Clima, smog e cantieri La lotta degli alberi di città
Perché e come si decide il taglio di un albero?
Firenze ha 74.000 alberi e tutti vengono controllati periodicamente, in un arco di tempo che va da 5 anni ad un anno. Se i tecnici rivelano anomalie o problematicità i controlli successivi avvengono in intervalli più brevi. Ogni albero ha una scheda detta Vta (valutazione della stabilità) che analizza la sua stabilità ed il livello di rischio ad essa collegata. Se il pericolo o il rischio è immediato si interviene; altrimenti si opera con programmi di abbattimenti e reimpianti, come quelli per viale Corsica, viale Guidoni e viale Belfiore, con più alberi piantati (800) rispetto a quelli tagliati (280).
Perché si tagliano anche alberi in classe B, cioè con qualche anomalia ma non a rischio?
Il livello di rischio viene calcolato in base a più criteri. In natura i processi sono dinamici e occorre considerare l’evoluzione del rischio e lo stress cui ciascun albero è sottoposto in città a causa del traffico, dello smog e del clima. Il rischio è dovuto allo stato della pianta, al posto dove si trova, se è in un parco o lungo una strada, ai cantieri, lavori o potature che possano aver disturbato l’albero, la sua chioma o le sue radici. Proprio i molteplici fattori fanno sì che non tutti gli alberi in classe B presenti a Firenze vengano abbattuti, ma solo alcuni.
Perché dopo gli abbattimenti vengono piantati alberi giovani, piccoli e non quelli già maturi come accade invece in Inghilterra e nei Paesi del Nord Europa?
Le dimensioni degli alberi da reimpiantare sono scelte di caso in caso, tenendo conto del fatto che più una pianta è piccola più ha possibilità di attecchire e crescere bene, con meno stress ambientale. Lungo le strade le alberature devono essere abbastanza grandi, anche se giovani. Nei Paesi del Nord Europa gli alberi vengono reimpiantanti più adulti per due motivi: un clima diverso, più umido e con più pioggia, che favorisce l’attecchimento; e maggiori risorse che permettono in quei Paesi una manutenzione da sempre più accurata e frequente.
Come vengono scelti gli alberi da piantare e perché sono diversi rispetto al passato?
L’amministrazione comunale ha rapporti con il Cnr e con l’Università di Firenze per la gestione del verde pubblico e per studiare quali siano le piante più adatte alla città. Fermi restando i vincoli storici e paesaggistici — in viale Torricelli sono stati messi nuovi pini, in viale Michelangelo nuovi cipressi — si opera per allargare la biodiversità e favorire le piante autoctone, ma soprattutto quelle più resistenti alle malattie, come i platani che non vengono attaccati dal «cancro». Si scelgono piante che rispondono meglio ai mutamenti climatici, che richiedono meno acqua e hanno meno bisogno di manutenzione. Si privilegiano alberi, come i peri, che crescono rapidamente, ornamentali, e con radici verticali che non danno problemi all’asfalto e alla salute delle stesse piante.
Il tasso considerato normale è del 2% l’anno e a Firenze negli ultimi anni è stato rispettato, per circa 2.000 alberi impiantati annualmente, con stanziamenti nel 2017 per 5,5 milioni di euro. Tali operazioni vengono effettuate con una sfasatura temporale, anche per rispettare i cicli naturali vegetativi: il taglio viene effettuato in agosto, anche per diminuire l’impatto sulla circolazione, il reimpianto in autunno quando ha più probabilità di dare buoni risultati.
Perché si tagliano tutte le piante assieme e l’intervento non viene frazionato in più anni per avere meno impatto?
Il primo motivo è che se le piante sono a rischio è giusto intervenire per eliminare tale rischio prima possibile, per garantire la sicurezza. Il secondo è che lungo una strada gli alberi rispondono agli eventi atmosferici come i ciclisti quando sono in gruppo: tutti assieme resistono meglio a vento e bufere, mentre se ci sono alberi piccoli e grandi gli effetti climatici sono più accentuati.
Perché in viale Morgagni gli alberi piantati quasi 10 anni fa, prima dei lavori della tramvia, sono così piccoli?
Quei tigli sono cresciuti effettivamente meno del normale. Le potature delle chiome, necessarie per la vicinanza alle case, hanno frenato al loro crescita normale; e la presenza di tanti sottoservizi, anche per predisporre il passaggio della tramvia, hanno ostacolato lo sviluppo delle radici.
Si tratta di un’eredità del passato, quando venivano eseguite le «capitozzature» con una tecnica che non si usa più. Questo tipo drastico di potature faceva sì che le piante non potessero più crescere oltre e quindi ancora adesso in questi casi si deve intervenire per mantenere le piante nella sagoma e nella chioma che ormai hanno. Il Comune dal 2013 ha adottato linee guida sulle potature, di concerto con l’Ordine degli agronomi e ingegneri forestali, che riguardano sia gli interventi pubblici che quelli privati che gli appalti. E dal 2016 tali linee sono diventate obbligatorie con l’approvazione del nuovo regolamento sugli alberi.
(risposte della Direzione Ambiente di Palazzo Vecchio)