Le pagelle dei turisti a Firenze: «Il mangificio? Una comodità»
Firenze giudicata da sessanta visitatori: male i servizi igienici e l’accesso ai musei I trasporti pubblici? Non li usano E il mangificio per loro è una comodità
Un test sul campo per capire i turisti che «abitano», anche per poco, la nostra città. Chi sono, cosa fanno, ma soprattutto cosa pensano della loro permanenza a Firenze. Oltre 30 interviste, oltre 60 persone ascoltate e con le quali ci siamo confrontati per due giorni su otto temi. Nessuna pretesa scientifica, non è una ricerca su un campione rappresentativo e non abbiamo usato tecniche assodate da sondaggi. Ma alcune tendenze, atteggiamenti, aspettative (confermate o disattese) sono evidenti. La prima è che Firenze è, e resta, un museo a cielo aperto e che visitarla è piacevole per tutti: anche per chi non si prepara. Che l’effetto «mangificio», che snatura l’identità della città, per i turisti è però un aspetto positivo, perché in viaggio si mangia (quasi sempre) fuori. Altro tema lampante: la promozione web, soprattutto della possibilità di prenotare online l’accesso ai musei, è a metà del guado: ancora poco sfruttata, nonostante potrebbe risolvere molti problemi ai turisti, alle istituzioni culturali (ed anche alla vita del centro storico), eliminando fenomeni come il bagarinaggio davanti agli Uffizi e all’Accademia. Bene i trasporti, o almeno quelli per turisti, perché la città se la fanno spesso a piedi (ma sui taxi qualche sottolineatura c’è, eccome). Scarsa l’informazione per chi arriva in città, un
disastro il rapporto con i servizi igienici. Una occasione sprecata la «differenziazione» dei motivi per cui venire, puntando su una offerta culturale (opera, eventi, vita notturna), perlomeno ad agosto. O forse interessa poco ai turisti in arrivo in questa fase di stagione, vista la preponderanza del peso dell’arte e del nostro patrimonio culturale, che oscura quasi tutto il resto. Ma pensare che per tutto agosto un turista non trovi facilmente uno spettacolo d’opera nella patria del melodramma, resta un vulnus da curare. Il bilancio complessivo resta comunque positivo: non abbiamo trovato neanche un turista che si sia lamentato al punto di dire «non torno più». Anzi, diversi — soprattutto tra gli italiani— ci hanno confermato che erano al loro secondo, terzo viaggio. E che hanno deciso addirittura di allungare la loro permanenza. Una tendenza confermata questa volta dalle statistiche (vere, scientifiche, ufficiali) del Centro studi turistici. Per fare di più e meglio sul fronte del turismo, la città deve affrontare i fronti aperti, con scelte che però partano dal reale, da come i turisti la vivono oggi. E il panorama che ci siamo trovati di fronte è pieno di spunti, da quello che già c’è ma è usato poco, a quello che manca proprio, a cose nuove su cui puntare per il futuro.