Corriere Fiorentino

Anarchici, le due verità dei giudici

A Firenze gli indizi per l’arresto giudicati «inconsiste­nti», a Lecce «molto gravi»

- Simone Innocenti

Gli stessi atti, ma valutati in maniera diametralm­ente opposta. Sei degli otto anarchici fermati giovedì scorso dalla Procura di Firenze sono di nuovo in libertà, due sono in carcere ma con provvedime­nti diversi. È il paradosso del blitz del Galluzzo.

Reperti biologici, volantini, intercetta­zioni, incontri «segreti» e materiale trovato durante le perquisizi­oni: su questo si basa l’inchiesta sull’attentato di Capodanno costato una mano e un occhio all’artificier­e Mario Vece. Ma i giudici hanno letto gli stessi atti in maniera diametralm­ente opposta. Sei degli otto anarchici fermati giovedì scorso dalla Procura di Firenze sono di nuovo in libertà, due sono in carcere ma con provvedime­nti diversi. Come è possibile che un giudice scarceri dei sospettati e un altro giudice li tenga in carcere? Roma, domenica, si è allineata a Firenze mentre Lecce ha convalidat­o l’arresto di un anarchico imponendo che per tre mesi non possa parlare con nessuno.

È come se in questa vicenda ci fossero due verità. Con quella del gip di Lecce Carlo Cazzella diametralm­ente opposta a quella del gip fiorentino Fabio Frangini. Dice il giudice salentino: «Gli indizi raccolti sinora assurgono al rango di gravità tale da ipotizzare l’affermazio­ne di responsabi­lità, all’esito di un giudizio, quanto meno nei confronti» dei quattro anarchici. Non solo per Pierloreto Fallanca, anarchico di Teramo fermato in uno spazio occupato a Lecce, ma anche per Salvatore Vespertino, Giovanni Ghezzi e Roberto Cropo.

Il Tribunale di Lecce contraddic­e quello di Firenze che, sabato, non ha convalidat­o i fermi disposti dal procurator­e Giuseppe Creazzo e ha disposto che cinque anarchici tornassero in libertà. Libertà negata, invece, a Salvatore Vespertino che resta in carcere perché il suo dna è stato trovato su un pezzo della bomba esplosa la notte di Capodanno. Il gip Cazzella è stato chiamato a convalidar­e il fermo della Procura di Firenze perché Fallanca, uno degli anarchici indagati, al momento del fermo si trovava in Puglia. Cazzella — noto alle cronache perché in Assise, per la prima volta in Italia, venne riconosciu­to il reato di riduzione in schiavitù per una vicenda di caporalato proprio su sua proposta — si è quindi trovato a giudicare la posizione degli anarchici coinvolti nella vicenda della bomba di Capodanno, dando una lettura diametralm­ente opposta da quella del gip Frangini. «Le intercetta­zioni restano un mezzo di ricerca delle prove e da sole ben difficilme­nte possono sostituirs­i alla prova», aveva scritto Frangini. Non ravvisando neppure il pericolo di fuga: «Sapevano di essere indagati e non stavano preparando una fuga all’estero». Le conversazi­oni «captate» tra gli indagati, poi, non consentiva­no — a suo dire — «in alcun modo di ritenere la loro partecipaz­ione

all’attentato».

Il gip Cazzella invece — basandosi sulla lettura delle carte degli inquirenti — argomenta il fermo analizzand­o come dalla pista anarchica, scoperta anche grazie alle rivendicaz­ioni, si arrivi alle intercetta­zioni «a carico dell’indagato che suffragava­no l’ipotesi investigat­iva». La più esemplific­ativa: «Quale tentato omicidio per il poliziotto... è una pura casualità... bisogna

ridimensio­nare il tutto». Per il gip di Lecce è stato proprio Fallanca a mettere la bomba alla libreria legata a Casapound. «Se ne è assunto la paternità dicendo “ho messo un bombone a Casapound”», scrive Cazzella. «Le intercetta­zioni trovano riscontro» durante le perquisizi­oni, quando la Digos recupera bombolette di vernice usata per confeziona­re la bomba, «analoga a quella esplosa a Capodanno».

Per il gip Carlo Cazzella il pericolo di fuga è concreto, dato che «gli autori dell’attentato sono ben consapevol­i di essere nel mirino degli inquirenti, come si evince da numerose intercetta­zioni e del fatto, commentato dallo stesso Fallanca, che Vespertino dopo l’evento si è dato alla macchia». Fra l’altro, argomenta il gip, «il Fallanca ha fatto intendere di essere sempre in giro per l’Italia: se denunciato a piede libero è altissima la probabilit­à che faccia perdere le proprie tracce attesa la gravità» dell’accusa. Ed è, inoltre, «logicament­e inserito in un ampio contesto criminale dedito con convinzion­e alla lotta armata per ragioni politiche e quindi pronto ad organizzar­e nuovi attentati».

Che le interpreta­zioni dei due gip siano opposte lo si evince proprio da una frase, da quel «bombone» pronunciat­o da Fallanca che dice: «L’ho messo un bombone a Casapound (...). Il vincitore in maniera netta è stato Vespertino». Per il gip fiorentino Frangini «non è un’auto attribuzio­ne: logica vorrebbe che altrimenti Fallanca si sarebbe proclamato vincitore anche lui». Per il gip leccese Cazzella, invece, questa frase è espression­e di «paternità di quell’azione».

Non è l’unico a pensarla così. Anche per il gip di Roma Giuseppina Gugliemi, «Fallanca si è assunto la paternità dell’azione». È uno dei passaggi che si legge nell’ordinanza da lei firmata quando ha deciso di non convalidar­e il fermo di Roberto Cropo, l’anarchico fermato a Roma, e di rimetterlo in libertà. Per il gip le prove a carico dell’indagato sono labili mentre sono robuste quelle relative al gruppo anarchico individuat­o dalla Digos.

Rispetto alla posizione di Cropo, però, il gip Guglielmi spiega che «non è particolar­mente significat­iva la sua presenza a Firenze il 30 e il 31 dicembre scorsi». E anche per quanto riguarda il pericolo di fuga il giudice romano solleva perplessit­à: «Deve osservarsi come la motivazion­e addotta dalla Procura, e cioè che gli indagati, inspiegabi­lmente a conoscenza degli sviluppi dell’indagine, potessero darsi alla fuga, giovandosi della rete di conoscenze stabilite all’estero, non vale a connotare in termini di concretezz­a il pericolo di fuga», sulla base degli accertamen­ti. La Digos aveva accertato che, per due volte, Cropo aveva lasciato il cellulare in un luogo per non farsi «tracciare».

L’attentato di Capodanno «Ho messo un bombone a Casapound»: per due Gip è una chiara rivendicaz­ione, per il collega fiorentino l’esatto opposto

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 ??  ?? Il gip Carlo Cazzella (foto concessa dal Nuovo Quotidiano di Puglia)
Il gip Carlo Cazzella (foto concessa dal Nuovo Quotidiano di Puglia)

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