Lo spaccio attorno alla fontana, la droga nascosta in tombini e buche E la banda dei rapinatori all’angolo con via dei Benci
In via dei Benci, la maggior parte dei fiorentini che cammina sul marciapiede verso Santa Croce a un certo punto fa un sinistra-destra, per proseguire il cammino in mezzo alla strada. Quasi nessuno prosegue dritto. I due gradoni di pietra in corrispondenza col civico 20 sono come una riserva dove non vigono le leggi dello Stato. C’è chi si para di fronte al passante e lo scruta prima di spostarsi e dargli spazio, c’è chi commenta ad alta voce «che c. vuole questo?» solo perché qualcuno si permette di calpestare quel marciapiede, c’è chi è talmente ubriaco all’ora del tramonto che prende la catena di una bici e tira catenate sulle auto parcheggiate.
Più che la centrale dello spaccio di Santa Croce, i due gradoni al numero 20 di via dei Benci sono il punto di attesa prima di entrare in azione. I pusher che lavorano di sera sono pochi, l’orario di punta del gruppone composto da maghrebini e rumeni, almeno venti, va da mezzanotte alle tre, quando i bar si svuotano ed entrano in azione i rapinatori che approfittano di chi cammina da solo o in piccoli gruppi. Si tratta di una baby gang di marocchini, meno di vent’anni e armati di coltelli, che la settimana scorsa in una sola notte (quella tra il 21 e il 22 agosto) hanno messo a segno tre colpi, quando hanno preso di mira un irlandese in piazza Peruzzi, un’americana in via Ghibellina e un marocchino in Santa Croce: puntano agli smartphone, e non si fanno scrupoli di ricorrere agli spintoni, ai pugni e, se la vittima reagisce, anche alle coltellate.
Il tratto di via dei Benci tra piazza Santa Croce e piazza Peruzzi è invece il teatro dello spaccio notturno. La vendita avviene attorno alla fontana di Giuseppe Del Rosso, con i pusher che si muovono a piedi o in bici e intercettano i clienti sibilando un lungo «shhh», il segnale in codice per l’hashish. Basta restare dieci minuti di seguito in piazza per rendersi conto del giovanissimo maghrebino di turno che disegna degli immaginari otto con la bicicletta, senza allontanarsi mai dalla fontana. A impressionare è soprattutto il ben architettato sistema di conservazione e di consegna degli stupefacenti. I «panetti» si spostano di continuo. Da piazza Peruzzi, a borgo dei Greci, a via dell’Anguillara, fino a via Torta, vengono nascosti nelle buche, nei tombini, Il segreto sta nel movimento di gruppo: il trasferimento avviene con una decina di persone, e se le forze dell’ordine intervengono la probabilità di fermare quello che ha il panetto addosso è difficilissimo. Mentre i pusher addetti alla vendita hanno addosso solo piccolissime quantità. Per evitare intoppi, urinare diventa un modo per marcare il territorio: in piazza Peruzzi tutti i componenti della banda la fanno nello stesso identico punto, a un metro dal nascondiglio. L’odore è così acre che non c’è il rischio che qualcuno si fermi lì davanti.
Eppure ogni tanto capita l’inconveniente: il tombino di via Torta è sollevato, un ragazzo illumina con lo smartphone, l’altro è sdraiato per terra e ha un braccio fin oltre il gomito infilato dentro il tombino. Il panetto, evidentemente sistemato male, dev’essere caduto parecchio in basso.