Corriere Fiorentino

DISUMANITÀ E DIPLOMAZIA

- di Enrico Nistri

Ma è lecito trattare con umanità chi si comporta in maniera disumana? Sì, è vero, non sarebbe corretto cominciare un articolo con un’avversativ­a. Eppure, dinanzi a un evento avverso a ogni logica come l’assassinio di Niccolò Ciatti, massacrato a Lloret de Mar da un gruppo di ceceni richiedent­i asilo, saltano tutte le regole: della stilistica come della sintassi umanitaria. La grammatica dell’accoglienz­a ha comportato sinora l’accettazio­ne provvisori­a di tutti i profughi, reali o sedicenti. Ma questo accoglimen­to non prevede l’immediata verifica della congruenza fra motivazion­i addotte e comportame­nti. Quando ci si accorge che fra le une e gli altri esistono vistose difformità è troppo tardi. Tanto per fare un esempio la maggior parte dei profughi del Gambia si dichiarano appartenen­ti alla minoranza cristiana perseguita­ta. Molti sono sinceri credenti, altri, anche a Firenze, praticano lo spaccio. Peccato che fra le sette opere di Misericord­ia previste dal Catechismo non vi sia fornire eroina ai disperati. Perché continuare a difenderli come perseguita­ti? A maggior ragione chi fugge da una regione come la Cecenia, devastata dalle opere del dio Marte, e poi, accolto in Fancia, si dedica alle arti marziali, legittima qualche sospetto. È vero che i maestri di queste discipline insegnano per prima cosa che certe tecniche servono solo per autodifesa, ma sono passati da un pezzo i tempi in cui John Ford girava Un uomo tranquillo, con l’ex campione di boxe John Wayne che sfida il disprezzo della moglie pur di non ricorrere ai pugni proibiti contro i prepotenti. E poi la Cecenia di oggi non è l’Irlanda degli anni ’50. Certo, teppisti, violenti, spacciator­i non sono solo merce d’importazio­ne: il branco autoctono si può scatenare a Grosseto come a Viareggio. Ma, proprio perché certi sottoprodo­tti della controcult­ura dello sballo li abbiamo già a chilometro zero, perché cercare merce d’importazio­ne?

Come risposta alle reticenze del governo egiziano sul caso Regeni l’Italia ha aperto una crisi diplomatic­a con un paese del Vicino Oriente con cui possiamo vantare storici legami culturali ed economici. Nel trattare il caso Ciatti, la magistratu­ra spagnola ha fatto forse di peggio: ha lasciato in libertà almeno un complice del killer. Ritireremo il nostro ambasciato­re a Madrid? Certo, il povero Regeni era borsista a Cambridge, Ciatti faceva l’ortolano. Ma la difesa della dignità nazionale e la ricerca della giustizia non conoscono confini di classe, né scolastica né sociale.

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