Fuoco tra le case: «Noi sotto attacco»
Brucia la collina del paese: evacuazioni, turisti in fuga. Quattro inneschi, la pista del piromane
CASTIGLIONE DELLA PESCAIA Gli scheletri bruciati delle poltroncine sono accartocciati in mezzo alla terrazza a picco sul mare di una villetta proprio sulla punta del Poggio alle Trincee, dove via Monte Rosa incontra la strada Panoramica. Il campanello, quasi liquefatto, aggrappato al cancello annerito. L’incendio che ieri ha fatto vivere l’ennesima giornata di paura a Castiglione della Pescaia, e alla Maremma tutta, stavolta è arrivato davvero vicino. Ha lambito le case, incendiato arredi da giardino, fatto scappare abitanti e turisti nel panico. Ha mandato in fumo la collina che sovrasta Castiglione, tra il castello e il mare, per quasi 9 ettari. Il poggio incantato è ridotto a una distesa annerita di cenere su cui per tutto il pomeriggio, anche quando le fiamme sono domate, gli elicotteri continuano a scaricare un volume impressionante d’acqua.
Le fiamme sono partite poco dopo mezzogiorno. Quattro (sembra) i punti di innesco, mentre un altro focolaio poco più a nord, a Casa Mora — dove una settimana fa erano bruciati 160 ettari di macchia — è stato subito domato. Complici la siccità e il forte vento di maestrale, il fuoco è divampato in un batter d’occhio. «Abbiamo visto una colonna di fumo bianco e dopo un attimo le fiamme erano già alte», racconta chi era sulla spiaggia anche a chilometri di distanza. La cenere è arrivata fino al lato opposto del paese, oltre il porto; l’aria insopportabile, l’odore di bruciato si sentiva ancora a tarda sera. Il dispositivo di sicurezza è scattato, immediato: 18 mezzi, 10 squadre dei vigili del fuoco — di Grosseto, ma con rinforzi da Pisa, Siena e Livorno; alcuni uomini hanno avuto bisogno di essere trattati con l’ossigeno per il troppo fumo — oltre a quattro elicotteri e un Canadair. Poi i volontari dell’antincendio, carabinieri, carabinieri forestali, polizia, vigili urbani: un esercito sul campo per ore. Perché se è vero che le fiamme vive poco dopo le 15 erano domate, le operazioni di bonifica sono andate avanti a lungo. «È troppo secco, l’acqua si asciuga subito e il vento fa paura», confessa un vigile del fuoco, la faccia annerita e sudata mentre scruta il fumo che ancora sale dalla collina.
«A questi ragazzi, ai vigili del fuoco, dovrebbero fargli un monumento», afferma Cristina, lo sguardo sconsolato, il rumore incessante degli elicotteri sulla testa «che sembra di essere in guerra». È una dei residenti «veri» di Castiglione, quelli che ci vivono tutto l’anno, e dalla sua casa in via Sauro ha visto il fuoco incombere, avvicinarsi dall’alto. «La Panoramica l’ho fatta che non era nemmeno mezzogiorno — racconta — mi guardavo intorno, pensavo: con questo vento, meno male che il piromane non si è presentato”». Lo chiamano così, in paese: il piromane. Oppure «quel matto», il «delinquente». Hanno imparato, in un certo senso, le sue abitudini. L’orario è sempre lo stesso, la tarda mattinata; le giornate sono quelle col vento a favore, il maestrale che soffia forte e viene dal mare. Ieri era «perfetto».
«Appena entrata in casa ho sentito puzzo di bruciato — continua Cristina — mi sono affacciata e ho visto la cenere in terrazza, le fiamme sulla collina. Tutti stavano scappando in strada, urlavano, andavano a spostare le macchine dal parcheggio. Ho preso le tartarughe, i miei cani e con mia mamma e mio marito siamo usciti. Mi è presa una crisi di pianto: già pensavo a casa mia completamente bruciata. Questo è un malato, lo devono prendere».
A Castiglione la gente è stanca. Ha paura. E stavolta il fuoco è arrivato davvero troppo vicino. «Siamo sotto attacco — afferma il sindaco, Giancarlo Farnetani — Oggi il rischio è stato altissimo. Ma il sistema antincendio e di protezione civile fortunatamente funziona, il lavoro di questi ragazzi è stato eccezionale. È chiaro che, in piena stagione turistica, anche dal punto di vista dell’immagine è un bel danno. Ma vogliamo tranquillizzare tutti: c’è massima attenzione». Questa mattina ci sarà un nuovo incontro operativo; gli inquirenti devono visionare le immagini delle telecamere della Panoramica, alla ricerca di un indizio. Perché, anche se non ci sono conferme ufficiali, tutti parlano anche stavolta della pista dolosa. Intanto arriva l’allarme della Cgil che denuncia «caos organizzativo e ristrettezza di risorse»: in Toscana mancherebbero uomini e mezzi per fare fronte all’emergenza. «Gli elicotteri sono tutti fermi per problemi vari — afferma il coordinatore regionale Cgil vigili del fuoco, Massimo Marconcini — mentre le autopompe serbatoio e le auto hanno in media 15, 20 anni e più di 200.000 chilometri».
La paura degli abitanti «Questo è un pazzo, ormai sappiamo quando agisce: sempre la mattina E prima aspetta il vento»