Ombre a San Siro
LA DISTANZA DA COLMARE
Ci sarà molto da lavorare su questa rinnovatissima Fiorentina. È vero che mancavano Chiesa e Badelj, oltre a Saponara, giocatori che potrebbero e dovrebbero migliorare la improvvisata squadra messa in campo a San Siro e condannata alla sconfitta, per la verità abbastanza prevedibile, nel giro del primo quarto d’ora. È vero, ma la distanza tra la Fiorentina vista ieri e quella che ci auguriamo di vedere fra qualche tempo (ma quanto?) è ancora talmente ampia da far ritenere che la preoccupazione sia più vicina della speranza. Le attenuanti non mancano, lo abbiamo detto, ma c’è una debolezza di fondo, in tutti i reparti, da autorizzare quel minimo, o quel tanto, di pessimismo che possiamo permetterci in questo momento. Per prima cosa il modulo. La Fiorentina è molto debole nei terzini, a cominciare da quel Maxi Olivera che continua in modo misterioso a resistere come titolare nonostante le sue prestazioni. Mentre ha due centrali validi (Astori e il nuovo acquisto Pezzella) e uno in fase di ritardato ambientamento (Vitor Hugo). Chissà se giocare a tre dietro non possa cambiare qualcosa in meglio. Ma, francamente, non sappiamo se questa sia soltanto una ipotesi da considerare o da lasciar perdere. Resta il fatto che la squadra vista ieri contro l’Inter è debole in tutti i reparti. Sì, spunta qualche individualità apprezzabile come Eysseric, a tratti lo stesso Veretout e volendo anche Gil Dias, che abbonda nel tunnel ma sembra avere un certo potenziale. E anche Simeone, lasciato troppo solo, potrà dare sostanza all’attacco. Ma tutto resta in una visione lontana, speriamo non molto lontana, da quella che deve essere una buona squadra di calcio. Rivoluzione, e va bene. Campagna cessioni vastissima. E può anche andare bene. Rinnovamento quasi totale. E potrebbe andare bene anche questo. Ma attualmente la squadra non c’è. In difesa è debole, a centrocampo emerge soltanto quando l’avversario glielo consente e argina pochissimo. In attacco la pericolosità è minima, anche se ieri sera c’è stato un periodo di discreto gioco e di apparente pericolosità, forse consentita più che altro dal riposo che si è presa l’Inter di Borja Valero, di Vecino ma soprattutto di Mauro Icardi.