SENZA VESPA E FLORIS? POLITICI IN MONASTERO
D’estate vanno in ferie i Bruno Vespa e i Gianni Floris e i leader politici si trasferiscono chi nei talk show organizzati nelle feste dei partiti e nelle varie kermesse laiche, a cominciare dalla Versiliana.
Oggi Letta presenta il suo libro a Calci A Camaldoli dove andò pure Ingrao aspettano il ritorno di Prodi
E chi nei luoghi dello spirito: abbazie, certose, conventi e santuari. Da Camaldoli a Vallombrosa, la Toscana è da sempre un palcoscenico e un ritrovo per la politica e le sue svolte. Anche se, come tutti gli anni, lo squillo della ripresa politica lo ha dato Rimini con il meeting di Comunione e Liberazione, dove fino a domenica prossima i fedeli di don Luigi Giussani (molti i toscani) discuteranno intorno al tema «Quello che tu erediti dai tuoi padri, riguadagnatelo, per possederlo», tratto dal
Faust di Goethe. Tema colto e ambizioso, come si conviene a questi ritrovi agostani, ma lo svolgimento solitamente è molto ancorato all’attualità politica. Non a caso quest’anno ad aprire il meeting è andato il presidente del Consiglio Paolo Gentiloni. Dall’Adriatico al Tirreno. Allo squillo riminese di Gentiloni seguirà quello pisano dell’ex premier Enrico Letta. Che oggi, intervistato da Gianfranco Brunelli, direttore del Regno, rivista del progressismo cattolico, presenterà, nella Certosa di Calci, ex monastero certosino a dieci chilometri da Pisa, il suo ultimo libro, Contro venti e maree. Idee sull’Europa e sull’Italia. «Le Certose sono un forte richiamo all’Europa», spiega l’organizzatore dell’incontro, il parroco di Calci don Antonio Cecconi, ex vicepresidente nazionale della Caritas, ma c’è da scommettere che l’attenzione sarà più rivolta alla politica nostrana che ai grandi temi europei. Luogo molto amato dai politici è il monastero dei monaci benedettini di Camaldoli, 840 metri di altitudine,nel cuore della foresta casentinese, dove a luglio si sono tenuti due incontri, targati Pd, del viceministro dell’economia Enrico Morando su Europa e populismo e del costituzionalista Stefano Ceccanti su riformismo e centrosinistra. E a settembre potrebbe salire a Camaldoli, ma ancora è tutto da decidere avvertono i monaci, Romano Prodi, che qui è di casa. Dal 1998 al 2002 ad esempio è stato il protagonista dei convegni del Regno, laboratorio delle idee e del ruolo che i cattolici democratici avrebbero dovuto svolgere nel Pd. Che lì, a Camaldoli, nel silenzio del monastero e dell’eremo ha avuto la sua gestazione culturale, almeno da parte dell’area prodiana del mondo cattolico. Sempre a Camaldoli, a proposito di gestazioni politiche, nel 2001 Prodi, Letta e Francesco Rutelli progettarono il passaggio dal Ppi alla Margherita. E, nel luglio del 1943, esponenti delle forze cattoliche italiane (tra gli altri Giorgio La Pira, Aldo Moro e Giulio Andreotti) stilarono un documento programmatico di politica economica, il cosidetto «Codice di Camaldoli», che detterà le linee guida della futura Dc. E i monaci camaldolesi hanno attratto anche politici non credenti come, per citarne alcuni, Pietro Ingrao, Rossana Rossanda, Walter Veltroni, e il comunista Mario Melloni, il Fortebraccio dei graffianti corsivi dell’Unità. Se Camaldoli è il luogo delle gestazioni dei nuovi progetti politici, la vicina Vallombrosa si caratterizza per le svolte politiche, per i passaggi d’epoca. Qui, nel monastero dei monaci benedettini della congregazione vallombrosana, fondata nel 1039 da san Giovanni Gualberto, nel luglio del 1957, sessant’anni fa, si tenne il consiglio nazionale della Dc passato alla storia politica perché in quella sede l’allora segretario scudocrociato Amintore Fanfani aprì per la prima volta al Psi — la cosidetta apertura a sinistra — che poi sfocerà nel centrosinistra. E a Firenze La Pira, nel marzo del 1961, sarà uno dei primi sindaci di giunte con il Psi di Pietro Nenni. Altra svolta, nel 1969, quando a Vallombrosa le Acli, associazione di lavoratori cattolici, ruppero il cordone ombelicale con la Dc e nelle controversie sociali e studentesche di quegli anni avanzarono «l’ipotesi socialista», immediatamente condannata dalla Chiesa. Anche il sindaco di Firenze Dario Nardella è attratto da monaci e abbazie. In quella di San Miniato al Monte dell’abate don Bernardo Gianni ha tenuto la sua prima seduta di giunta, il 6 giugno 2014. E ci è ritornato nel maggio scorso con tutta la sua giunta a lezione da mister Claudio Ranieri. Anche Letta, appena divenuto presidente del Consiglio, nel 2013, portò i suoi ministri a meditare nell’abbazia di Spineto, in Val d’Orcia. E c’è infine chi in convento aveva promesso di andare ma poi non è andato. Come Matteo Renzi e Bruno Vespa. A Porta a Porta, nel marzo del 2014, avevano promesso di salire a piedi al convento di Montesenario ma i frati sono ancora lì che li aspettano.