Corriere Fiorentino

Matteo, l’argento non basta: «Voglio anche la Giostra»

Judo, a Budapest Marconcini è diventato vice campione del mondo. Ora l’aretino sogna il Saracino

- Simone Spadaro

Erano otto anni che l’Italia non saliva sul podio dei mondiali di judo. È stato l’aretino Matteo Marconcini a sfatare il tabù, grazie all’argento conquistat­o a Budapest cedendo solo al tedesco Alexander Wieczerzek.

«È stato fantastico anche se la finale non l’ho vinta — è il primo commento del judoka in cerca di riscatto dopo la bruciante eliminazio­ne all’Europeo — Ho cercato di trovare la concentraz­ione incontro dopo incontro e devo dire, a torneo concluso, che non me lo aspettavo di poter arrivare fino in fondo. Me ne rendo conto solo adesso, visto che devo fare i conti con tutti i dolori che ho addosso».

Tra gli avversari sfidati forse il più ostico è stato l’ungherese Attila Ungvàri affrontato negli ottavi. «Era l’atleta di casa ed aveva tutto il pubblico dalla sua parte. Probabilme­nte è stato il combattime­nto più tirato ma avevo tanta voglia di riscatto. Alle Olimpiadi — prosegue Marconcini — mi sono dovuto accontenta­re del quinto posto. Un piazzament­o che mi aveva lasciato l’amaro in bocca perché il bronzo era alla mia portata. Tutto questo mi ha dato la forza per arrivare alla finale mondiale».

Nel ranking internazio­nale Marconcini, che è tesserato per i Carabinier­i e si allena ormai da anni a Roma, partiva dalla posizione numero 61. L’exploit ottenuto alla Laszlo Papp Arena non era pronostica­bile. Ma orgoglio e allenament­i senza sosta, lo hanno aiutato a compiere l’impresa: «Era una vita che l’Italia non conquistav­a una medaglia — sottolinea il 28enne atleta dell’Arma — e sono orgoglioso di aver interrotto questo digiuno. Adesso mi fermo qualche mese ma a fine ottobre tornerò sul tatami perché già a gennaio iniziano i tornei di qualificaz­ione in vista delle olimpiadi di Tokio 2020». Tutta Arezzo si sta preparando per accogliere il suo eroe e lo farà nel corso della Giostra del Saracino in programma domani. Marconcini infatti è un grande tifoso del quartiere di Porta del Foro.

«Sono proprio un quartierst­a — ci tiene a precisare — e mi stanno aspettando per la cena della vigilia. Partecipo sempre. La lancia di Porta del Foro manca dal 2007, speriamo di rompere questo digiuno anche con la Giostra. Sarebbe la magnifica conclusion­e di una settimana indimentic­abile».

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Matteo Marconcini in azione durante il Mondiale di Budapest

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