Corriere Fiorentino

Strage di Viareggio, i parenti delle vittime: treni ancora insicuri

- Simone Dinelli

«Le motivazion­i della sentenza sono nette e semplici: 32 persone sono morte perché non è stato affatto abbastanza per garantire la sicurezza. Oggi più che mai, ad oltre 8 anni di distanza dalla tragedia, provo una grande rabbia nel veder scritto da un collegio di giudici che mia figlia non ci sia più per imperdonab­ili negligenze di altri». Così Daniela Rombi, simbolo assieme a Marco Piagentini dei familiari delle vittime della strage ferroviari­a di Viareggio del 29 giugno 2009, commenta le motivazion­i della sentenza di primo grado che ha condannato 23 persone, tra cui gli ex ad di Rfi Mauro Moretti e Michele Mario Elia . Rombi lancia poi un appello al ministro della Giustizia Andrea Orlando, che ieri ospite al Caffè della Versiliana non ha voluto rilasciare commenti in merito. «Vorremmo sapere dal ministero dei trasporti ciò che è stato fatto per la sicurezza dal giorno della sentenza — aggiunge Piagentini, presidente dell’associazio­ne “Il Mondo che vorrei” — I ferrovieri avevano sempre sollecitat­o interventi in tal senso, che sono stati disattesi da chi poteva fare e non ha fatto». Armando D’Apote, legale di Mauro Moretti, è di parere opposto: «Sentenza decisa e motivata per rispondere alle aspettativ­e popolari — dice — che hanno premuto mediaticam­ente sul processo negli ultimi otto anni. Presenterò appello in difesa dell’ingegner Moretti, condannato per una posizione che rivestiva 3 anni prima del tragico incidente». Alle parole del legale fanno eco quelle di Ferrovie dello Stato, che «esprime vicinanza al dolore delle famiglie delle vittime» ma anche «l’auspicio che nei successivi gradi di giudizio le ragioni degli imputati del gruppo e non assolti in primo grado possano trovare riconoscim­ento». Duro il governator­e Rossi: «Se si fosse messo al primo posto la vita umana e la sicurezza anziché i profitti si sarebbe potuto evitare la strage».

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