I PIROMANI, VERI O FASULLI
Fiamme alla ribalta della cronaca. Si parla di incendi dolosi. Di piromani. Non sempre a proposito. Meglio fare un po’ di chiarezza, allora. Sin dagli albori della storia, il fuoco ha esercitato un enorme potere di attrazione sull’uomo.
Proprio l’avere imparato, al contrario degli altri animali, a gestire il fuoco senza temerlo avrebbe consentito uno dei primi salti evolutivi che ha permesso di giungere alla civiltà per come noi la conosciamo. Il fuoco è fondamentale per cuocere, per scaldare, per tenere lontani gli altri animali, per fini bellici o costruttivi. E la lista sarebbe ancora lunga. Non a caso Prometeo, che rubò il fuoco agli dei per consegnarlo agli uomini, nell’antichità era venerato come protettore del genere umano. Eppure, l’emozione che si prova quando ci troviamo davanti al fuoco, anche alla fiamma di una candela, è ambivalente. Ne siamo affascinati, ma allo stesso tempo resta un fondo di timore: sappiamo che, se per caso quella fiamma dovesse sfuggire al nostro controllo, le conseguenze potrebbero essere irreparabili. Nei soggetti in cui vi è un’alterazione nei meccanismi di controllo delle emozioni e dei comportamenti, può svilupparsi un vero e proprio disturbo legato al fuoco: prende il nome di piromania. Spesso si tratta di soggetti maschi, con difficoltà di apprendimento e di interazione sociale. In questi casi, il fascino esercitato dal fuoco diventa una dimensione prevalente della vita, il centro di tutti i pensieri. Non solo il fuoco, ma anche tutte le situazioni e le attrezzature ad esso connesse saranno fonte di interesse ossessivo. Sino a condurre questi individui, complice lo scarso controllo sui loro impulsi, ad appiccare incendi volontariamente, anche solo per assistere alle conseguenze ed eventualmente partecipare alle operazioni di spegnimento. A questo scopo, secondo l’American Psychiatric Association, i piromani talora possono decidere di entrare nei vigili del fuoco. Il pensiero di veder divampare un fuoco è fonte di desiderio smisurato, e quando il livello di tensione ed eccitamento diventa incontrollabile, si può giungere al momento dell’azione. All’appiccamento delle fiamme. E alla vista del fuoco segue un senso di piacere e gratificazione che farà sì che il gesto venga inevitabilmente ripetuto. Ma c’è anche chi si può accontentare di lanciare falsi allarmi, o di accorrere per ammirare incendi che divampano nelle vicinanze. Bisogna ricordare che non si tratta di persone in cui sia presente una compromissione del giudizio: non si parla di piromania in casi in cui il comportamento sia conseguente a una disabilità intellettiva, o a quadri psicotici in cui la perdita di contatto con la realtà comprometta la capacità di intendere, cioè comprendere quello che effettivamente si sta facendo e i danni che inevitabilmente ne risulteranno. Altrettanto non si può dire per la capacità di volere, visto che è proprio la sfera volitiva ad essere alterata nei disturbi del controllo degli impulsi, di cui la piromania fa parte. Un’altra distinzione fondamentale che bisogna operare è tra il piromane, il cui unico interesse e fine ultimo è il fuoco stesso, come fonte di piacere, e chi mette in atto gli stessi comportamenti per secondi fini, o sulla spinta di emozioni diverse. Ad esempio, quando gli incendi sono appiccati da adolescenti, è più facile che siano ascrivibili a un disturbo della condotta o dell’adattamento, più che a una diagnosi di piromania. Non si tratta di piromania se il comportamento è motivato da ragioni ideologiche o da sentimenti di rabbia, vendetta o disagio, sulla spinta di cause personali o sociali. Tantomeno si tratta di piromania, lo si può facilmente intuire, quando a spingere all’azione è la possibilità di un vantaggio economico o la necessità di eliminare le tracce di qualche atto criminoso. È quindi cruciale capire quali siano le cause sottese al ripetuto gesto di appiccare incendi da parte di un individuo, perché i casi di piromania vera e propria sono, in realtà, relativamente rari. D’altra parte anche appiccare incendi per secondi fini, quando l’atto si associa a disinteresse per le norme sociali, per la sicurezza propria e degli altri e per i danni che ne possono derivare, può essere comunque da considerarsi di interesse psichiatrico: non si tratta di piromania, bensì di tratti riconducibili al disturbo antisociale di personalità.
Un esempio per capire Se sono gli adolescenti ad appiccare le fiamme è più facile che ci sia disturbo della condotta