RITORNO ALLE CASCINE: VA MEGLIO DI PRIMA, MA ANCORA NON BASTA
Caro direttore, a distanza di qualche mese dalla mia prima lettera al Corriere Fiorentino, mi è capitato di tornare a correre nel Parco delle Cascine, il polmone verde di Firenze che però, di sano, aveva ben poco. Gli spacciatori avevano invaso praticamente tutti i vialetti interni, sia quello centrale che, soprattutto, quello adiacente i binari della tramvia. Allora, dopo la denuncia dalle pagine del suo giornale, qualcosa si era mosso. Il sopralluogo del sindaco Dario Nardella nel parco prima e le maxiretate delle forze dell’ordine poi, sembravano aver riportato il parco alla sua naturale tranquillità per qualche giorno. Devo ammettere che un po’ di quella tranquillità è rimasta, complice forse anche un’estate che non ha certo tardato ad arrivare e che ha portato con sé anche i grandi concerti al Visarno, che con le misure di sicurezza imposte agli eventi di tali dimensioni hanno probabilmente fatto da deterrente. Tuttavia, nelle zone cardine del nostro Central Park, dal cavallo fino al piazzale della facoltà di Agraria, la canicola estiva non ha impedito il ritorno degli spacciatori. Meno di prima, ma sono tornati. Il gruppetto più nutrito è sempre lì, davanti alla fermata della tramvia. Dieci, dodici tra africani (la maggior parte) e nordafricani (in minor numero) fermi sulla stessa panchina di sempre ad ascoltare musica, parlare fitto tra di loro e a voce alta coi passanti, scambiarsi cenni di intesa, e sempre con il solito carico di scarpe da ginnastica firmate ai piedi. Nulla li schioda, nonostante il via vai di persone che scende dalla tramvia armata di zaino e asciugamano per andare a fare un bagno e prendere il sole nella piscina delle Pavoniere. Qualche straniero li guarda stranito, senza tuttavia che nel gruppetto si percepisca la minima sensazione di inadeguatezza a occupare così spudoratamente quella zona del Parco. Proseguendo nella corsa, sempre lato tramvia, i gruppetti proseguono, ma sembrano più cani sciolti, mai più di due o tre insieme, fatta eccezione per metà vialetto, all’altezza della curva dei binari verso Oltrarno, dove c’è un rudimentale canestro da basket. Lì il gruppetto si fa più nutrito. Poi fortunatamente, passando dal piazzale di Agraria e proseguendo, la situazione si stabilizza. Insomma, un lieve miglioramento, frutto delle lamentele dei cittadini, si è verificato, ma non abbastanza. Non abbastanza soprattutto se si pensa che a Villa Vogel una bambina di neanche 5 anni si è punta con l’ago di una siringa abbandonata per terra. Non abbastanza se penso che durante la corsa, in pieno pomeriggio, ho scorto distintamente una coppia di giovani fare «acquisti» in totale libertà. Non abbastanza se dovessi pensare di portare i miei figli al parco in estate — e quando sennò? — per tenerli in braccio dalla paura che possano pungersi con i resti lasciati dai tossicodipendenti. Sindaco, c’è ancora da lavorare, perché dopo tutto basta poco, il grosso è stato fatto. Però da lavorare ce n’è ancora, alle Cascine e in generale in tutta la città. Perché è tutta Firenze che deve essere restituita non tanto ai fiorentini, quanto semplicemente a chi vuole godersi la nostra città senza doversi guardare le spalle. L’azione di forza dei mesi scorsi è stata sicuramente apprezzata dai cittadini, che hanno visto difeso il proprio diritto a vivere la loro città. Uno sforzo in più, e forse le Cascine torneranno un polmone sano prima della prossima estate.
Sulle panchine davanti alla tramvia un gruppetto resiste, incurante Serve un ultimo sforzo per far vivere la città senza guardarsi le spalle