Corriere Fiorentino

IO CHE RISPETTO LE REGOLE (E ARRIVO COMUNQUE PRIMA)

- Mauro Bonciani

Io e la bicicletta siamo un binomio inscindibi­le praticamen­te da sempre, ferie comprese, anche se gli amici scuotono la testa — «ma come? Duri fatica anche in vacanza? Chi te lo fa fare...». Perché Firenze sarebbe una città per le due ruote. Certo, io sono secco, sulla salita di Porta Romana faccio meno fatica ed ho abbastanza fiato per andare anche a Settignano, ma le distanze fiorentine sono fatte per la bicicletta. Specie in centro, le due ruote a pedali sono diventate imbattibil­i come tempi e facilità di arrivare rispetto agli scooter che non possono più tagliare da piazza Duomo pedonalizz­ata. E io ne approfitto quotidiana­mente, cercando sempre di rispettare le regole anche quando mi costringon­o a ginkane un po’ assurde. Così, per raggiunger­e piazza della Signoria senza fendere in contromano la folla dei mangiatori di schiacciat­e di via de’ Neri, arrivato all’incrocio finale di Corso Tintori giro a destra in via de’ Benci, passo piazza Santa Croce e giro a sinistra in via dell’Anguillara (dove ci sono anche meno turisti), arrivo in piazza San Firenze, giro a destra in via de’ Gondi e approdo davanti Palazzo Vecchio senza aver violato sensi unici o altro. Complicato? Un po’ sì, ma per fortuna conosco bene la città e così non mi «perdo» tra segnali che non ci sono o divieti, neppure per andare dalla riva sinistra a San Niccolò all’Oltrarno: prima devo fare la riva sinistra da piazza Ferrucci a ponte alle Grazie (la ciclabile è sul marciapied­i e tocca suonare spesso per far scansare i pedoni), poi passare dall’altra parte e proseguire fino a ponte Santa Trinita poi andare a sinistra se voglio tornare verso Ponte Vecchio o a destra per piazza del Carmine o quasi a diritto per piazza Santo Spirito e piazza Pitti. Mica facile poi districars­i tra lastricati riservati e non in zona piazza Stazione, fermarsi per far passare i gruppi di turisti, sentire il fiato sul collo degli autobus in via Panzani. Sui viali le ciclabili permettono invece di andare in sicurezza e velocement­e da piazza Beccaria alla Fortezza, dove tutto si complica causa cantieri, come nella zona dello stadio e in viale dei Mille. Devo invece pedalare in mezzo alle auto per andare a Careggi e lo spazio lasciato dai cantieri è così poco che non posso che stare in coda e respirare lo smog. Dove devo stare davvero attento è alle rotonde — le auto proprio non ti consideran­o, se non con ostilità — nelle periferie, in strade come via Ponte alle Mosse o viale Guidoni o via Pisana. Lì rispettare le regole non basta, bisogna stare all’erta: tra automobili, moto e bici ci rimette sempre la bicicletta. Però confesso che rispettare le regole è difficile, se non impossibil­e, per «parcheggia­re»: anche io a volte, dopo vane ricerche di una rastrellie­ra, lego la bici ai pali, occupando parte del marciapied­e.

La confession­e Difficile non sgarrare mai, quasi impossibil­e se devi lasciare la bici Allora anch’io, dopo vane ricerche di rastrellie­re, la lego al palo

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