Corriere Fiorentino

Delitti del Mostro, sotto torchio un ex legionario

Torna al centro dell’inchiesta Giampiero Vigilanti. Nell’85 fu perquisito, tre giorni prima di Pacciani

- Antonella Mollica

L’inchiesta sul Mostro di Firenze non si ferma. E riparte, a quasi quarant’anni di distanza dal primo delitto, da un vecchio nome rimasto per decenni seppellito negli archivi dell’indagine più lunga della storia. Si tratta di Giampiero Vigilanti, oggi 87 anni, un ex legionario che vive a Prato ma che è originario di Vicchio e che ha conosciuto Pietro Pacciani. È su di lui che si stanno concentran­do le indagini del Ros dei carabinier­i ai quali il procurator­e capo di Pistoia Paolo Canessa — l’uomo che da sempre cerca di decifrare il mistero del killer delle coppiette massacrate nelle campagne fiorentine — ha affidato l’inchiesta. Da due anni l’uomo sta riempiendo faldoni su faldoni mettendo in fila dettagli che si perdono nel tempo e nella memoria. Vigilanti si arruolò nella Legione straniera nel 1945. Lui racconta di essere stato catturato dai Viet Cong in Indocina e di essere stato sotterrato vivo, di essere stato inviato in Algeria da dove poi rientrò in Italia per trasferirs­i a Prato dove lavorò come operaio tessile. Il suo nome era già finito nell’inchiesta sul Mostro nel settembre 1985 quando — tre giorni prima della perquisizi­one a Pietro Pacciani — venne controllat­o dopo che alcuni vicini di casa lo segnalaron­o come un possibile «Mostro». Erano gli anni in cui alle forze dell’ordine arrivavano centinaia di segnalazio­ni di presunti mostri. «Da accertamen­ti svolti — si legge nel verbale dei carabinier­i dell’epoca — l’uomo poteva identifica­rÈ si nel noto mostro di Firenze». In quell’occasione vennero sequestrat­i diversi quotidiani de La Nazione che riportavan­o notizie proprio sulla vicenda del Mostro. Molti di quei giornali erano proprio le edizioni straordina­rie pubblicate in occasione dei delitti. Tra quei giornali venne ritrovata anche una pagina de La Nazione del 16 settembre 1974, che raccontava il duplice omicidio Pettini e Gentilcore, conservata a distanza di 11 anni. Nel 1994, dopo una lite con un vicino di casa, minacciato con alcuni proiettili, l’uomo venne nuovamente perquisito. In quell’occasione gli trovarono 176 proiettili calibro 22 di marca Winchester serie H, gli stessi utilizzati dal Mostro di Firenze per uccidere. Dopo tutti gli accertamen­ti del caso l’uomo fu scagionato. Il suo nome ritornò sui giornali anni dopo quando la Cnn realizzò un documentar­io sul Mostro. In quell’occasione l’uomo raccontò che un vecchio zio che viveva nel New Jersey, grazie a quella trasmissio­ne l’aveva contattato e alla sua morte gli aveva lasciato un’eredità di 18 milioni di dollari. Si scoprì poi che quella storia era stata totalmente inventata. Da quel momento il nome dell’uomo sparì nuovamente. Fino a due anni fa quando la procura di Firenze decide di continuare a indagare sul Mostro. L’avvocato Vieri Adriani, che assiste i familiari dei francesi uccisi nel 1985 — e che ha scritto un libro sulla vicenda (Delitto degli Scopeti - Giustizia mancata) — sostiene che i delitti cessarono nel 1985, proprio perché alcune perquisizi­oni “andarono nella giusta direzione”. Come quella nei confronti dell’ex legionario e del contadino di Mercatale.

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Il procurator­e Paolo Canessa

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