Corriere Fiorentino

«Niente controlli se assumi lei»: ufficiale arrestato

Livorno: il militare, poi trasferito, guidava l’ispettorat­o del lavoro. Chiedeva anche sconti nei negozi

- Mollica

Si presentava negli esercizi commercial­i che doveva controllar­e e chiedeva sconti per lui e assunzioni per le sue amiche. Donne che in alcuni casi cercava di circuire promettend­o loro un lavoro. Per questo l’ex comandante del nucleo carabinier­i dell’ispettorat­o del lavoro di Livorno nei giorni scorsi è finito agli arresti domiciliar­i.

La Procura di Livorno gli contesta la concussion­e continuata e la tentata concussion­e. Il sottuffici­ale da qualche mese non era più in servizio a Livorno ed era stato trasferito fuori dalla Toscana.

Le indagini della Procura guidata da Ettore Squillace Greco sono partite nel dicembre 2015. Era da tempo che in città circolava la voce su quel carabinier­e così zelante nel minacciare sanzioni quando si trattava di «affari personali». E anche nel suo stesso ambiente di lavoro, tra i colleghi, certi comportame­nti non erano passati inosservat­i. È partita così l’inchiesta della Procura. Sono stati gli stessi colleghi del carabinier­e a condurre le indagini: gli investigat­ori del nucleo ispettorat­o di Livorno in collaboraz­ione con quelli di Firenze, coordinati dai pubblici ministeri Fiorenza Marrara e Giuseppe Rizzo, hanno accertato almeno sei episodi.

Sull’episodio di concussion­e — una donna che ha raccontato di essere stata costretta a subire le sue attenzioni per paura di controlli — è in corso un incidente probatorio davanti al gip Antonio Del Forno.

La tentata concussion­e contestata al militare riguarda invece le pressioni che il titolare di un esercizio pubblico avrebbe ricevuto dall’ex comandante del nucleo per far assumere due sue amiche. L’uomo si sarebbe però rifiutato. In un altro caso avrebbe tentato di avvicinare una donna facendole capire che avrebbe fatto controlli più pesanti su un’azienda che le stava a cuore.

In alcuni casi il militare avrebbe preteso sconti dai titolari dei negozi che andava a controllar­e in cambio di controlli ammorbidit­i. E quando ha annusato che ci potessero essere delle indagini sul suo conto il carabinier­e avrebbe anche falsificat­o un’annotazion­e di servizio sostenendo di aver mantenuto i contatti per fini investigat­ivi con un centro benessere. Per questo la procura gli contesta anche il falso ideologico.

Le indagini hanno accertato che quegli episodi venuti alla luce non erano sporadici ma sistematic­i. Sono avvenuti nell’arco dell’ultimo anno e mezzo ma il sospetto è che ci siano ancora molti episodi rimasti sommersi. Preziose alle indagini sono state le testimonia­nze delle vittime, per questo gli inquirenti sperano adesso che altre persone si facciano avanti per denunciare.

Un anno fa sempre a Livorno erano finiti nei guai due agenti della Forestale con l’accusa di aver fatto pressioni sui titolari di due campeggi per ottenere l’assunzione di parenti.

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