Due piazze da riconquistare
Santo Spirito e Santa Croce, i pusher sono tornati: più organizzati e pericolosi di prima
«C on tutti questi spacciatori io da questa piazza me ne andrò molto presto». Il paradosso è che a pronunciare questa frase è uno spacciatore. Un pusher che da anni vende hashish in piazza Santo Spirito e che di scrupoli non se ne è mai fatti molti. Ma i nuovi arrivati, racconta, se ne fanno ancora di meno: non è questione di concorrenza, spiega, è che sono «pericolosi»: «Spacciano di tutto, anche il crack, non hanno nessuna remora — dice — E borseggiano i clienti. Mi capita spesso che ragazzi e ragazze vengano da me a lamentarsi perché si sono ritrovati con il portafogli sfilato dalla borsa o dalla tasca dei pantaloni».
Agli storici pusher tunisini in Santo Spirito, si è aggiunto un nuovo gruppo di tunisini e algerini. Più giovani. La guerra di territorio è un pericolo potenziale, le droghe pesanti, come la cocaina e il crack, sono invece una realtà. Ma non è facile distinguere i due gruppi, si muovono come un nuvolone di mosche. Dall’ora dell’aperitivo fino a notte fonda, si spostano sempre: si piazzano sulla panchina di pietra di Palazzo Guadagni, poi si spostano in via delle Caldaie, e ancora scelgono in massa via Sant’Agostino, sulla rastrelliera delle bici all’incrocio con via Maffia.
I corrieri si muovono in bicicletta per andare a recuperare le dosi e portarle ai venditori, che invece girano nel giardino della piazza in cerca di clienti. Lo scambio di solito si fa lontano, in qualche angolo nascosto: via Maffia e via dei Preti i punti più battuti. Non ci sono grandi movimenti invece sui gradini della Basilica di Santo Spirito, forse per le tante telecamere e per l’auto dei vigili che stanzia lì vicino. Il sagrato è il luogo in cui i clienti fumano, mentre le traverse di via delle Caldaie sono frequentate dai consumatori di cocaina. Così, in via dei Preti, ecco lo specchietto di un motorino girato verso l’alto, con ancora le tracce di polvere bianca. Quando ci sono i blitz delle forze dell’ordine, per un paio di giorni la piazza si svuota, i pusher vanno in letargo. Ma quando sentono di avere via libera non si fanno scrupolo di mettersi in bella mostra, come lo scorso Ferragosto, quando uno spacciatore usò il cofano di un furgone parcheggiato in via Sant’Agostino come il bancone di un negozio, con la «merce» in piena vista. Lo spaccio porta con sé anche altre forme di criminalità. Non solo i borseggi di cui sono vittime più frequenti le ragazze straniere, ma anche le ritorsioni. Se un residente si lamenta apertamente dei pusher, arriva puntuale la vendetta. Domenica scorsa un abitante ha trovato la moto vandalizzata per l’ennesima volta, con la sella fatta a fette con la lama di un coltello.
E i corrieri in bicicletta non fanno solo il servizio di trasporto delle dosi, sono gli addetti alla «sicurezza» della piazza: perché se i pusher a piedi ti guardano negli occhi per venderti droga, quelli in sella ti scrutano solo per capire chi sei e cosa ci fai lì. Sentinelle. C’è un clima di intimidazione strisciante. Di cui sono vittime anche i turisti che «osano» riposarsi sul gradone di palazzo Guadagni: gli spacciatori si siedono attorno finché i malcapitati non se ne vanno.