Corriere Fiorentino

Nuova moschea, lo strappo dell’imam

Izzedin Elzir: pazienza finita, compriamo un immobile e la facciamo da soli. Il Comune: incontriam­oci

- Cla.B.

«La nostra pazienza è finita: acquistere­mo un immobile per realizzare la moschea a Firenze e lavoreremo da soli. Poi affrontere­mo i passaggi burocratic­i necessari». Izzedin Elzir, imam di Firenze e presidente dell’Unione delle comunità islamiche italiane (Ucoii), al rientro dalla pausa estiva alza con forza i toni sulla mancata apertura di una moschea in città, con i musulmani fiorentini che, dopo essere stati ospitati per il ramadan al campo sportivo di viale Malta, oggi si ritrovano ancora una volta a dover pregare nei locali, non dignitosi, di borgo Allegri.

Il tono utilizzato da Elzir è politicame­nte rilevante, perché finora il leader dell’Ucoii aveva sempre dimostrato la massima disponibil­ità al dialogo tra la comunità islamica e Palazzo Vecchio. Un rapporto molto forte anche con il sindaco Dario Nardella, che nei mesi scorsi si era assai esposto politicame­nte, proponendo di utilizzare una porzione della ex Caserma Gonzaga, al confine con Scandicci, per adibirla a moschea per il periodo del ramadan: doveva essere un test chiave, tra mag- gio e giugno scorsi, per poi magari stabilizza­re la moschea nel tempo. È stato questo il frangente in cui, dopo anni e anni di dibattiti e contrappos­izioni, Firenze è stata più vicina alla realizzazi­one di una moschea in grado di rispondere alle necessità di migliaia di fedeli musulmani.

Poi, però, oltre alla rivolta del Comune di Scandicci, arrivò improvvisa­mente il niet politico di Matteo Renzi: «Giuridicam­ente la moschea alla Gonzaga non si può fare», disse secco il Fedeli musulmani in preghiera all’esterno della moschea di Borgo Allegri, ormai troppo piccola per accogliere tutti leader Pd. Un altro stop, l’ennesimo. Pochi mesi prima, infatti, un altro immobile in viale Europa era stato soffiato sotto gli occhi alla comunità islamica, che l’anno prima aveva perso l’asta per acquistare l’ex deposito del tramvai al Varlungo. Tutte ubicazioni discusse e concordate, anche dietro le quinte, con Palazzo Vecchio. Ma ora, specie perché tra i fedeli sta salendo la tensione, l’imam ha cambiato bruscament­e linea politica: «Come uomo di fede lavoro sulla pazienza — dice Elzir — ma i musulmani sono stanchi e non ne abbiamo più. Questa volta lavoriamo da soli senza consultare nessuno, spero che arriviamo a concludere da soli. Acquistere­mo un immobile in città per edificare la moschea e poi affrontere­mo tutti i passaggi burocratic­i del caso».

L’imam ha anche ricordato «il dialogo, portato avanti a lungo» con le istituzion­i del territorio, «il percorso partecipat­ivo che aveva dimostrato la disponibil­ità dei fiorentini, ma poi per paura di perdere il consenso il Comune non si è mosso».

«Siamo sorpresi per i toni utilizzati — prova a mettere una toppa Giovanni Bettarini, assessore all’urbanistic­a di Palazzo Vecchio — ma per quanto ci riguarda confermiam­o il percorso avviato per la ricerca di un luogo adatto». In Comune, però, non sembrano aver capito il reale motivo dell’innalzamen­to dei toni, ma nei prossimi giorni si dicono disponibil­i ad incontrare l’imam nel caso in cui avesse nuove proposte.

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Izzedin Elzir e Dario Nardella
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