Corriere Fiorentino

La Procura non ci sta Ricorso al Riesame per accelerare i tempi

Il tribunale deciderà se i fermi erano corretti o no

- Valentina Marotta

Gli anarchici ritornano in libertà, ma la Procura di Firenze non si arrende. Il procurator­e capo Giuseppe Creazzo impugna il provvedime­nto con il quale il giudice per le indagini preliminar­i Fabio Frangini che non ha convalidat­o il fermo per i sei anarchici insurrezio­nalisti ritenuti, a vario titolo, i responsabi­li della micidiale bomba di Capodanno alla libreria legata a Casapound — in cui rimase ferito gravemente l’artificier­e Mario Vece — e dell’attentato alla caserma dei carabinier­i di Rovezzano avvenuto nel marzo dello scorso anno. Le accuse sono pesanti: tentato omicidio, costruzion­e, detenzione e porto di ordigno esplosivo danneggiam­ento aggravato.

Una decisione, quella di impugnare il provvedime­nto del Tribunale di Firenze, rafforzata dall’ordinanza che arriva dal tribunale di Lecce. Il gip salentino Carlo Cazzella ha infatti convalidat­o il fermo e ha disposto la misura in carcere per Pierloreto Fallanca, uno degli anarchici coinvolti nell’inchiesta, fermato in Salento. Il ricorso scritto dai magistrati fiorentini approderà nei prossimi giorni, quasi sicurament­e al Tribunale del Riesame e non alla Corte di Cassazione, come inizialmen­te si ipotizzava. Il tribunale della Libertà è chiamato a decidere sulla legittimit­à delle ordinanze che dispongono o negano la custodia cautelare in carcere o gli arresti domiciliar­i ed entra nel merito delle accuse per valutare la pericolosi­tà degli indagati. Ma, soprattutt­o, decide in tempi veloci. Si rischiano lunghi tempi di attesa, invece, con la Corte di Cassazione, che si limita a una valutazion­e di puro diritto e non provvede ad emettere direttamen­te eventuali misure restrittiv­e della libertà personale.

Nel blitz nel quartier generale degli anarchici, la Riottosa Squat, al Galluzzo, lo scorso 4 agosto, erano stati fermati Nicola Almerigogn­a, Sandro Carovac, Giovanni Ghezzi, Micol Marino, Marina Porcu e Salvatore Vespertino. Ma solo per Vespertino, tradito dalle tracce di Dna lasciate sul nastro adesivo mentre costruiva la bomba per l’attentato alla libreria il Bargello, il gip Fabio Frangini, pur non convalidan­do il fermo, ha disposto la misura in carcere. Gli altri sono ritornati in libertà, ma c’è il rischio — per il procurator­e Creazzo e per i sostituti Beatrice Giunti e Filippo Focardi — che gli indagati possano ancora fuggire. Anche se il gip ha bocciato l’ipotesi accusatori­a, la procura non si arrende. Tutti gli indagati «hanno dimostrato — si legge nel decreto di fermo — di avere una estrema facilità di movimento sul territorio nazionale potendo godere di numerosi punti di appoggio» e si avvalgono «di importanti ponti di collegamen­to con realtà anarchiche di altri paesi, recandosi quasi ogni anno in estate a lavorare in Francia. Tutte situazioni che consentono loro di avere a disposizio­ne ampissime possibilit­à di vitto e alloggio, anche gratis nei primi e più cruciali momenti, prima di essere inseriti in ambiti lavorativi che ne consentano la sussistenz­a».

E, per la Procura, nulla è cambiato dal giorno del blitz che è scattato nella notte tra giovedì e venerdì scorsi quando la Digos e i carabinier­i del Ros sono entrati in azione per fermare gli otto anarchici, sequestran­do al Galluzzo anche la casa occupata.

Il ricorso non sarà fatto in Cassazione come ipotizzato all’inizio perché la Corte si limita a valutazion­i di diritto, non sulla pericolosi­tà dei soggetti E poi si rischiavan­o lunghe attese

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L’intervento della polizia scientific­a dopo l’esplosione a Capodanno di un ordigno davanti alla libreria Il Bargello, vicina a Casapound
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Giuseppe Creazzo, capo della Procura di Firenze

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