Più controlli sul David dopo l’ultimo attentato
Hollberg: rafforzamento deciso con il ministero
Non teme di «stressare» il suo David: «È bello in salute, non gli dà nemmeno fastidio questo gran caldo: perché se ne accorga dovrebbe arrivare a 800 gradi». Quello di cui si preoccupa Cecilie Hollberg è invece la sicurezza della Tribuna del David dove avrà «spazio da protagonista» in una «nuova illuminazione» il ritratto bronzeo di Michelangelo: «Dopo l’attentato a Barcellona — spiega la direttrice della Galleria dell’Accademia — con il ministero abbiamo deciso di incrementare le misure di sicurezza». Ai suoi dipendenti ha dato indicazioni «affinché, in modo discreto, sorveglino maggiormente tutto». Stabilendo inoltre «controlli più stringenti al metal detector» tanto che per esempio «ora non si può più portare all’interno bottiglie superiori al mezzo litro, nemmeno di plastica, e contenenti liquidi diversi dall’acqua». Ha chiesto e ottenuto dalla Prefettura di chiudere la strada dove si affaccia la Galleria «con una catena». E ha predisposto altre misure, del tipo di cui «non posso parlare» altrimenti se ne perderebbe l’efficacia.
Può agire sui metodi, sulle tecniche e le tecnologie. Poco può fare sugli uomini: «Di quello che era il personale dell’ex polo museale, si è preso quasi tutto gli Uffizi» dice. A lei sono rimaste 53 persone «su una pianta organica che dovrebbe prevederne 94: siamo sotto del 40%». Considerando i tre turni di servizio «sono solo una quindicina in servizio contemporaneamente» mentre in via Ricasoli entrano «5.500 persone al giorno», dati che tengono conto «dell’aumento dell’11,4% rispetto all’anno scorso». Il prezzo del successo del museo, si paga così. Con più lavoro per tutti. Ma anche con meno caffè. Sembra un paradosso, eppure: «Un anno fa avevo progettato una caffetteria all’interno del bookshop. Io stessa poi ho dovuto bocciare il mio progetto perché se la gente si ferma a bere il caffé, non esce. Meno persone escono, meno ne posso far entrare di quelle in coda». Tot fuori, tot dentro: «Più di 600 insieme non li voglio: non avrebbero una visita piacevole, ognuno ha bisogno del suo spazio». E le code ne risentono.
Vanno affrontate, debellate, «ma non come ha fatto Eike Schmidt agli Uffizi, con biglietti più o meno cari a seconda della stagione». Lei non ha mai visto, dice, «un turista che cambia periodo in cui fare un viaggio perché risparmia 8 euro al museo, altrimenti non si spiegherebbero gli affari dei bagarini che mettono un gran bel sovrapprezzo». Anche lei ha intenzione di aumentare il biglietto: «Non so di quanto, non so da quando. Sicuramente non quest’anno. Ma 8 euro è francamente ridicolo». E vista la «mancata collaborazione con gli Uffizi» su questo tema si rivolgerà al Bargello: «Magari un biglietto cumulativo da studiare insieme a Paola D’Agostino» (la sua omologa in via del Proconsolo, ndr). Ma soprattutto intende «diversificare l’offerta culturale al posto dei biglietti: se metto le mostre di punta a novembre, attirerò il turismo culturale fuori stagione». E poi allargarsi in altri ambienti. Proposito su cui sta lavorando con i «vicini di casa» dell’Accademia di Belle Arti e del Conservatorio. «Magari negli ex ambienti militari di San Marco o Santa Maria Novella».
Aumenterò il prezzo dei biglietti, non so di quanto e non so quando, ma il prezzo attuale di 8 euro è francamente ridicolo Il modello Uffizi però non mi convince