Dieci ore di braccio di ferro Fuga sul tetto con l’acqua La mamma: venite giù, idioti Ma è il caldo a convincerli
«Non fatevi intimorire, noi siamo qui», urla a metà mattina una ragazza dalla strada, dietro le camionette della polizia e dei carabinieri. Dall’alto rispondono con applausi, fumogeni e «terrorista è solo lo Stato»», mentre armeggiano tra bustoni pieni di acqua, cibo e teloni parasole portati fin sul tetto, e poi sul lucernaio, della Riottosa, un edificio abbandonato del Galluzzo (ex sede del telegrafo), occupato dal 2007. Per dieci ore, nonostante il termometro segni più di 44 gradi, il gruppo formato da tre donne e un uomo resisteranno, non senza difficoltà, all’assalto delle forze dell’ordine e dei reparti speciali, ma verso le 17 eccoli issare bandiera bianca e consegnarsi nelle mani della Digos per essere portati verso via Zara, in questura.
Salire sui tetti: un copione già letto, che si ripete a ogni occupazione. È successo in via Toselli esattamente un anno fa e qualche mese più tardi anche a Villa Panico, nell’area dell’ex manicomio di Firenze di proprietà della Asl. Al Galluzzo, carabinieri e poliziotti in tenuta antisommossa sono entrati in azione quando gli anarco-insurrezionalisti stavano ancora dormendo (la sera prima gli squat avevano organizzato una festa nel giardino della Riottosa): alcuni vengono portati via subito, in quattro — quelli che si erano accampati al piano superiore — hanno invece tutto il tempo per asserragliarsi sul tetto.
C’è voluta mezza giornata di sfiancante trattativa prima che le tre donne e l’uomo si convincessero a desistere e a scendere. Neanche i genitori di una delle ragazze, arrivati al Galluzzo verso ora di pranzo, sono riusciti a convincere il quartetto: «Smettetela di protestare — urla il babbo, salito sul lucernaio — venite via, qualcuno potrebbe farsi male. Non fate gli stupidi...». Tutto inutile. Ci prova la mamma: «Questo non è coraggio — dice rimproverando la figlia — questo è comportarsi da pazzi. Vieni giù, idiota, che ti portiamo via. Francesca venite giù tu e la Martina oppure non tornare più a casa, e con noi hai chiuso. Vi arrestano tutti, siete a un punto di non ritorno».
Parole sprecate. A questo punto agli agenti e ai militari non è rimasto altro da fare che attendere che il caldo e il sole a picco risolvessero la situazione. Una situazione che, a metà pomeriggio, si è complicata a causa dell’arrivo, su via del ponte della Certosa, di circa cinquanta anarchici che hanno esposto striscioni di solidarietà («Sgombero e arresti non ci fermeranno. Forza ragazzi!») e urlato slogan contro la polizia.
Nel frattempo, quattro operai muravano l’ex stabile occupato mentre i poliziotti dell’antiterrorismo — dopo che gli artificieri hanno bonificato tutti gli ambienti della Riottosa — portavano via scatoloni pieni di libri, volantini e fogli che ora dovranno essere vagliati dai magistrati.
Sono passate da poco le 17 quando i quattro insurrezionalisti, evidentemente sfiancati dal caldo, iniziano a discutere tra loro per la resa. Che arriva a distanza di un quarto d’ora. Dal tetto scendono dapprima due ragazze e poi, dopo qualche istante, anche i due ricercati, immediatamente ammanettati.
Termina così una lunga giornata ad alta tensione, con polizia e carabinieri che si abbracciano per il risultato e gli anarchici che continuano a urlare «sciacalli, noi non ci arrendiamo».
Solito copione Anche un anno fa in via Toselli e poi a Villa Panico la fuga tra le tegole