Un fiore bianco e la maglia viola per l’addio a don Paolo
Monsignor Betori: la malattia non lo ha mai piegato. Anche Renzi al funerale di Bargigia
«Preghi affinché possa fare la volontà di Dio». «No, io prego perché tu sia felice mentre fai la volontà di Dio». Il dialogo privato tra il Santo Padre e don Paolo Bargigia viene svelato dall’amico e sacerdote, Giovanni Paccosi, al termine delle esequie. Di fronte a Paccosi, generazioni di studenti ormai cresciuti, con le loro famiglie, segno evidente della vita di don Paolo; alle sue spalle, l’Arcivescovo Giuseppe Betori e i sacerdoti della Diocesi fiorentina. Sul feretro, un fiore bianco e la maglia viola della Fiorentina. La chiesa di Gesù Buon Pastore di Casellina era troppo piccola, ieri, per accogliere i tantissimi arrivati per l’ultimo saluto al sacerdote, morto giovedì dopo tre anni di lotta contro la Sla. Qualcuno è arrivato anche dal Brasile, mentre il Vescovo di Carabayllo, dal Perù dove don Paolo era stato missionario, ha inviato una lettera. Il feretro è rimasto aperto fino a poco prima della funzione, nel teatro della parrocchia. Qui, senza clamore, anche Matteo Renzi e la moglie Agnese hanno voluto salutare il sacerdote fiorentino, «maestro prezioso, in un tempo in cui i maestri sono merce rara» come ha scritto Renzi su Facebook.
«Incontrare don Paolo in questi ultimi tempi — ha detto monsignor Betori nell’accorata omelia — obbligava a confrontarsi con quanto umanamente inaccettabile sia la sofferenza. Non è giusto, però, che il volto doloroso del male che lo aveva colpito offuschi la sua immagine più piena che la malattia non ha saputo piegare: un servitore del Vangelo, un testimone di Gesù, un sacerdote totalmente speso nel servizio ai fratelli. La Sla non ha intaccato questa struttura di fondo della persona di don Paolo, come lui stesso ha sottolineato dicendo che la sua malattia era stata “una vocazione nella vocazione”».