Suicidio in carcere, poi la rivolta
A Pisa fuoco e lancio di oggetti, polizia in tenuta anti sommossa. Il Dap: meno stranieri
Tre ore. Tanto è durata la protesta in carcere, nella notte di martedì, tra le 1,45 e le 4,30. Una rivolta scoppiata dopo il suicidio di un tunisino di 28 anni, arrestato nei mesi scorsi con l’accusa di spaccio e in attesa di essere giudicato. Il detenuto ha usato un lenzuolo per impiccarsi alle grate della cella. A dare l’allarme è stata una guardia carceraria che ha chiamato il 118.
Subito dopo, al Don Bosco è scoppiato il caos: gli altri reclusi, per lo più in attesa di giudizio, hanno cominciato a lanciare oggetti, lenzuola e cuscini sono stati incendiati. Per riportare la calma c’è voluto l’intervento della polizia penitenziaria e, per precauzione, si è deciso che fuori dall’istituto fossero «dirottati» polizia, carabinieri e guardia di finanza.
Questo è il primo caso di suicidio nel carcere pisano dove però, ormai da mesi, si registrano problemi. Il 30 maggio un poliziotto era stato ferito da un detenuto che si era rifiutato di uscire per andare al lavoro e gli aveva scagliato una bomboletta di gas, di quelle usate per riscaldare il cibo, colpendolo ad un ginocchio.
Il carcere è obsoleto, gli spazi sono piccoli e alcune sezioni sono state chiuse. C’è un problema di sovraffollamento ma anche di organico di polizia, con un numero di agenti molto inferiore rispetto al previsto. La questione è stata affrontata ieri dal capo del Dipartimento amministrazione penitenziaria, Santi Consolo, che è andato di persona nel carcere per verificare cosa fosse successo. Consolo ha incontrato il direttore, il comandante e gli agenti di polizia penitenziaria, con i quali ha concordato gli interventi per migliorare le condizioni detentive e di lavoro del personale. Ha quindi impartito direttive alle direzioni generali e al provveditorato regionale per diminuire la presenza di detenuti stranieri (a Pisa sono circa il 70 per cento) e implementare, per quanto possibile, l’organico dell’istituto.
Dura la reazione dei sindacati. Angelo Urso, segretario generale della Uilpa Polizia penitenziaria, sostiene che «i vertici del Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria e persino il ministro Orlando avrebbero potuto e dovuto prevedere e prevenire gran parte delle più gravi criticità che stanno continuando a interessare le carceri nostrane».
Donato Capece, segretario generale del Sappe, aggiunge: «È l’ennesimo grave e intollerabile evento critico che coinvolge un carcere della Toscana. I poliziotti continuano a lavorare in condizioni stressanti e pericolose e da quando sono stati introdotti vigilanza dinamica e regime penitenziario aperto, con detenuti fuori dalle celle per almeno 8 ore al giorno con controlli sporadici e occasionali, gli episodi di violenza contro i poliziotti sono aumentati».
Anche a Sollicciano, nel pomeriggio, alcuni detenuti armati di coltello rudimentale, bastone e bombolette si sono scagliati contro tre agenti della penitenziaria. Nelle prossime ore il Don Bosco potrebbe finire all’ordine del giorno del Comitato per l’ordine e la sicurezza pubblica.