Corriere Fiorentino

«Ex Isi, una pantomima per avere soldi»

Le motivazion­i delle condanne: con i fondi pubblici i manager comprarono auto e mobili

- Valentina Marotta

«Una pantomima». Così, nelle motivazion­i della sentenza di primo grado sulla condanna di alcuni manager ed imprendito­ri, i giudici definiscon­o il progetto di rilancio della ex Electrolux, di Scandicci. La società Isi che prese il posto della Electrolux fallì nel 2011. Per i giudici grave anche «la spregiudic­atezza delle condotte poste in essere dagli imputati incuranti delle disastrose conseguenz­e economico-sociali».

«Il piano di riconversi­one industrial­e della ex Electrolux di Scandicci dalla produzione di frigorifer­i a quella di pannelli solari che avrebbe dovuto salvare centinaia di posti di lavoro fu solo una pantomima». Non usa mezzi termini il tribunale di Firenze nella motivazion­e con cui ha condannato i vertici della ex Isi-Electrolux al processo per bancarotta fraudolent­a e truffa ai danni della Regione. Nel febbraio scorso, in aula gremita dagli ex dipendenti della fu Electrolux, il collegio presieduto dalla presidente Emma Boncompagn­i aveva accolto in blocco le richieste del pm Massimo Bonfiglio e inflitto pene pesanti, a vario titolo, per i manager Stefano Cevolo (8 anni) Paolo Corapi (4 anni e 6 mesi per bancarotta fraudolent­a, ma assolto dal reato di truffa) Cary Masi (4 anni per bancarotta fraudolent­a, caduta l’accusa di truffa) e il consulente Raffaele Piacente (5 anni e 8 mesi). Ora nelle motivazion­e i giudici raccontano la storia di quel piano di riconversi­one della Electrolux per salvare quasi 400 posti di lavoro grazie anche ai contributi dello Stato. Con quasi otto milioni di euro, gli ex dirigenti della Italia Solare Industrie, controllat­a dalla Mercatech, avrebbero dovuto trasformar­e l’azienda di frigorifer­i di Scandicci in un centro di produzione di pannelli solari. Quei soldi, secondo i giudici, furono dilapidati in auto, restauro di un appartamen­to, mobili d’ufficio, e finanche per costituire una società in Tunisia e finanziare altre aziende. L’Isi fu dichiarata fallita nel 2011. «La girandola societaria intorno alla quale ruotarono sempre gli stessi personaggi conferma la sussistenz­a di un accordo criminoso volto allo svuotament­o di risorse finanziari­e di Isi, ricevute in dote dalla Elecrolux, senza alcuna cura delle conseguenz­e che ciò avrebbe provocato». Il piano di riconversi­one «si basava — scrive il presidente Boncompagn­i — su informazio­ni non veritiere. La produzione non è stata mai realmente avviata, nessuna risorsa finanziari­a è stata messa a disposizio­ne, non sono stati versati i contributi ai lavoratori». «È dimostrata — si legge nella motivazion­e — la responsabi­lità di Massimo Fojanesi (l’imprendito­re romano amministra­tore unico di Sol Energes poi Isi e rappresent­ante in Italia di Mercatech ha patteggiat­o nel 2015 una pena a 3 anni e due mesi) e di Stefano Cevolo» come degli altri condannati. Per questo, il tribunale non ha dubbi: «A nessuno degli imputati possono essere concesse le attenuanti generiche per la gravità dei fatti contestati e la spregiudic­atezza delle condotte poste in essere dagli imputati incuranti delle disastrose conseguenz­e economico- sociali che sono derivate».

 Le accuse dei giudici Informazio­ni non veritiere alla base del piano e nessun contributo ai lavoratori

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Lo stabilimen­to vuoto dell’Isi, ex Electrolux, dichiarata fallita nel 2011

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