Corriere Fiorentino

La Storia mai raccontata

Un’insegnante alle prese con il primo giorno di scuola nella nuova classe E una domanda che spiazza i ragazzi: ma secondo voi gli esseri umani sono buoni o cattivi?

- Renzo Ricchi

L’anno scolastico era cominciato da poco e quella mattina stavamo aspettando la nuova insegnante di storia. Speravamo molto che fosse diversa da quella del passato, fissata con le date, i nomi, i luoghi: una vera persecuzio­ne. Per colpa sua la storia la odiavamo tutti.

La porta si aprì e lei entrò: «Buongiorno ragazzi» disse con una voce gentile e insieme allegra. E sedette in cattedra. L’intera classe era occupata ad osservarla. Era una donna sulla quarantina, dall’aria serena e leggerment­e distratta. La nostra curiosità però fu quasi subito interrotta dalla sua voce: «Secondo voi — chiese — gli esseri umani sono buoni o cattivi?». Rimanemmo interdetti: era uno strano modo d’iniziare il rapporto. Poiché nessuno rispondeva, parlò di nuovo lei: «Cioè: gli uomini preferisco­no il bene o il male?» Alberto, lo spilungone e il meno timido di noi, rispose: «A guardarsi attorno — disse — sembrerebb­e che preferisca­no il male. Guerre, attentati, femminicid­i, delinquenz­a, corruzione…».

«Hai ragione — mormorò lei. — Ma a voi piace questo mondo fatto di violenza, odio, milioni di sbandati?». Si levò un piccolo coro: «No davvero!». «E pensate che i vostri compagni delle altre classi la pensino come voi o che tifino per la malvagità?». «La pensano certamente come noi» ribadì Alberto. «Non c’è dubbio» disse Claudia. E in molti si pronunciar­ono d’accordo con loro con una selva di «sì!», «ci mancherebb­e!», «sicurament­e!»… Al che il volto dell’insegnante s’illuminò in un radioso sorriso: «E sono certa che i ragazzi cinesi, russi, americani, africani, insomma di tutta la Terra la pensino come voi, no?». In molti rispotanta Vittorio Carlesi «Senza titolo». Immagine tratta dall’archivio dell’Associazio­ne Nuova Tinaia Onlus sero affermativ­amente in vario modo.

Ormai il ghiaccio era rotto, ci aveva già conquistat­i. La nuova insegnante di storia era simpatica, anzi era una «ganza». «Quante ore abbiamo stamattina?» chiese lei. «Due» rispose un compagno. «Di seguito?». «Sì». «Ah, ecco. Grazie. Scusate ragazzi ma io co’ ‘sti orari faccio sempre casi…»

Si autocensur­ò. Non c’era dubbio: era quella giusta per noi. «Io — riprese lei — amo molto la storia perché in fondo parla di tutti quelli che ci hanno preceduto, i nostri padri e i nostri nonni fin dall’epoca delle caverne. Mi fa tenerezza pensare a tutte quelle persone care che non ci sono più e che in fondo erano come noi: avevano freddo, caldo, fame, paura, speranze, bisogno d’affetto… Ma a ogni epoca che si studia ho sempre pensato: tanti esseri umani hanno sofferto per la cattiveria di alcuni di loro eppure, preso uno per uno, nessun uomo e nessuna donna e nessun ragazzo era cattivo. Non vi sembra strano?». Tutti ci chiudemmo in un silenzio riflessivo. Perché quella donna aveva ragione: insomma, alla fine vinceva sempre il male? Il male che dava dolore a migliaia, a volte milioni di creature? «Punto a capo — fece lei. — Dunque: fondamenta­lmente l’uomo è buono o cattivo?». «Forse — si provò a rispondere il solito Alberto — vorrebbe essere buono ma non riesce a non essere cattivo». «D’accordo — convenne l’insegnante — ma a me preme capire questo: la nostra natura di fondo è buona o cattiva?». «Cattiva» esplose Stella, che aveva attraversa­to esperienze familiari molto negative. «No, buona» le fece eco Roberto.

«Ma lei, professore­ssa, — la provocò Alberto — cosa pensa? Cosa le ha insegnato la storia?». L’insegnante fece tre o quattro volte un gesto con l’in- dice della mano destra, come dire «tu hai colpito giusto». Rifletté qualche istante, quindi: «La storia ci dice che l’animo umano è fondamenta­lmente generoso e altruista.». «Ah sì?» rincarò la provocazio­ne Alberto. «Sì, — replicò lei — Sin dai tempi più antichi gli uomini hanno cercato di trasformar­e e migliorare le condizioni di vita di tutti, e soprattutt­o dei più deboli cioè dei bambini, delle donne e dei vecchi. Magari inconsciam­ente, ma volevano il loro bene, no? La stessa cosa si può dire per molte “invenzioni” o “scoperte”. Il fuoco, per esempio, è servito per riscaldars­i, illuminare la caverna, cuocere i cibi… Le abitazioni sulle palafitte, per difendersi dagli animali feroci… Anche il passaggio al tempo delle semine (che permisero di fare scorte di cibo) e dell’allevament­o, quindi a una vita sociale vissuta nei villaggi, con la possibilit­à di un rapporto più facile con i propri cari, cioè la famiglia… È bello il desiderio innato di stare insieme, sia pure nelle capanne, per aiutarsi l’uno con l’altro... L’invenzione della scrittura non rientra nella vocazione umana all’empatia, cioè al dialogo e alla conoscenza? E il rispetto per i morti? L’abitudine di molti popoli di seppellire i defunti insieme agli oggetti che erano loro più cari nella vita reale e quindi desiderava­no portarli anche nell’oltretomba, non è un indizio di grande affettivit­à, e anche di altruismo?». «Ma chi inventa o scopre cose nuove non lo fa per sé?» chiese Giovanna. «Sì ma anche per gli altri, no? Tutti infatti possiamo approfitta­rne. In casa vostra non ci sono il frigorifer­o, la lavatrice, la lavastovig­lie, il televisore? ...Il progresso è altruista». «Ma crea inquinamen­to» mi scappò detto.

«Bisogna imparare a progredire senza inquinare. Si può. In molte parti del mondo già si fa. Basta non dare troppa importanza ai soldi e voler bene ai nostri figli e ai nostri nipoti». «Però violenza e cattiveria ci sono sempre stati» replicò Giovanna. «Ma in fondo la maggior parte degli esseri umani le rifiutano, le condannano, le puniscono. Perché sono nate le leggi? Per creare una società giusta.». C’è ancora tanta ingiustizi­a dappertutt­o» mormorò Carlo. «Pensa se non ci fossero le leggi. Che comunque sono perfettibi­li».

«Spesso chi comanda cambia le leggi a proprio vantaggio ed è crudele» mormorò Elvira, che era ebrea.«È vero, — disse la prof — ma nessuno ha mai comandato per sempre. La storia è piena di dittatori violenti e sanguinari che però sono stati abbattuti. Da chi? Da chi voleva il bene… ». «Poi però tornano» fece ancora Giovanna.«Dobbiamo cercare di evitarlo. Comunque, non tornano per sempre. Subito inizia la trama dei buoni».

Cadde un silenzio — che durò qualche minuto — in cui tutti pensavamo, pensavamo … Ma eravamo anche contenti di avere avuto un’insegnante come quella. «Sì, — riprese la prof — credo fermamente che ci sia un senso universale del bene. Gli uomini debbono imparare a credere nella propria bontà. A esserne orgogliosi. Del resto, voi non siete altruisti? Studiate per voi stessi, d’accordo, ma anche per mandare avanti la società. Un infermiere non è un altruista? Un elettricis­ta non è un altruista? Certo, si lavora anche per avere di che vivere. Ma non è solo questo. Attorno a noi è pieno di gente che fa sacrificio di sé per gli altri. Pensate ai medici di frontiera, ai pompieri, a chi lavora con le ambulanze! — fece una breve pausa, quindi: — E io, non sono un’altruista? Sono qui per insegnarvi la storia…». Al che Alberto non resistette, s’alzò in piedi è proclamò: «No, prof, molto di più, molto di più». E in classe esplose un grande applauso.

Fu un attimo, gli occhi dell’insegnante luccicaron­o. Anche noi eravamo commossi.

3. Continua. Le prime due puntate sono uscite il 3 e il 9 agosto.

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