Il mio X-Factor da ribelle
Fenomeno pop del momento, Levante sarà tra i giudici del talent show «Io cantautrice impegnata? No, canto solamente quello che penso e ho paura della stupidità»
Il sole sorge a Levante, e con lei un sorriso di speranza: «Credo che la sensibilità, le persone sensibili, con o senza cultura, salveranno il mondo». Levante ha un dono, probabilmente innato: incarna l’anima spensierata di un nuovo modo di pensare alla canzone italiana, di chi mette in versi con semplicità e allegria anche la rabbia e la malinconia più bui.
È il pop che fa l’occhiolino, sexy e ammiccante, alla canzone d’autore. Ma soprattutto, Levante — al secolo Claudia Ragona, siciliana — è uno dei fenomeni musicali più significativi del momento: uno dei (rari) casi di cantanti che piacciono al grande pubblico, quello che segue la musica solo in tv, ma non fanno storcere il naso agli intellettuali da «le canzoni sono cose serie».
Tre album di buon successo in tre anni, una manciata di singoli che spaccano in radio: Alfonso, Cuori d’artificio, Le lacrime non macchiano, Pezzo di me. Tutti colpi andati a segno. Adesso la attende la sfida più intrigante: sarà giudice di X Factor dopo averlo snobbato per anni, forte della sua gavetta. «Non l’ho neanche mai visto», sostiene. Per Claudia, la ragazza simpatica e sfacciata che dall’ascensore di Alfonso mandava amorevolmente tutto il mondo a quel paese, la musica è davvero una cosa seria. «Ho paura della stupidità, non esiste cura contro di essa». E alla stupidità risponde con rabbia, sfottò, graffi e carezze ben dosate. Tutto sotto forma di canzoni orecchiabili ed efficaci, ma confrontandosi spesso con argomenti spinosi come il rapporto tra social network e terrorismo (Non me ne frega niente), la violenza sulle donne (Gesù Cristo sono io), l’omosessualità (Santa Rosalia).
Domani sera (ore 22) sarà sul palco di Festambiente, la festa di Legambiente a Rispescia, nel Parco della Maremma grossetana. È una degli artisti più attesi della rassegna estiva che ha visto passare anche Edoardo Bennato e Vinicio Capossela.
Ha appena compiuto 30 anni e questa è la stagione della sua consacrazione. Non solo è brava. Ma anche bella, sensuale, accattivante. Anche se lei non sembra darci peso: «Che l’artista sia brutto o sia bello — scherza Claudia — gira comunque con lo specchio. Le persone si affezionano anche al nostro corpo, ai nostri difetti, alle nostre caratteristiche». Il rapporto con il suo corpo «è conflittuale, non mi amo» ma «ci sono momenti in cui mi scorgo in un riflesso e ne rimango colpita, perché nelle mie imperfezioni ritrovo la mia inimitabile unicità, che tutti abbiamo».
Non deve ringraziare «né i talent e nemmeno Youtube» se ho potuto raggiungere un vasto pubblico. Preferisce ringraziare «la musica che ho scritto e le persone che mi hanno supportato» anche se «inizialmente pochissime radio». Levante si appresta a varcare le soglie della televisione e del talent «grazie a tutti i live fatti, a tutte le volte che ho suonato davanti a dieci persone o dieci mila». Solo così, «passo dopo passo, ho raggiunto chi oggi ascolta e legge i miei lavori». Dice «legge» perché nel frattempo ha pubblicato anche un romanzo: Se non ti vedo non esisti (Rizzoli). Nel 2010 ha rifiutato di partecipare a X Factor. Sette anni dopo torna «sul luogo del delitto» ma da vincitrice. «“Tornare” però è un termine scorretto — puntualizza — perché non ci sono mai andata, e devo ammettere che dall’altra parte del tavolo le cose sono altrettanto rischiose». L’esperienza fatta fino a oggi «è stata divertente e formativa, sto imparando moltissimo» anche se «per quel che concerne i percorsi musicali, ognuno ha il suo, tanto è sempre il tempo a dare delle risposte e la musica che fai racconta molto di te».
Cosa è cambiato in questi sette anni tanto da provarle un’inversione a U così netta? Sostiene semplicemente di aver «cambiato idea». Ma «non sul mio percorso, l’ho cambiata su quello degli altri». Nel senso che adesso «non mi faccio più problemi sulla provenienza di un artista». Precisa che «di certo, la mia è autentica al 100 per cento» ed «esistono assolutamente ancora delle alternative valide: conta il talento che è cosa ben diversa». Insomma: «Ho solo smesso di storcere il naso davanti a certi palchi». Siederà sulla poltrona di giudice accanto a Manuel Agnelli, Fedez e Mara Maionchi, per i quali ha parole al miele: «Amo tutti e tre. Sono persone carinissime, belle e piene di difetti proprio come me».
Con i social «ho un rapporto controverso, una volta utilizzavo Facebook per raccontarmi e sono finita su diverse tesi di laurea per il modo in cui affrontavo la comunicazione. Oggi ne ho preso largamente le distanze e dopo i fatti del Bataclan ho compreso che mezzo pericoloso sia. Non sono d’accordo sul fatto che tutti possano dire tutto nel modo in cui gli pare, esiste un codice di comportamento nella vita che bisognerebbe applicare anche sul web. Siamo molto lontani dalla civiltà in questo senso».
In Non me ne frega niente infatti «critico proprio quell’approccio aggressivo e senza rispetto che la gente si permette di assumere perché protetta dalla tastiera. Poi, nella vita reale, ce ne fosse uno che ha il coraggio di dire la propria opinione mettendoci la faccia». In questo senso anche Levante può essere annoverata tra quegli artisti, un tempo li avremmo definiti cantautori, quelli «impegnati» che scrivono musica perché hanno qualcosa di significativo da dire. La figura del cantautore è molto cambiata in questi anni, si è confusa nel mondo del pop. Ma lei non se ne cura: «Io corro nella mia corsia per il desiderio di raccontare quello che sento di dire. Quello che accade nelle corsie accanto non è mia responsabilità». Però, ci pensa, «mi stomaca non poco l’idea di definirmi “impegnata” solo perché dico come la penso. L’impegno vero è sul campo, il resto sono opinioni». Nella speranza però, «che certe riflessioni arrivino anche a chi non le fa e magari accendano un faro nel caso in cui sia tutto spento».
I social? Una volta li usavo, oggi ne ho preso largamente le distanze: penso siano pericolosi