Ispettori da Roma per il professore che inneggia a Salò
Carrara, Rossi denuncia l’insegnante. Il ministero invia gli ispettori
La bandiera di Salò, sventolata sulla vetta del Sagro, il monte che domina dall’alto il paese di Vinca, quello dell’eccidio nazifascista del 1944, per il presidente della Regione Toscana Enrico Rossi è apologia di fascismo. Per questo è stato dato mandato all’avvocatura generale di denunciare il professor Manfredo Bianchi che da trent’anni insegna costruzione all’istituto tecnico «Domenico Zaccagna» di Carrara, dove per lo più la gente è anarchica, o partigiana.
Bianchi — ex coordinatore comunale di Alleanza Nazionale, candidato alle ultime elezioni con Fratelli d’Italia — aveva deciso, a pochi giorni dall’anniversario dell’eccidio, di salire sul Sagro, issare bandiera della Repubblica di Salò, farsi una foto, postarla sul suo profilo Facebook e salutare così dalle Apuane la presidente della Camera Laura Boldrini e il deputato Pd Emanuele Fano, autore della proposta di legge che punta a punire individualmente «chiunque propaganda le immagini o i contenuti propri del partito fascista».
A Rossi si unisce il ministro della Pubblica istruzione Valeria Fedeli: «Ha ragione il Governatore della Toscana — dice — è un fatto gravissimo, tanto più perché ideato da un professore di scuola che dovrebbe tramandare ben altri valori che non quelli rigettati dalla Costituzione». Tecnicamente poi, dice il ministro, da Roma arriveranno gli ispettori, per valutare il comportamento del professore.
Fino a quel momento la direzione scolastica non può che tacere: «La scuola sta facendo i suoi passi — spiega Marta Castagna, preside dello Zaccagna — si parla del rispetto della legge e del codice di comportamento dei dipendenti pubblici. La scuola può agire solo se verifica atteggiamenti inadeguati. Per adesso sono atti coperti dal segreto d’ufficio. Il danno d’immagine della mia scuola invece è palese, noi che basiamo i nostri insegnamenti su libertà, democrazia, cittadinanza globale e Costituzione».
Manfredo Bianchi accetta di parlare anche se la bufera mediatica che gli si è scatenata addosso lo sta preoccupando: «Minacciato, aggredito, per il momento soltanto verbalmente — dice — sono stato costretto ad eliminare dal profilo Facebook alcuni amici e soprattutto mia figlia, oggetto di irripetibili minacce; anche al mio bar di fiducia è stato impedito di preparare il caffè ad un fascista. Non temo per me, ma per la mia famiglia». Rossi su Facebook lo chiama «energumeno fascista» e Bianchi risponde: «Sto valutando di procedere contro di lui per diffamazione; non sono un energumeno, non ho mai picchiato nessuno, né fatto propaganda in classe o chiesto un voto agli alunni. Inoltre so di non aver commesso nessun reato, il mio era un gesto simbolico. Non ho mai nascosto di essere un estimatore di Mussolini, ma so riconoscere i suoi sbagli, ad esempio condanno il licenziamento dei professori che non prendevano la tessera fascista e condanno la strage di Vinca e chi l’ha commessa. Il mio gesto non voleva richiamarsi a quell’episodio». Il sindaco di Carrara, Francesco De Pasquale ha chiesto alla scuola di prendere provvedimenti contro il professore. Di lui e del suo gesto si è parlato anche ieri proprio a Vinca durante la commemorazione dell’eccidio: «Abbiamo bisogno di ben altri simboli, non di ricordare i momenti bui della nostra storia» ha detto il consigliere regionale Giacomo Bugliani nell’orazione ufficiale. Mentre il sindaco di Fivizzano Paolo Grassi (che, dice, denuncerà il prof per apologia del fascismo) ha fatto appello ai cittadini: «Domenica mattina — ha detto — appuntamento alle 8 a Campocecina, saliremo sul Monte Sagro a riprenderci idealmente la nostra montagna, piantando sulla vetta il tricolore della Repubblica Italiana».
E mentre ci si interroga sulla legge Scelba, sull’apologia di fascismo, sul possibile dolo dello sventolamento sul Sagro, arriva la censura sul profilo Facebook del professore: non dello scatto con la bandiera Rsi, ma del suo saluto romano, davanti ad un busto marmoreo di Mussolini.