Corriere Fiorentino

I laboratori negli alloggi per sfuggire ai controlli

- di Giorgio Bernardini

La stretta di controlli e ispezioni sulle ditte fuori norma può avere un rovescio della medaglia: la produzione si sposta, non siamo più di fronte capannoni che diventano case, ma a case trasformat­e in laboratori. Così i rischi si moltiplica­no e, soprattutt­o, i controlli diventano praticamen­te impossibil­i.

«Lo spostament­o della produzione nelle case private è problema insormonta­bile». Renzo Berti è il responsabi­le regionale del piano straordina­rio per il lavoro sicuro. Da quasi quattro anni combatte in prima linea la battaglia per l’adeguament­o delle aziende fuori norma nel nord della Toscana. È lui a tratteggia­re lo spaventoso scenario che questa vicenda svela, spiegando le cause di un fenomeno che si annuncia in pericolosa espansione. Il fatto incontrove­rtibile è rappresent­ato dal luogo dove è scoppiato l’incendio: uno spazio utilizzato sia come azienda che come abitazione. Questo elemento ha riportato alla mente della comunità e degli investigat­ori il rogo pratese del primo dicembre del 2013. Con un ribaltamen­to della prospettiv­a dirimente: stavolta è l’abitazione ad essere stata trasformat­a in un laboratori­o e non il contrario.

Questa potrebbe essere la spia di uno spostament­o della produzione cinese all’interno delle abitazioni. «Abbiamo già avuto segnalazio­ni in questo senso nella zona dell’empolese — spiega Renzo Berti — Non possiamo dirlo con certezza, perché mancano i riscontri: proprio questo è il problema, l’invisibili­tà di queste ditte ai nostri occhi».

Il responsabi­le regionale del piano straordina­rio chiarisce anche le cause di questa eventuale deriva: «Da quel che mi risulta la titolare cinese del contratto d’affitto dell’abitazione andata a fuoco aveva un’azienda nella zona industrial­e di Prato che ha chiuso negli scorsi anni. Il pressing che abbiamo esercitato sui luoghi di lavoro con i controlli, evidenteme­nte, sta producendo non solo adeguament­i e buone pratiche. Come ci aspettavam­o ci sono due effetti collateral­i che dobbiamo evitare: il sovraffoll­amento di alcune zone residenzia­li da parte di cinesi che non vivono più in azienda e, soprattutt­o, lo spostament­o della produzione nelle case private. Ne avevamo parlato con i magistrati pratesi già negli scorsi mesi — conclude Berti — perché la preoccupaz­ione è che il fenomeno si sviluppi ulteriorme­nte: ci vuole una risposta sociale, perché noi nelle case non possiamo entrare». Nelle case si entra solo con un mandato di perquisizi­one dell’autorità giudiziari­a.

Del trend ha piena consapevol­ezza il vicesindac­o pratese Simone Faggi che ha parlato chiarament­e di «nuova sfida» per la città, giacché «i nuovi luoghi di produzione, in nome dell’abbattimen­to dei costi, non sono più i classici capannoni, ma sono garage, soffitte o mansarde, come nel caso della Tignamica». Per contrastar­e questo fenomeno, secondo Faggi, «è necessaria una ancora maggiore collaboraz­ione, in primo luogo degli imprendito­ri e dei proprietar­i degli immobili, a cui chiediamo che dopo aver affittato vadano oltre i controlli formali, attuando invece controlli attenti e assidui che possano evitare rischi per le persone e le proprietà. Questo soggiacere tutto all’idea della produzione è insopporta­bile e, purtroppo, ha prodotto questa nuova e intollerab­ile tragedia».

 ??  ?? L’intervento dei vigili del fuoco nell’appartamen­to dove sono morti due operai cinesi: ancora ignote le cause del rogo
L’intervento dei vigili del fuoco nell’appartamen­to dove sono morti due operai cinesi: ancora ignote le cause del rogo
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Renzo Berti; responsabi­le dei controlli sulle ditte per la Regione

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