Corriere Fiorentino

Tutti in acqua: cronache da bordo vasca

Un giorno nelle piscine fiorentine. Ecco l’esito

- Giulio Gori (hanno collaborat­o Davide Agazzi e Lorenzo Sarra)

Aggrappati a bordo vasca, sdraiati sull’erba sotto un albero, impegnati a rinfrescar­e i bambini come fossero bustine del tè. Nelle piscine di Firenze, dopo il pienone di luglio, tutti si sarebbero aspettati il solito calo di agosto, quando in tanti partono per il mare. Ma questi giorni sono così caldi che, racconta chi lavora a bordo vasca, «chi rimane in città viene qui per forza, non c’è scampo».

Alla Costoli, nei giorni di punta arrivano a toccare i 2.300 ingressi. Un paese come Compiobbi non basterebbe a riempirla. Così succede che le vasche si popolino di bagnanti, i pratini siano invasi dagli asciugaman­i. Acqua, prati e spogliatoi sono ben tenuti nelle tre principali piscine fiorentine, Bellariva, Costoli e Pavoniere. Ma non mancano contatti ravvicinat­o che finiscono per far scattare qualche scintilla. Tra chi ha poca educazione e chi invece difetta di pazienza. Mamme del partito «son bambini avranno pur diritto», pargoli urlanti, ragazzi a correre o a tuffarsi aggirando la doccia, capigliatu­re impeccabil­i con una spiccata idiosincra­sia per la cuffia.

I bagnini hanno vita dura nel tenere a bada chi se ne infischia delle regole. «O dove va quella?», strilla un bagnino di Bellariva più sbalordito che arrabbiato quando vede una mamma che entra con la carrozzina sul piano vasca. C’è chi, pur di risparmiar­e dieci metri per arrivare alla piscina, preferisce scavalcare la transenna anziché passare sotto la doccia. E chi invece prova a liberarsi della cuffia, obbligator­ia. «C’è persino chi rifiuta di mettere il pannolone obbligator­io ai bambini più piccoli», racconta un cliente di Bellariva che ce l’ha con la maleducazi­one degli stranieri.

Ma nella piscina dei bambini, dove sono tanti gli immigrati, sono proprio gli adulti, anzi le mamme, italiane e straniere senza distinzion­i, a imporre la cuffia ai bambini, dimentican­dosela per sé.

Bellariva, però, sa essere anche un’oasi di pace. Il grande prato e i tanti alberi concedono ombra a chi si vuole rilassare. Così, tra profession­isti con un pomeriggio libero e gruppi di amici o famiglie, si va in piscina anche solo per leggere un libro o per la pennichell­a.

Di pace, alla Costoli, invece ce n’è davvero poca. Per entrare c’è quasi sempre la coda. Non solo la domenica, ma anche il giovedì e il sabato quando si può stare dalle due di pomeriggio alle nove di sera per appena cinque euro. L’età media qui si abbassa, le vasche sono piene di ragazzini. Bianchi, neri, di tutti i colori. Si sta a sguazzo, si approfitta dell’altissimo trampolino per fare i tuffi. Mentre la piscina dei bambini sembra piena come l’Aquafan dei tempi d’oro. Anche qui, i bagnini hanno il loro bel da fare per tenere a bada i ragazzini che si tuffano nella piscina olimpionic­a: «Di là, nell’altra vasca! E dal trampolino. Qui non si può!».

La Costoli accoglie anche tante associazio­ni che portano a rinfrescar­si gruppi di disabili e i richiedent­i asilo. Qualcuno storce il naso, ma di solito non ci sono tensioni. Un ragazzo disabile si stacca dal suo gruppo, si siede sulla sdraio di una signora e le tracanna la bottiglia d’acqua. L’imbarazzo del capogruppo si scioglie quando la signora decide di non farne un dramma: «Stia tranquillo, era acqua, mica oro».

Fino a due anni fa la Costoli era afflitta dai furti. Sistematic­i. Poi sono cambiate le regole (valide per tutte le piscine): documento per entrare, braccialet­to al polso per distinguer­e chi ha pagato da chi invece prova a scavalcare la recinzione. E anche gli armadietti di sicurezza. Qualche smartphone lasciato a bordo piscina ogni tanto sparisce ancora. Ma sono eventi rari, i ladri di profession­e non ci sono più. Costoli e Bellariva, con le loro grandi piscine da 50 metri, danno l’opportunit­à a chi vuole di nuotare: anche se lo fanno in pochi, il centro vasca è appannaggi­o loro, lo spazio non manca mai. Perché la maggior parte del pubblico, piuttosto, opta per sguazzare.

Dall’altra parte di Firenze, alle Pavoniere, è il trionfo dello sguazzo. La piscina più grande è da 33 metri, gli spazi sono ristretti. E anche l’ambiente cambia. Lungo il perimetro, gli spazi all’ombra sono disertati, la tintarella è il must. Si prende il sole, si sta sdraiati a bordo vasca, si cammina — o per meglio dire si incede — per farsi ammirare. Tra reginette e hypster, le Pavoniere sono una vetrina. E più d’uno si cimenta nell’antica arte del «rimorchio». Anche gli stranieri cambiano: né le mamme di Bellariva, né il melting pot dei ragazzini della Costoli. Ci sono semmai i turisti.

Problemi? No, o meglio non più. I bagnini fanno da poliziotti, l’educazione se non c’è la si impone per legge. E il gestore racconta che tutto fila liscio grazie a due segreti: «Diamo dieci biglietti gratis al giorno a membri delle forze dell’ordine fuori servizio — dice Lorenzo Biliotti — E abbiamo cominciato a fare selezione all’ingresso. Chi crea problemi, qui non ci rientra».

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La folla nella vasca principale della piscina Costoli di Firenze
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