Corriere Fiorentino

Mappa delle piste ciclabili

- Marzio Fatucchi marzio.fatucchi@rcs.it

Per poter andare in bici, ci vogliono due ruote, e le strade a loro dedicate. Le città che hanno scommesso sulle «mobilità sostenibil­e» hanno lasciato spazio alle bici. È un approccio che chi ha viaggiato in nord Europa ha potuto percepire: se un cantiere stringe la strada la «prima scelta» è fare spazio alle biciclette, poi viene il traffico a motore. Così quando si rifà la segnaletic­a stradale ci sono prima di tutto le indicazion­i per le bici (e di attenzione ai ciclisti rivolte agli altri conducenti).

Basta guardare lo stato delle nostre piste vicino ai cantieri della tramvia per capire che nella priorità delle scelte la spuntano le quattro, non le due ruote. Da Careggi a Novoli, passando da Statuto a viale Belfiore, il ciclista si trova di fronte interruzio­ni e deviazioni che rendono l’uso della bici meno facile, a volte proibitivo, rispetto ad altri mezzi. Insomma, Firenze «città a misura di bici», come dice il sindaco Dario Nardella? Dipende da come si spostano i cantieri. Ma non è solo lì il problema.

Guardate la mappa delle piste ciclabili fiorentine. Salta subito all’occhio la quantità di rami che finiscono nel nulla o, peggio, in strade trafficati­ssime. Invece a volte ci sono piccoli rami, come via dei Giunchi «utilissima perché collega il Polo scientific­o di Sesto con una direttrice fino a piazza Puccini, tutta protetta» spiega Luca Polverini, presidente di Fiab Firenze Ciclabile. Ma la maggior parte delle piste sono scollegate l’una con l’altra.

La mappa delle piste ciclabili è stata ricostruit­a dalla Fiab su Google, aggiungend­o le interruzio­ni e i cantieri: «Anche se in alcuni casi, come viale Belfiore, abbiamo rinunciato». Perché settimana che viene, deviazioni che spunta. Non guardate alle associazio­ni di ciclisti come a dei pasdaran. Per esempio, Polverini proprio sul tratto Belfiore-Redi spezza «una lancia a favore della direzione mobilità: in uno dei due lati hanno messo il passaggio promiscuo ciclo-pedonale. Se lo mettessero nella direzione opposta, sarebbe meglio». Ma il vero problema non sono le interruzio­ni temporanee.

Dei 92 km di piste ciclabili dichiarati da Palazzo Vecchio un buon quarto non sono proprio piste ciclabili. Se si guarda la cartina, a nord ovest, si scopre un tratto di alcune decine di metri dentro ad un parco. Bello, ma a cosa serve? Serviranno sicurament­e di più le piste presenti alle Cascine. Nei 92 km fiorentini, solo quelle presenti dentro al parco «saranno una ventina di chilometri» calcola Lucarini. Insomma, bene, servono per tante belle scorrazzat­e magari in bici con la famiglia: che però deve arrivarci, alle Cascine, tra tratti sconnessi, non collegati e interruzio­ni temporanee. Non solo.

La speranza (e la richiesta) dei tanti ciclisti fiorentini (almeno 15 mila ogni giorno usano solo la bici per muoversi, ma il dato è di anno in anno in aumento) è di avere delle direttrici chiare, dirette dalle zone più abitate verso il centro (e viceversa). La Fiab Firenze Ciclabile le definisce «bicipolita­ne», metropolit­ane delle bici. «Invece — sostiene Polverini — la tendenza è quella di fare piste dove danno meno fastidio. Un autogol: qualche volta, ci vuole il coraggio di ridurre una corsia a danno delle auto e preferire le bici. Se fai piste in strade non appetibili, sono quasi inutili». Un esempio? «La pista di viale Michelange­lo — spiega il presidente dell’associazio­ne dei ciclisti — è bellissima, ma serve ai turisti, non agli spostament­i urbani. Occorrono “bicipolita­ne”, che colleghino in modo efficiente nord-sud-est-ovest la città, per rispondere all’esigenza di mettere in continuità le piste, altrimenti non si valorizzan­o le due ruote». Senza però poter neanche sognare la segnaletic­a del nord Europa, soprattutt­o quelle tedesca, che prevede addirittur­a agli stop ed ai semafori spazi ad hoc per le bici: «Il nostro Codice della strada, pensato per “auto e velocipedi”, non lo consente: il governo ha la delega per la riforma, ma non pare all’orizzonte». Resta il problema del centro storico, dove la convivenza tra auto, scooter, bici e pedoni è messa a dura prova. «Anche qui, avevano proposto al Comune delle direttrici, una sorta di “cardo e decumano” nel centro, a partire dai lungarni dove le piste vanno messe fuori dai marciapied­i. Ma intanto — aggiunge Polverini — già far ricordare soprattutt­o agli scooter ed alcune categorie di trasporto merci che la Ztl è “zona 30” e che va rispettato il limite di velocità, metterebbe in sicurezza tantissimo ciclisti e pedoni. Tra un incidente a 30 km orari e 50 km orari c’è la differenza tra la caduta da un primo e un terzo piano».

 Polverini (Fiab) La tendenza è quella di fare piste dove danno meno fastidio, invece ci vuole il coraggio di ridurre lo spazio dedicato alle auto

 ??  ?? 92 km totali urbane in parchi lungo l’Arno OSMANNORO Parco delle Cascine Piazza della Libertà Stadio Franchi Piazza del Duomo Piazza Pitti Piazzale Michelange­lo SCANDICCI BAGNO A RIPOLI
92 km totali urbane in parchi lungo l’Arno OSMANNORO Parco delle Cascine Piazza della Libertà Stadio Franchi Piazza del Duomo Piazza Pitti Piazzale Michelange­lo SCANDICCI BAGNO A RIPOLI
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La pista ciclabile, scolorita e trasandata, sul lungarno Cellini

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