Corriere Fiorentino

La scommessa di Pantaleo

Chiuso il mercato, Corvino spiega: «Reinvestit­o il 75% dei ricavi, il resto servirà per i costi di gestione» E sulle prospettiv­e: «Diego Della Valle non l’ho mai sentito così vicino. Inizia un nuovo ciclo basato sui giovani»

- Leonardo Bardazzi

È l’effetto del passo indietro dei Della Valle. E il refrain di Corvino: «Abbiamo reinvestit­o il 75% dei ricavi del mercato, l’altro 25 servirà a coprire i costi di gestione della società». In parole povere, non esiste tesoretto per il mercato di gennaio, anche se la Fiorentina quest’estate ha venduto giocatori per quasi 110 milioni di euro (e comprato per oltre 70).

«Mettiamo a bilancio entrate per 90 milioni — continua il dg viola — senza quel 25% faremmo debiti come quelli di qualche anno fa. E faremmo danni». Non proprio le parole che i tifosi sognavano di ascoltare. Non è detto comunque che tutti gli anni debba essere così: Corvino infatti lavora per ridurre i costi di gestione (il monte ingaggi è stato decurtato di circa il 25% e adesso è intorno ai 40 milioni), mentre il nuovo responsabi­le marketing Laura Masi, fiorentina e dal curriculum invidiabil­e, lavora per alzare i ricavi del club.

Per il momento però le entrate da sponsor, merchandis­ing e vendita di biglietti non coprono i costi di gestione (affitto dello stadio, trasferte, stipendi di dipendenti e staff e molto altro) e dunque ecco che il mercato diventa fondamenta­le per evitare rossi di bilancio. Almeno finché la situazione societaria (e il famoso progetto stadio) non sarà più chiara: «Diego Della Valle non l’ho mai sentito più vicino di adesso, mi ha detto “direttore andrai in pensione quando ci andrò io”. Mi ha fatto spendere 16 milioni per illustri sconosciut­i: anche questo dimostra che ha a cuore la Fiorentina».

Pantaleo dunque rilancia. E scommette nel suo progetto fatto di pianticell­e ed entusiasmo: «Inizia un nuovo ciclo, con un allenatore italiano e con una squadra più giovane. C’era bisogno ci cambiare e lo abbiamo fatto guardando al presente ma soprattutt­o al futuro. Non ho il prosciutto sugli occhi, qualche ruolo si poteva migliorare ma io mi rivolgo ai tifosi che non contestano per partito preso: ci sforziamo di fare il meglio e vogliamo ancora puntare in alto. Abbiamo pescato da mercati meno conosciuti e meno cari come quello francese. E così continuere­mo a fare. Le cessioni eccellenti? In molti volevano andarsene e hanno detto “basta” nel modo giusto, altri invece l’hanno fatto nel modo sbagliato».

Il riferiment­o ovviamente è a Kalinic, Berna e Borja, dai quali il Corvo prende spunto anche per parlare di riforme. In questi giorni, i dirigenti dei club di A hanno chiesto a gran voce di anticipare la fine del mercato in tutta Europa. Un’idea sostenuta anche da allenatori top come Guardiola e Mourinho: «Il mercato così lungo è una stortura, si giocano partite senza ancora conoscere la propria rosa. Noi abbiamo costruito la squadra in ritardo proprio perché eravamo bloccati da alcune cessioni importanti: se tutto fosse anticipato, il problema non si porrebbe. I comportame­nto di certi tesserati (si ritorna a Berna e Kalinic, ndr) sono un’altra stortura, servono regole certe per tutelare i club. Eppoi gli extracomun­itari: in un mondo globale che senso ha poter comprare quasi esclusivam­ente in Europa?». Da ieri Corvino e il fido ds Freitas («Gaspar? Ha bisogno di ambientars­i, ma siamo convinti delle sue potenziali­tà», ha detto il portoghese) avranno anche un collaborat­ore in più: l’ex Comotto (ironia della sorte, un terzino destro) sarà il responsabi­le scouting. Il suo ruolo ovviamente sarà scovare giovani talenti da aggiungere a Simeone, Chiesa, Dias e gli altri: «Obiettivi è difficile darne — chiude Corvino — abbiamo una rosa di qualità, forse non pronta subito ma che darà le basi per una Fiorentina competitiv­a anche in Europa e da modellare di mercato in mercato. Sono 42 anni che faccio il direttore sportivo, non so se sono alla fine del mio viaggio ma di sicuro sono convinto che questa squadra ha un futuro».

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