani — quando attraversò la città per soccorrere alcuni colleghi in difficoltà». È un uomo vecchio stampo. «”Tirare avanti” — conclude Tani — è il motto della sua vita. Ma col tempo è diventata anche la frase con la quale bacchetta i colleghi dormiglioni in fila alla stazione o all’aeroporto.
E ora lo salutiamo così sui social network con la speranza di riabbracciarlo presto». Contano di vederlo presto anche nel quartiere di San Niccolò, dove abita con la moglie. Lui di poche parole, lei più solare, entrambi presenti nella vita di quartiere. Tutte le mattine lo aspettano al circolo Arci, dove sorseggia il caffè con la moglie, al termine del turno di notte. «Due caffè macchiati con latte freddo — precisa Pina la volontaria che gestisce il bar — è il rito quotidiano per quella coppia che nonostante l’età si guarda ancora con grande tenerezza».