«Droga, è Livorno la porta europea dei nuovi traffici»
Il porto di Livorno è uno dei principali ingressi in Europa per la cocaina proveniente da tutto il mondo. Un traffico clandestino internazionale, gestito prevalentemente da organizzazioni riconducibili alla ‘ndrangheta, i cui cospicui sequestri effettuati negli ultimi anni evidenziano una rete criminale strutturata che potrebbe aver installato veri e propri insediamenti stabili nella nostra regione. È uno dei dati più allarmanti che emergono dal rapporto su mafia e corruzione in Toscana realizzato dalla Scuola Normale di Pisa, primo di tre studi concordati dalla Regione con l’ateneo fino al 2018, e redatto incrociando l’ampia mole di indagini delle Procure, delle forze dell’ordine e della Direzione distrettuale Antimafia. A conferma della centralità del porto livornese nel traffico di stupefacenti, l’ingente sequestro avvenuto all’inizio dell’anno di grandi carichi di cocaina , già suddivisa in partite contraddistinte e riconoscibili da etichette distinte. Il rapporto della Normale mette in evidenza sistemi malavitosi che allargano i tentacoli in molte province della regione. A partire dalla prostituzione, dove è stata scoperta l’influenza di un gruppo campano nella gestione di night club tra Prato, Versilia, Firenze, Pistoia e Lucca. Anche il settore delle slot machine subisce l’influenza dei Casalesi attraverso la fittizia intestazione di aziende esercenti l’attività di punti scommesse. E poi c’è il traffico illecito dei rifiuti, dove la Toscana si posiziona tra le prime regioni in Italia dopo quelle meridionali a storica presenza mafiosa. «La Toscana non è terra di mafia, ma non è certo immune — ha detto il governatore Enrico Rossi — Con questa ricerca vogliamo dare vita a un monitoraggio continuo su questi fenomeni in Toscana. Forniremo ogni anno questo strumento alla società toscana, alle istituzioni, alle scuole e ai cittadini per poter permettere a tutti di farsi un’opinione in merito e essere più reattivi».