Corriere Fiorentino

Brucia la casa-fabbrica: due morti

Vaiano, gli operai cinesi dormivano nella mansarda insieme ai macchinari tessili

- Gi. Be.

 La Procura Nicolosi: questa situazione è più grave del rogo di «Teresa Moda» Impiantare un’azienda in una casa rende più difficili i controlli

Un uomo e una donna cinesi, di 37 e 39 anni, sono morti nella notte tra venerdì e sabato nel rogo che ha coinvolto una palazzina alla Tignamica, nel comune di Vaiano. La casa era stata abusivamen­te attrezzata con macchinari per la produzione tessile, vicino alla cucina e ai letti.

Alle 5 del mattino di ieri una donna che abita nella zona ha visto una colonna di fumo e ha allertato i vigili del fuoco. Nell’appartamen­to, oltre alle due vittime sorprese dal fuoco mentre dormivano in mansarda, c’era la donna cinese che con regolare contratto d’affitto ha in uso la casa da anni. Lei abita lì insieme al figlio di 14 anni: entrambi dormivano al primo piano e si sono salvati senza riportare ferite.

La donna ha spiegato ai carabinier­i che le due vittime erano arrivate il giorno prima e che erano state ospitate nella mansarda, il luogo da cui sarebbe partito l’incendio. Secondo i primi rilevi, la coppia sarebbe deceduta per asfissia mentre si ignorano, al momento, le cause dell’innesco. Tutte le dichiarazi­oni della donna cinese titolare del contratto d’affitto (la casa è di proprietà di un’italiana) sono al vaglio della Procura di Prato che ha aperto un fascicolo.

«La situazione nella quale sono morte due persone è più grave del rogo della “Teresa Moda”: impiantare un’azienda in una civile abitazione rende più difficili i controlli. Serve più collaboraz­ione da parte di tutti, altrimenti si continuerà a morire sul posto di lavoro». Con queste parole il procurator­e capo di Prato, Giuseppe Nicolosi, ha accostato la notizia del rogo alla tragedia della ditta di confezione pratese dove a dicembre 2013 morirono sette operai cinesi.

Tra i primi ad accorrere sul luogo dell’incendio il governator­e della Regione Toscana Enrico Rossi che, proprio dopo quel disastro del 2013, aveva inaugurato una campagna di controlli nelle aziende cinesi tutt’ora in corso. «Rivolgo un appello agli affittuari — ha detto Rossi — che, pur non avendo un obbligo di denuncia, possono comunque incorrere in responsabi­lità penali in situazioni del genere. Qualora si sospetti di trovarsi di fronte a una situazione illegale, si faccia denuncia alle autorità competenti in modo che si avviino le verifiche e i controlli».

Anche il vescovo di Prato Franco Agostinell­i ha voluto far sentire la propria voce: «Si ripropone la promiscuit­à tra abitazioni e laboratori di confezione. Due anni fa — ha spiegato — questa situazione fu denunciata con risolutezz­a da Papa Francesco durante la sua visita a Prato. Non poco è stato fatto in questi anni per prevenire e reprimere. Ma c’è ancora molto da fare».

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