La lotta, l’alcol, la droga. E un’accusa di «assassinio»
Chi è Bissoultanov, il ceceno di 24 anni che ha sferrato il calcio mortale. Rischia 20 anni di carcere
La fuga dalla guerra civile e la passione per la lotta libera. È il ritratto di Rassoul Bissoultanov, il ventiquattrenne ceceno accusato di aver ucciso Niccolò Ciatti a pugni e calci la notte tra il 12 e il 13agosto in una discoteca della Costa Brava. Resterà in carcere con l’accusa di omicidio volontario, «assassinio», come dicono in Spagna: così ha deciso il giudice convalidando l’arresto. Rischia 20 anni di carcere. Indagati, ma rimessi in libertà, gli altri due ragazzi ceceni che sono accusati di aver partecipato alla feroce aggressione. Unico limite: non potranno abbandonare l’area Schengen. Da giorni gli investigatori sono al lavoro per ricostruire il passato di Bissoultanov. A rivelare spezzoni della sua vita sono soprattutto i social network: le immagini della guerra in Cecenia si alternano a quelle di combattimenti di lotta libera.
Bissoultanov lascia la Cecenia sei anni fa: doveva essere il viaggio dalla guerra alla libertà. Una tappa in Germania e poi l’approdo a Strasburgo, in Francia. E qui Bissoultanov chiede asilo politico. Si appassiona alla lotta libera, all’arte marziale mista, «Mma», pratica da combattimento che consente calci, ginocchiate e pugni. Per sei anni si allena semscoteca. pre nella stessa palestra. Partecipa ad alcune gare. Sale sul ring combatte e poi posta le immagini sui social network.
«È un ragazzo tranquillo, non ha mai causato problemi. Non posso credere a quanto è successo» dice il suo allenatore a Strasburg. Una vita senza scossoni fino all’altra sera, quando la sua strada incrocia quella di Niccolò. A Lloret de Mar Bissoultanov è in vacanza con amici. Come Niccolò. Una spallata tra di due, le scuse richieste dal ragazzo fiorentino. È sufficiente a far esplodere quell’assalto brutale svelato dalle immagini della telecamera di sorveglianza della di- Bissoultanov picchia senza pietà. Non si ferma nemmeno quando vede Niccolò a terra privo di sensi e gli sferra il colpo letale davanti all’indifferenza di un migliaio di ragazzi. Un comportamento ispirato dall’alcol e dalla droga, secondo il racconto dei suoi compagni, ma anche compatibile, per gli investigatori, con la formazione paramilitare. Potrebbe aver avuto un ruolo nella guerra civile cecena. Davanti al giudice il giovane ha pianto: «Non volevo fare una cosa così orribile» ha confessato.