LE PRIORITÀ (POLITICHE) DEL VESCOVO
Il sì del presidente della Cei Gualtiero Bassetti alle regole decise dal governo per le Ong ha fatto storcere il naso a quella parte del mondo cattolico favorevole ad un’accoglienza senza vincoli. Ma la strage di Barcellona rafforza la tesi di Bassetti che per difendere l’interesse del più debole «non possiamo correre il rischio — neanche per una pura idealità che si trasforma drammaticamente in ingenuità — di fornire il pretesto, anche se falso, di collaborare con i trafficanti di carne umana», come ha spiegato il presidente della Cei nell’omelia tenuta per san Lorenzo, il 10 agosto scorso. Omelia che rivela lati inattesi del prelato fiorentino, ben lontani da una certa immagine mite e paciosa. Abituato agli afflati del pastore ma anche ai doveri del governo degli uomini, Bassetti ha mostrato infatti un piglio deciso. È così emerso il suo background culturale e religioso che in estrema sintesi si riassume nella rigorosa fedeltà al Vangelo, mediata però dal rapporto con la realtà concreta degli uomini e delle situazioni storiche. Da Paolo VI a Giorgio La Pira, i suoi riferimenti ideali si inscrivono infatti nel cattolicesimo democratico che intreccia la profezia evangelica al realismo politico. Per usare un’immagine lapiriana: la Gerusalemme celeste alla Gerusalemme che è dentro alle nostre città. Le quali quotidianamente ci raccontano la complessità e persino il dramma dell’immigrazione, avvertito anche dal popolo che frequenta le parrocchie come un dramma umano che interpella la carità cristiana ma anche come un problema che attende soluzioni concrete dalla politica.
Da qui la svolta della Chiesa italiana nei confronti dei migranti: sì alla carità e all’accoglienza ma nel segno della responsabilità. Fermo restando, specifica Bassetti, che nel caso «si presentino circostanze di immediato pericolo di vita, va fatto tutto il possibile perché i migranti siano soccorsi e salvati. La vita è sacra e va difesa in ogni frangente».
Fra pochi giorni, il 24 agosto prossimo, saranno appena due mesi che il prelato nato in Mugello è stato nominato al vertice della Cei ma i primi passi appaiono sorprendenti. Non solo sugli immigrati, ma più in generale sul ruolo della Chiesa italiana. Che dopo l’incertezza e la titubanza seguita all’avvento di Papa Francesco (è noto che la maggioranza dei vescovi italiani avrebbero preferito il cardinale Scola), sta riacquistando la sua perduta centralità. «I cattolici devono tornare a contare», ha spiegato, in un’intervista a Repubblica, il cardinale Bassetti. Che proprio perché legato al Papa da un forte legame fiduciario può rivendicare, e ottenere da Francesco, piena autonomia nella gestione dell’episcopato italiano. Così che quella sui migranti è prevedibile che finisca per rivelarsi solo la prima tappa di un nuovo protagonismo della Chiesa italiana sotto l’egida del prelato fiorentino. Un protagonismo non politico, ma sociale e culturale: «La mia sensazione è che siamo di fronte ad una “nuova questione sociale” che investe non solo la sfera economica, ma anche quella antropologica, culturale e spirituale», sottolinea Bassetti nell’intervista citata. In cui indica anche tre priorità «irrinunciabili»: lavoro, famiglia e migranti. Priorità politiche. Da agenda Italia.