DISUMANITÀ E DIPLOMAZIA
Ma è lecito trattare con umanità chi si comporta in maniera disumana? Sì, è vero, non sarebbe corretto cominciare un articolo con un’avversativa. Eppure, dinanzi a un evento avverso a ogni logica come l’assassinio di Niccolò Ciatti, massacrato a Lloret de Mar da un gruppo di ceceni richiedenti asilo, saltano tutte le regole: della stilistica come della sintassi umanitaria. La grammatica dell’accoglienza ha comportato sinora l’accettazione provvisoria di tutti i profughi, reali o sedicenti. Ma questo accoglimento non prevede l’immediata verifica della congruenza fra motivazioni addotte e comportamenti. Quando ci si accorge che fra le une e gli altri esistono vistose difformità è troppo tardi. Tanto per fare un esempio la maggior parte dei profughi del Gambia si dichiarano appartenenti alla minoranza cristiana perseguitata. Molti sono sinceri credenti, altri, anche a Firenze, praticano lo spaccio. Peccato che fra le sette opere di Misericordia previste dal Catechismo non vi sia fornire eroina ai disperati. Perché continuare a difenderli come perseguitati? A maggior ragione chi fugge da una regione come la Cecenia, devastata dalle opere del dio Marte, e poi, accolto in Fancia, si dedica alle arti marziali, legittima qualche sospetto. È vero che i maestri di queste discipline insegnano per prima cosa che certe tecniche servono solo per autodifesa, ma sono passati da un pezzo i tempi in cui John Ford girava Un uomo tranquillo, con l’ex campione di boxe John Wayne che sfida il disprezzo della moglie pur di non ricorrere ai pugni proibiti contro i prepotenti. E poi la Cecenia di oggi non è l’Irlanda degli anni ’50. Certo, teppisti, violenti, spacciatori non sono solo merce d’importazione: il branco autoctono si può scatenare a Grosseto come a Viareggio. Ma, proprio perché certi sottoprodotti della controcultura dello sballo li abbiamo già a chilometro zero, perché cercare merce d’importazione?
Come risposta alle reticenze del governo egiziano sul caso Regeni l’Italia ha aperto una crisi diplomatica con un paese del Vicino Oriente con cui possiamo vantare storici legami culturali ed economici. Nel trattare il caso Ciatti, la magistratura spagnola ha fatto forse di peggio: ha lasciato in libertà almeno un complice del killer. Ritireremo il nostro ambasciatore a Madrid? Certo, il povero Regeni era borsista a Cambridge, Ciatti faceva l’ortolano. Ma la difesa della dignità nazionale e la ricerca della giustizia non conoscono confini di classe, né scolastica né sociale.