«Il caldo era soffocante, abbiamo fatto i turni per respirare nel tunnel»
«Più avanti nel treno c’erano le luci di sicurezza accese. Noi in fondo invece eravamo al buio. E senza l’aria condizionata non si respirava. E che qualcuno si sia degnato di venire a darci delle informazioni, di darci assistenza». Marco Conterio è il caporedattore di Tuttomercatoweb. Ieri, è partito da Firenze, diretto a Milano, e ha avuto la sfortuna di viaggiare sul Frecciarossa Salerno-Milano 9514 che alle dieci e mezzo si è fermato sotto la galleria di Vaglia. «Un’esperienza assurda», racconta.Il treno è partito da Santa Maria Novella con un lieve ritardo; superato Castello, appena entrato in galleria «il treno si ferma e le luci si spengono». Buio, tutto fermo, nessuna notizia per un quarto d’ora: «Alle 10,40 gli altoparlanti ci avvisano che dieci minuti dopo il treno sarebbe ripartito. Invece nulla». I minuti passano e senza l’aria condizionata il caldo aumenta. Trenitalia spiegherà in serata che i Frecciarossa hanno un sistema di areazione che si attiva con i blackout, che assicura il ricambio d’aria, ma non il contenimento delle temperature. «La gente inizia a stare male, ci sono attacchi di panico, chi grida: un inferno — racconta Conterio — Ma del personale nessuna traccia». Più avanti, nelle carrozze di seconda vicino al vagone ristorante, l’assistenza c’è. Ma Marco è nella carrozza 11, in coda al treno. E lì nessuno si affaccia: «Nulla, né una bottiglia d’acqua, né qualcuno che sia venuto a darci qualche informazione. I primi succhi di frutta li abbiamo visti solo ore dopo mentre il treno veniva rimorchiato verso Santa Maria Novella. A chi era andato a chiedere qualcosa da mangiare e da bere, hanno persino chiesto di pagare». Il caldo è ormai infernale, nei gabinetti l’acqua non c’è, il black out ha bloccato tutto. I passeggeri abbandonati a se stessi, aprono manualmente le porte del treno per prendere un po’ d’aria. Molti scendono sulla banchina, e visto lo spazio ristretto fanno a turno per stare fuori e per poi lasciare spazio agli altri. Per fortuna, in galleria c’è un’illuminazione che, per quanto debole, evita che possano avvenire incidenti: «Dall’altoparlante, invece di informazioni utili, arrivavano i richiami a salire sul treno perché stare lì a terra, in galleria, è vietato e noi eravamo in pericolo per il passaggio dei treni verso Sud. Ma in quelle condizioni era molto meglio star fuori che dentro».
Trenitalia spiega che le procedure per far trainare il Frecciarossa verso Santa Maria Novella si sarebbero allungate proprio a causa dei passeggeri scesi; il tempo per farli risalire a bordo, controllare che la banchina fosse vuota, e controllare che tutte le porte fossero chiuse, avrebbe allungato la durata delle operazioni. Insomma, i viaggiatori avrebbero contribuito al ritardo. Ma per chi, come Marco Conterio, era a bordo, la situazione non lasciava spazio ad alternative: «Di gente che si è sentita male ce n’è stata tanta, l’afa era insopportabile. E una donna è addirittura svenuta. Ma non si è visto neppure un bicchiere di acqua e zucchero per farla riprendere». L’unica cosa che ha funzionato è stata la scelta di far arrivare, in Santa Maria Novella, il treno sostitutivo di fronte a quello guasto, sulla stessa banchina. Binario 8 il primo, binario 9 il secondo. Così, il trasbordo è avvenuto in tempi brevi. Ma anche sul nuovo Frecciarossa, che poi ha viaggiato senza intoppi, c’è voluto un quarto d’ora buono di attesa prima di lasciare la stazione di Firenze. «Per noi è stata un’esperienza tremenda — conclude Conterio — Per Trenitalia una vergogna».