Corriere Fiorentino

UNA MADONNA SEMPRE PIÙ PICCOLA PICCOLA

- di Roberto Barzanti

Il drappellon­e del Palio — il serico stendardo dipinto da consegnare alla Contrada vincitrice — è diventato un rebus. Chi riceve dal Comune l’incarico di prepararlo si trova spesso a malpartito nel combinare in un coerente impianto iconografi­co citazioni araldiche e scene allegorich­e intonate al tema da sviluppare.

Eppure l’oggetto del desiderio non richiedere­bbe arrovellam­enti bislacchi. A luglio è da tempo immemore dedicato alla miracolosa Madonnina venerata in di Provenzano, ad agosto all’Assunta. Ma a queste tradiziona­li dediche obbligate si sono aggiunti richiami — non dediche come volgarment­e si dice — a personaggi celebri, a episodi memorabili, a vicende contempora­nee, in coincidenz­a con anniversar­i e ricorrenze. Questa volta il sindaco per giunta ha voluto affidare l’opera ad un’artista inglese per ribadire, nonostante la Brexit, lo stretto legame che Siena ha intrattenu­to e intrattien­e con il mondo anglosasso­ne. La ricerca di una firma adatta alla bisogna è stata laboriosa. Infine, per vie diplomatic­he, è stata chiamata alla ribalta Sinta Tantra, che è nata a New York nel 1979, vanta origini balinesi e si è fatta le ossa studiando a Londra e realizzand­ovi murales ed installazi­oni di bell’effetto. Tra le quali spicca la caleidosco­pica decorazion­e di un ponte multicolor­e a Canary Wharf. Come se non bastasse costei è stata incaricata di inserire nel trofeo un omaggio allo scultore Giovanni Duprè, nel secondo centenario della nascita. Una targa apposta sulla sua casa natale, nella Contrada dell’Onda, rammenta «ai figli del popolo a che riesca la potenza del genio e della volontà». E di volitiva e virtuosist­ica abilità accademica Duprè poté esibirne a bizzeffe. Sinta Tantra ha visitato musei e osservato spazi per fare del suo lavoro qualcosa di sitespecif­ic. Alla resa dei conti è riuscita solo a metà a presentare un drappellon­e dotato di equilibrio e capace di esercitare l’attrazione necessaria. Il rebus era di troppo ardua soluzione. Peccato, perché l’idea di partenza è buona, derivata direttamen­te dagli affreschi del Pinturicch­io della Libreria Piccolomin­i in Duomo. Anche la palma che svetta sulla sinistra è una schietta e intelligen­te citazione, che immette una nota di esotismo domestico nella verticalit­à del «cencio». Così l’arco in alto, in cui sono inseriti dei barberi, come tarsie di marmi preziosi. Al centro, in un concio, la figura dell’Assunta, costretta e sbiadita. E poi c’era il problema di Duprè. Sinta se l’è cavata disegnando la Saffo abbandonat­a: un commesso marmoreo da pavimento della cattedrale. Perché riprodurre la melanconic­a poetessa a tratto, formando così una vasta zona bianca che rende sbilenco il drappo, eseguito — occorre riconoscer­lo — con fredda maestria e sicura passione? Sarebbe l’ora che la committenz­a riflettess­e più attentamen­te sui criteri di scelta. Occorre accordare a chi deve misurarsi con una sfida già ardua in partenza una più ampia libertà creativa.

 Una sfida ardua Il Comune dovrebbe accordare a chi si misura con il «cencio» maggiore libertà creativa

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