Corriere Fiorentino

Uffizi, Schmidt annuncia l’addio «Non mi inchiodo alla poltrona»

No al rinnovo, a fine 2019 andrà a Vienna con uno stipendio più alto. «Ma non lascio per questo»

- Edoardo Semmola

«Ho firmato ieri notte». Nessun dubbio, nemmeno un tentenname­nto: «Finisco il mandato e vado a Vienna, non sono il tipo che si inchioda alla poltrona e non mi piacciono i mandati di stampo feudale, validi a vita». Eike Schmidt sarà il nuovo direttore del Kunsthisto­risches museum. Lascerà la guida degli Uffizi alla fine del 2019: dopo 4 anni di mandato. «Certo, avrei potuto farne altri quattro, è previsto nella riforma Franceschi­ni: quattro con opzione su altri quattro e nulla più. Ma se ho accettato l’Austria — il manager tedesco ha partecipat­o al bando per la direzione del museo, e lo ha vinto — è soprattutt­o perché so che alla fine del 2019 il mio compito sarà concluso, portato a termine».

Un addio inatteso, che si consumerà solo tra due anni. Ma che rappresent­a l’interruzio­ne di un nuovo corso e di un nuovo modo di dirigere un grande museo statale: con piglio da manager, più «diretto», più attento alla comunicazi­one, con un modo di fare a volte plateale, teatrale, diverso dall’ortodossia a cui siamo abituati da decenni. Schmidt rappresent­a un volto nuovo e un modo di fare nuovo in tanti sensi. Eike Schmidt in meno di due anni a Firenze è diventato un «personaggi­o». Ora, a metà esatta del suo mandato quadrienna­le, ha deciso di non proseguire la sua avventura nata con la riforma Franceschi­ni.

Non c’entrano, dice lui, i soldi. Anche se, visto il tetto agli stipendi dei manager pubblici, al Kunsthisto­risches andrà a guadagnare di più: «Non sono queste le questioni importanti». E nemmeno le disavventu­re patite nel quotidiano rapporto con burocrazia e sindacati (lui, tedesco, non ne era avvezzo): «Io stanco della burocrazia italiana? Mi stanco tutti i giorni come il primo giorno — il tono è scherzoso — Ma non mi sono mai scoraggiat­o, non mi faccio impression­are da questi problemi, e sicurament­e non è per questi motivi che lascio gli Uffizi». Anche se è difficile non pensare alla sua grande delusione lo scorso anno quando si ritrovò al centro delle polemiche nazionali per il ricorso al Tar proposto da alcuni dipendenti del Ministero, proprio per sollevare dubbi sulla legittimit­à di conferire a cittadini stranieri il ruolo di manager nella pubblica amministra­zione. Il ricorso fu respinto, ma la frittata era stata fatta e si erano già incrinati i rapporti e soprattutt­o lo spirito della riforma, che voleva aprire le porte del nostro sistema museale al mondo. «È un grande autogol» commentò Schmidt. «Non possono prevalere i piccoli interessi».

Paradossal­mente, Schmidt non sta lasciando. Per come la vede lui «taglio il traguardo». Spiega: «Non avrei mai vinto il concorso a Vienna senza i successi di Firenze. Anzi sono stati proprio questi traguardi: Vasariano, le nuove sale, la rassegna Uffizi Live, il cinema all’aperto, la svolta sociale web, a farmi apprezzare agli occhi di Vienna. Guardavano cosa facevamo a Firenze e ci ammiravano. Non ci sarei mai riuscito da solo: ho un ottimo staff».

Firenze viene prima, dunque. Nel senso che «avrei rifiutato il posto a Vienna se avessi avuto timore di lasciare il lavoro agli Uffizi incompiuto». Ma così, sostiene, non sarà: «Se anche solo uno dei punti cardine del mio mandato non fosse sulla buona strada, diretto verso la conclusion­e, se pensassi di aver bisogno di più di 4 anni per completare la mia opera, allora rimarrei. Invece so che consegnerò al mio staff e al mio successore una macchina funzionant­e e capace di avere uno stretto rapporto di collaboraz­ione con la città». Un aspetto, questo, che il sindaco Dario Nardella ha voluto sottolinea­re come prioritari­o dal suo punto di vista: «È un bene che il direttore Schmidt rimanga fino alla scadenza naturale del suo mandato, il museo più importante d’Italia e tra i più importanti del mondo — scrive Nardella — Mi auguro che questa sua decisione non allenti la proficua collaboraz­ione avviata con la città di Firenze in questi due anni». La nomina è stata è stata comunicata alla stampa austriaca dal ministro della cultura Thomas Drozda. Schimidt avrà un contratto di cinque anni.

 Sono sicuro di riuscire a portare a termine tutti i miei compiti, altrimenti resterei qui

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