Uffizi, Schmidt annuncia l’addio «Non mi inchiodo alla poltrona»
No al rinnovo, a fine 2019 andrà a Vienna con uno stipendio più alto. «Ma non lascio per questo»
«Ho firmato ieri notte». Nessun dubbio, nemmeno un tentennamento: «Finisco il mandato e vado a Vienna, non sono il tipo che si inchioda alla poltrona e non mi piacciono i mandati di stampo feudale, validi a vita». Eike Schmidt sarà il nuovo direttore del Kunsthistorisches museum. Lascerà la guida degli Uffizi alla fine del 2019: dopo 4 anni di mandato. «Certo, avrei potuto farne altri quattro, è previsto nella riforma Franceschini: quattro con opzione su altri quattro e nulla più. Ma se ho accettato l’Austria — il manager tedesco ha partecipato al bando per la direzione del museo, e lo ha vinto — è soprattutto perché so che alla fine del 2019 il mio compito sarà concluso, portato a termine».
Un addio inatteso, che si consumerà solo tra due anni. Ma che rappresenta l’interruzione di un nuovo corso e di un nuovo modo di dirigere un grande museo statale: con piglio da manager, più «diretto», più attento alla comunicazione, con un modo di fare a volte plateale, teatrale, diverso dall’ortodossia a cui siamo abituati da decenni. Schmidt rappresenta un volto nuovo e un modo di fare nuovo in tanti sensi. Eike Schmidt in meno di due anni a Firenze è diventato un «personaggio». Ora, a metà esatta del suo mandato quadriennale, ha deciso di non proseguire la sua avventura nata con la riforma Franceschini.
Non c’entrano, dice lui, i soldi. Anche se, visto il tetto agli stipendi dei manager pubblici, al Kunsthistorisches andrà a guadagnare di più: «Non sono queste le questioni importanti». E nemmeno le disavventure patite nel quotidiano rapporto con burocrazia e sindacati (lui, tedesco, non ne era avvezzo): «Io stanco della burocrazia italiana? Mi stanco tutti i giorni come il primo giorno — il tono è scherzoso — Ma non mi sono mai scoraggiato, non mi faccio impressionare da questi problemi, e sicuramente non è per questi motivi che lascio gli Uffizi». Anche se è difficile non pensare alla sua grande delusione lo scorso anno quando si ritrovò al centro delle polemiche nazionali per il ricorso al Tar proposto da alcuni dipendenti del Ministero, proprio per sollevare dubbi sulla legittimità di conferire a cittadini stranieri il ruolo di manager nella pubblica amministrazione. Il ricorso fu respinto, ma la frittata era stata fatta e si erano già incrinati i rapporti e soprattutto lo spirito della riforma, che voleva aprire le porte del nostro sistema museale al mondo. «È un grande autogol» commentò Schmidt. «Non possono prevalere i piccoli interessi».
Paradossalmente, Schmidt non sta lasciando. Per come la vede lui «taglio il traguardo». Spiega: «Non avrei mai vinto il concorso a Vienna senza i successi di Firenze. Anzi sono stati proprio questi traguardi: Vasariano, le nuove sale, la rassegna Uffizi Live, il cinema all’aperto, la svolta sociale web, a farmi apprezzare agli occhi di Vienna. Guardavano cosa facevamo a Firenze e ci ammiravano. Non ci sarei mai riuscito da solo: ho un ottimo staff».
Firenze viene prima, dunque. Nel senso che «avrei rifiutato il posto a Vienna se avessi avuto timore di lasciare il lavoro agli Uffizi incompiuto». Ma così, sostiene, non sarà: «Se anche solo uno dei punti cardine del mio mandato non fosse sulla buona strada, diretto verso la conclusione, se pensassi di aver bisogno di più di 4 anni per completare la mia opera, allora rimarrei. Invece so che consegnerò al mio staff e al mio successore una macchina funzionante e capace di avere uno stretto rapporto di collaborazione con la città». Un aspetto, questo, che il sindaco Dario Nardella ha voluto sottolineare come prioritario dal suo punto di vista: «È un bene che il direttore Schmidt rimanga fino alla scadenza naturale del suo mandato, il museo più importante d’Italia e tra i più importanti del mondo — scrive Nardella — Mi auguro che questa sua decisione non allenti la proficua collaborazione avviata con la città di Firenze in questi due anni». La nomina è stata è stata comunicata alla stampa austriaca dal ministro della cultura Thomas Drozda. Schimidt avrà un contratto di cinque anni.
Sono sicuro di riuscire a portare a termine tutti i miei compiti, altrimenti resterei qui