«Io e Gabriele, un oro che vale oro Ma Livorno apra gli occhi sul nuoto»
Morini, zio e coach di Detti: «Nel 2011 siamo dovuti emigrare per poterci allenare»
«Il trionfo di Gabriele? Mi auguro che faccia aprire gli occhi a Livorno e alla nuova amministrazione. Quelle passate non sono state in grado di salvaguardare il segmento sportivo del nuoto».
All’indomani dell’oro mondiale negli 800 metri stile libero conquistato dallo «squalo» Detti dentro la Danube Arena di Budapest, lo zio-allenatore Stefano Morini non ci mette troppo a togliersi qualche sassolino dalla scarpa. È orgoglioso della seconda medaglia iridata del nipote («abbiamo lavorato per questo risultato»), non altrettanto della passata gestione degli impianti livornesi, che il prossimo novembre ospiteranno per la prima volta il meeting internazionale Mussi Lombardi Femiano. «Certo, questo di Gabriele è un successo che fa bene anche a tutta la città — continua Morini — ma ricordo che dal 2011 siamo dovuti emigrare al centro federale di Ostia perché a Livorno c’era scarsa disponibilità di strutture adeguate».
La nuova vita di Gabriele Detti lontano dalla Toscana, dal primo club (il Nuoto Livorno) dove ha mosso le bracciate iniziali sotto la guida di Carlo Chelli, è oggi sempre più legata alla figura dello zio-allenatore (da parte di madre) Stefano Morini, il «Moro»: un tecnico federale tanto meticoloso nell’impostazione degli allenamenti quanto nella gestione mentale dei suoi allievi. Due di questi, Gabriele Detti e Gregorio Paltrinieri, in pochi anni, sono approdati alla celebrità e ai podi più prestigiosi del professionismo. L’ultimo capolavoro tecnico di Stefano Morini è la fresca finale mondiale di Budapest, specialità 800 metri stile libero, e l’exploit di Detti culminato con l’oro e il record europeo. «Avrei scommesso sul risultato, non sull’ordine di arrivo — analizza Morini — A dire il vero, speravo anche in qualcosa di meglio (il riferimento è al bronzo di Paltrinieri, ndr). Mancava Horton, Sun Yang è affondato presto, mi ha sorpreso il polacco Wojdak. È da lui che ci dovremo guardare le spalle nella finale dei 1500 metri di domenica prossima, anche se non credo che Wojdak possa arrivare tra i primi su quella distanza».
Un bronzo e un oro in cinque giorni. Ma la fame di vittorie del 22enne Detti e dello zio-allenatore restano da vigilia pre-mondiale più che da vasche di chiusura. «La concentrazione è la qualità che fa la differenza nel nuoto — spiega Morini — La notorietà post-Rio ha fatto bene a Gabriele e al tempo stesso gli ha allentato la concentrazione. Lo scorso gennaio, l’ho invitato a mettere la testa sott’acqua e a stare più tranquillo, a prestare maggiore attenzione alla preparazione. Mi ha ascoltato».
Gabriele il timido, Gregorio l’estroverso. E nel mezzo un allenatore, il «Moro» livornese del nuoto, sempre attento a impostare il proprio lavoro su criteri di assoluta imparzialità. «Sembra assurdo — conclude Morini — in realtà le mie attenzioni, più che a Detti, sono più rivolte a Paltrinieri. Perché mio nipote è uno che quando gli hai spiegato una cosa, nel 99% dei casi riesce ad applicarla al meglio. Gregorio è un focoso, con lui occorre più tempo perché un insegnamento venga interpretato. In compenso, per entrambi valgono le stesse regole. Allenarsi tutti i giorni. Non importa quante ore, ma l’impegno deve essere quotidiano».
Spero che il sindaco cambi le cose I suoi predecessori non sono stati in grado di aiutare questo sport Abbiamo dovuto scegliere il centro federale di Ostia In città non c’erano strutture adeguate alle nostre esigenze