Corriere Fiorentino

LA CASA NUOVA DEL NONNO NELLA FIRENZE DE LACERBA

Il salotto pieno di intellettu­ali e una nipote amatissima, quella di Giovanni Papini Che della bimba faceva un ritratto speciale: «Per me più bella d’Ilaria non c’è»

- di Ilaria Occhini Dall’autobiogra­fia La Bellezza quotidiana. Una vita senza trucco. Proprietà letteraria riservata © 2016 Rizzoli/Rcs Libri S.p.A. Milano. Published by arrangemen­t with Delia Agenzia Letteraria

 Venivano in tanti: Luzi Prezzolini, Cicognani, Pancrazi, Bargellini, Lisi

«Forse chi la incontra non la vede neanche bella. Per me, invece, più bella d’Ilaria non c’è. Nacque in casa mia, figliola della mia figliola, in una di quelle mattine di marzo umide e quasi bianche che il sole, ogni tanto, rallumina con prepotenza fugace. Eppure, non riuscirò mai a dire perché Ilaria a me sembri bella...». Il resto si trova su tutte le antologie di letteratur­a italiana. È il ritratto di me bambina che fece il nonno Papini, dove dimostrava tutto il suo amore e la sua ammirazion­e (…).

Il nonno abitava in un villino di via Guerrazzi, non lontano dalla casa dei miei genitori. Quel villino, di due piani e poche stanze, con un piccolo giardino intorno, lo ricordo ancora bene: c’erano due enormi tigli e lì, sotto quei tigli, il nonno riceveva gli amici. Lo aveva acquistato da poco, ed era il primo segno dell’ascesa economica che il successo dei suoi libri gli aveva procurato. Era stato molto povero in gioventù, e fu con un certo orgoglio che un giorno mi disse: «Ti porto a vedere la nuova casa del nonno». Il giardino aveva un cancello che mi nascondeva alla vista; ero troppo bassa per essere visibile, così quando sentivano che qualcuno aveva suonato e non si vedeva nessuno, dicevano: «C’è l’Ilaria». All’epoca dovevo avere cinque anni ma ero una bambina piena di iniziative; avevo sempre un buon pretesto per scappare dal nonno, quindi le mie visite erano piuttosto frequenti. Nel suo studio però potevo entrare solo dopo una certa ora: bussavo e aspettavo. Poi, quando mi arrivava la sua voce — «Vieni!» — gli saltavo sulle ginocchia. Spesso trovavo il suo salotto pieno di gente, e anni dopo avrei saputo chi erano quelle persone, i loro nomi erano ben conosciuti a Firenze, erano quelli che avevano animato le maggiori riviste letterarie del tempo, «La Voce», «Leonardo», «Lacerba», partecipat­o alle battaglie futuriste, fatto conoscere Apollinair­e, Rimbaud, Laforgue e i simbolisti francesi. Io amavo soprattutt­o Ardengo Soffici, e gli sono restata sempre amica, perché mi piaceva il suo carattere e poi più tardi mi sarebbe piaciuta la sua pittura. Ma venivano in tanti: Prezzolini, Cicognani, Pancrazi, Bargellini, Lisi, Luzi, Spadolini, Primo Conti, Amendola...

Insomma, tutti gli scrittori e gli intellettu­ali più in vista a Firenze erano ospiti del nonno. Lui era un uomo spiritosis­simo, sempre allegro, non gli ho mai sentito dire qualcosa di malevolo, eppure nell’ambiente fiorentino era facile il pettegolez­zo e perfino la maldicenza. Talvolta diceva cose terribili, ma per divertimen­to e sempre con un fondo critico; la «stroncatur­a» era molto in voga sulle riviste letterarie, ma qualche volta mio nonno senza accorgerse­ne esagerava. Per esempio quando definì Emilio Cecchi «la sora Emilia», e nemmeno sospettava che Cecchi se ne risentisse. Anzi, si stupiva quando glielo facevano notare.

Tutte le domeniche pomeriggio riceveva i suoi amici, io assistevo a queste riunioni e ricordo discussion­i accesissim­e, a volte si arrivava alle urla. Durante una di queste riunioni feci però qualcosa che non dovevo fare. Ero come sempre accovaccia­ta sulle gambe di mio nonno e ascoltavo in silenzio gli altri parlare. Quel giorno tra i presenti, seduto di fronte a me, c’era un giovane violinista di nome Marchionne, che prima si era esibito in una sonata e poi aveva partecipat­o vivacement­e alla discussion­e che ne era seguita. Non so esattament­e che cosa mi spinse, ma all’improvviso mi allontanai dalla poltrona del nonno e corsi sulle ginocchia del musicista. Da quel giorno mi fu proibito tassativam­ente di tornare in salotto durante le riunioni. Quel castigo era dovuto, ora immagino, alla gelosia. A mio nonno dovette sembrare inaccettab­ile la preferenza che avevo dimostrato per il giovane musicista, attratta forse dalla musica che aveva suonato al violino (…).

 ??  ??
 ??  ?? Il libro Ilaria Occhini «La bellezza quotidiana»
Il libro Ilaria Occhini «La bellezza quotidiana»

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy