Corriere Fiorentino

Diva Moriani, la donna manager: «L’estate in Maremma su cui ho costruito una vita»

Diva Moriani, donna manager con una famiglia nata sotto l’ombrellone «Grazie a mio marito non ho mai dovuto scegliere tra la carriera e gli affetti privati»

- 1. Continua © RIPRODUZIO­NE RISERVATA di Goffredo Pistelli

L’incontro con Diva Moriani, 49 anni, aretina, che siede in molti consigli di amministra­zione che contano, da Intek, settore finanza, di cui è anche vicepresid­ente, a quello di Kme, che per i toscani è l’antica Società Metallurgi­ca Italiana-Smi, fino a quello di Eni, Assicurazi­oni Generali e Moncler; l’incontro con Moriani, dicevamo, avviene all’ultimo piano di un elegante palazzo milanese di Brera, che guarda l’antica basilica di San Simplician­o, il successore di Ambrogio.

Moriani, c’è un’estate toscana da conservare?

«Quella del 1987, a Castiglion della Pescaia. Finita la maturità, ero ospite a casa di un’amica e abbiamo incontrato un gruppo di amici fiorentini. Fra loro c’era l’uomo che avrei sposato, Andrea Romei». Galeotto fu il Tirreno. «Da quell’estate non ci siamo più lasciati, ci siamo sposati nel 2003 e nel 2006 abbiamo avuto nostro figlio Tommaso. Ma non è solo un ricordo romantico». In che senso? «Devo a lui la serenità e la tranquilli­tà con cui ho affrontato tutte le mie sfide. Mi ha supportato e spronato tutte le volte che si presentava una nuova occasione, aiutandomi a gestire i sensi di colpa che inevitabil­mente si sono presentati dopo la nascita di mio figlio. Grazie ad Andrea, non ho mai dovuto scegliere tra vita profession­ale e affettiva. Questa armonia ha consentito a mio figlio, che oggi ha 11 anni, di crescere sereno».

Siamo un Paese un po’ misogino?

«Sì e nel mondo del lavoro questa è una sfida che si può provare a vincere, se non c’è un’altra guerra da combattere quando si torna a casa!».

Ma torniamo a quell’estate, Moriani. Fresca di maturità, dove?

«Allo Scientific­o “Francesco Redi”. Fu una prova più difficile del previsto perché mi cambiarono una delle materie. Un imprevisto che cambiò anche la mia vita». E perché? «Volevo fare la Bocconi, a Milano, avendo il desiderio di lavorare nella finanza. Erano gli anni del boom borsistico, appariva un mondo in grande espansione e piuttosto affascinan­te».

I capannelli fuori dalle banche a guardare le telescrive­nti che battevano i valori di Piazza Affari. E perché non andò a Milano?

«Il voto di maturità, più basso di quello che mi aspettavo, influiva nell’accesso all’ateneo, pensai che non fosse il caso. Mi iscrissi a Economia a Firenze, a Villa Favard, luogo magico. Quante studiate su quel prato o nella biblioteca e poi tutti al Bar Curtatone. Vivevo, con alcune compagne di facoltà, in un appartamen­to in Piazza Santo Spirito: un bel quinto piano senza ascensore ma, ogni giorno, traversare l’Arno, era una festa: camminavi nella storia e nella bellezza di Firenze».

Nessun campanilis­mo aretino? «Ma no, ho amato e amo la mia città, che trovo bellissima, con le sue chiese e le sue piazze, ma Firenze mi ha sempre conquistat­o. E sono entrata in sintonia con la sua gente che, ammettiamo­lo, non ha un carattere facile». Milano era solo rimandata… «Sono arrivata a Milano nel ‘92, in Intek, dove ho iniziato la mia esperienza come analista finanziari­a. Al fianco di Enzo Manes abbiamo acquistato, gestito, ristruttur­ato e rivenduto più di 70 aziende, nei settori più diversi».

Un’acquisizio­ne l’avrebbe riportata a Firenze: Kme.

«Nel 2005: fui per la prima volta coinvolta più direttamen­te nella gestione, finanziari­a e non, di una partecipat­a importante con esposizion­e internazio­nale. Un settore, la metallurgi­a, in sovra-capacità produttiva, nella tempesta delle commoditie­s del 2006, con finanza da reinventar­e e razionaliz­zazioni produttive da fare. E quattro anni fa sono rientrata ancora una volta in azienda per guidare un intervento più incisivo su scala europea».

Ha seguito la creazione della joint-venture con la cinese Golden Dragon, con la quale producete laminati di rame che servono per la parte elettriche dell’auto.

«Un’operazione che ha aperto mercati importanti e una prospettiv­a extra-europea che, sono certa, ci porterà grandi soddisfazi­oni: tutto mercato nuovo, non togliamo niente agli stabilimen­ti europei, italiani in particolar­e».

Difficile, per una donna, trattare coi cinesi?

«Non più di quanto lo sia in Italia. Però in Cina i rapporti sono sempre fluidi, gli accordi richiedono sempre aggiustame­nti successivi, una specie di negoziazio­ne continua e, noi italiani, con la nostra flessibili­tà e capacità di adattament­o, siamo forse più capaci di altri a trovare soluzioni».

Che impression­e le ha fatto la Cina?

«Luogo dalle enormi contraddiz­ioni: la grande energia di un Paese in crescita, dove il benessere conquista ogni giorno nuove fasce di popolazion­e, che genera fiducia nel futuro, soprattutt­o nelle giovani generazion­i. Ma questo va a braccetto con continue violazioni dei diritti umani e pratiche totalmente lesive delle più basilari norme di rispetto dell’ambiente. Però...». Però? «Però, quando si danno un obiettivo, che sia di politica economica o sociale, lo perseguono con risorse e una disciplina capaci di fare la differenza. Se il piano quinquenna­le punta sulla cultura, sono capaci di aprire 100 grandi musei in altrettant­e città e portare le loro università in posizioni di tutto rispetto nei ranking mondiali. Speriamo si concentrin­o, rapidament­e e alla stessa maniera, sul cambiament­o climatico...».

Una delle cose più belle che avete fatto con Intek è Dynamo Camp a Limestre (Pt), nella vecchia magione di Luigi Orlando, patron di SMI.

«Una storia di cui andiamo fieri: ospitiamo oltre 1.200 bambini all’anno, colpiti da malattie gravi, nella loro fase di postospeda­lizzazione. Periodi brevi di vacanza in cui possono vivere un’esperienza di divertimen­to e serenità insieme a ragazzi come loro». Facendo cose bellissime. «Ragazzini in carrozzina si arrampican­o fino a 12 metri di altezza, fanno programmi radio, musical, cavallo, piscina. Nell’Art Factory, creano progetti insieme con artisti di grande livello. Emozionant­e». Chi erano i suoi genitori? «Un imprendito­re del ramo calzaturie­ro, Marcello, e un’insegnante di diritto alle superiori, Loreta Maroncelli. Una donna bella e indipenden­te che ha sposato un uomo intelligen­te, di grande cultura e apertura mentale. Amavano i viaggi: ogni agosto si partiva un po’ alla ventura, su una grande Fiat 130, io e mia sorella Roberta sul sedile di dietro pieno di giocattoli. Abbiamo girato tutta l’Europa, anche i Paesi del blocco comunista negli anni ‘70. Ho imparato molto».

Si finisce brindando con Acqua Dynamo, prodotta a Careggine, Montagna pistoiese, in bottiglie di plastica dal design accattivan­te. «Tutto per finanziare Dynamo camp», dice. Buona acqua toscana nel cuore di Milano. Cin.

 L’incontro Ho conosciuto Andrea in vacanza a Castiglion­e della Pescaia, da allora non ci siamo più lasciati Il ricordo A mio padre piaceva viaggiare, ci portava in giro per l’Europa con la sua Fiat 130  La solidariet­à Dynamo Camp è un’esperienza molto emozionant­e, per noi e per tanti bambini

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 ??  ?? Diva Moriani fotografat­a da Stefania Malapelle
Diva Moriani fotografat­a da Stefania Malapelle
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