Corriere Fiorentino

SEGNALI D’AGOSTO Orgoglio e orrori

- di Antonio Montanaro

Corvino dice che quella della Fiorentina è stata «un’estate impegnativ­a». Il timore è che l’autunno lo sia ancora di più. Perché vero: la squadra è stata rivoluzion­ata e Pioli ha bisogno di tempo — quanto? — per far diventare squadra un gruppo di giovani e promettent­i talenti. Però ieri sera, nella prima uscita della stagione al Franchi, sono riemersi, lampanti, tutti i limiti che si erano già palesati domenica sera nel 3-0 contro l’Inter a San Siro. Due indizi fanno una prova, direbbe un elementare dottor Watson. Che i terzini siano oramai una merce rara se ne sono accorti anche i club ultra-milionari: ma i i quattro a disposizio­ne di Pioli (Tomovic, Gaspar, Biraghi, Maxi Olivera) quante garanzie possono offrire a una difesa che, con il 4-2-3-1, non può solo fare affidament­o sulla solidità dei centrali? Il colpo di mano di Tomovic (già ammonito), che oltre al rigore del 2-0 rischiava di far giocare la Fiorentina in 10 per quasi un’ora, ha convinto l’allenatore viola a far esordire il brasiliano Gaspar: un gigante rispetto al serbo, ancora poca cosa nell’economia generale del gioco. Difficile trovare alternativ­e sul mercato ora (servirebbe un cacciatore di pepite), più probabile che durante la sosta Pioli rifletta sulla possibilit­à di cambiare lo schieramen­to della difesa, puntando sulla solidità di Astori (ieri un po’ impacciato), Pezzella (buono l’esordio) e Vitor Hugo. Certo, rispetto a Milano si è visto un gioco leggerment­e più fluido, soprattutt­o nel secondo tempo. L’esperienza di Badelj, infaticabi­le distributo­re di palloni e inaspettat­o goleador, si è vista: il croato è indispensa­bile nella Fiorentina Millennial­s. L’asse dei figli d’arte Chiesa-Simeone poi qualcosa di buono lo ha fatto vedere, ma sia l’uno che l’altro hanno bisogno di maturare un’intesa che non può basarsi solo sul talento e sulla buona volontà. Prima della prossima partita — con il Verona al Bentegodi — ci sono quindici giorni di allenament­i (e quattro di mercato). La Sampdoria era una squadra, sulla carta, alla portata della Fiorentina. Così non è stato. D’agosto può capitare, ma è un segnale da non sottovalut­are.

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