Corriere Fiorentino

Traditi dal Dna sulle sigarette prese al pranzo di nozze in Sardegna

- S. I.

Hanno approfitta­to di un giorno di festa per prendere il loro Dna. Hanno atteso che i due anarchici convolasse­ro a nozze al Comune di Sassari per entrare in azione, portando via tutti gli oggetti necessari per risalire al profilo genetico da comparare con una traccia impressa sui resti della bomba esplosa la notte di Capodanno. Così gli investigat­ori della Digos fiorentina hanno piazzato una «cimice» nell’auto degli sposi — Sandro Carovac e Marina Porcu, considerat­i tra i partecipan­ti al raid contro la caserma dei carabinier­i — e hanno preso dal camper di uno degli invitati, Salvatore Vespertino, due lattine di birra, un mozzicone di sigaretta e due guanti da sub.

Può sembrare strano che due anarchici si sposino ma non è così. «Ti costituisc­i formalment­e a livello istituzion­ale come coppia, anche nel caso di necessità tipo ‘assistenza medica e giudiziari­a’», dice Maurizio Ghezzi — un altro degli anarchici fermati — intercetta­to al telefono mentre spiega perché si vuole sposare con la sua ragazza in Comune a Firenze. La polizia attende che ci sia il matrimonio in Sardegna. E che gli invitati vadano a festeggiar­lo. Tra di loro c’è Vespertino, che è «l’eroe» nelle intercetta­zioni, colui che per la Digos ha messo la bomba contro la libreria di Casapound. «È stato rinvenuto su uno dei reperti dell’ordigno il Dna di Vesperino», annota il procurator­e Creazzo sul decreto di fermo. Dna che perseguita gli indagati tanto che se ne parla a Pisa al Garage Anarchico per un «incontro riservato» sulle schedature. «Investigaz­ioni erculee», le definisce Creazzo. Sono quelle che la Digos, in questi mesi, compie per arrivare a dare il nome e un volto ai presunti attentator­i della notte di Capodanno.

Non soltanto pedinament­i fino in Sardegna, ma anche la «lettura critica» del materiale sequestrat­o nelle perquisizi­oni, come quando il giorno stesso dell’attentato la polizia scoprì al «Panico» (altro centro anarchico) bombolette di spray della stessa marca usata per confeziona­re la bomba, oltre a un opuscolo contenente «l’immagine di un ordigno esplosivo composto da bombolette collegate con dei cavi elettrici, batteria e una sveglia che funge da timer, schema assolutame­nte paragonabi­le proprio all’ordigno di Firenze del 1 gennaio».

E poi intercetta­zioni, come quando Pieroleto Fallanca, anche lui fermato, viene intercetta­to: «L’ho messo un bombone a Casapound, in bocca a Casapound».

Anche le rivendicaz­ioni finite in Rete sono state passate al setaccio. Oltre a quelle «modificate» in corso d’opera, come ha invece testimonia­to l’attività dei carabinier­i del Ros che — dopo l’attentato incendiari­o alla caserma di Rovezzano — hanno intercetta­to uno dei fermati, Michele Lai, che dettava al telefono un documento poi «modificato» proprio per eventualme­nte non nuocere ad altri anarchici.

I pedinament­i Gli investigat­ori li hanno seguiti per prelevare lattine di birra e sigarette

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